L'esperto
Stop al metano dalla Russia? Verrà dal sole, dal mare e dall’aria: quelli non ci mancano. Il sole, o qualsiasi fonte rinnovabile, fornirà l’energia elettrica per ottenere l’idrogeno dall’acqua e separare l’anidride carbonica dall’atmosfera. Le due molecole potranno dare vita al metano rinnovabile, la cui combustione libererà la stessa Co2 utilizzata per produrlo. «È il Power to gas attualmente oggetto di numerose attività di ricerca e studiato anche dalla nostra Università nell'ambito di progetti nazionali ed europei. Stiamo anche valutando la possibilità di realizzare un impianto pilota al Campus con Enea». Docente di Sistemi energetici e Impatto ambientale dei Sistemi energetici e direttore del Centro per l’Energia e l’Ambiente, Agostino Gambarotta è a sua volta «alimentato» da energie complementari: ottimismo e pragmatismo. «Sono convinto - afferma - che si possano ridurre al tempo stesso le emissioni di Co2 e anche i costi, oltre alla dipendenza dall’estero». E ricorda che il metano sintetico: può essere immesso nelle reti e utilizzato negli impianti esistenti. «Peccato però che il costo per ottenerlo sia elevato. Difficile si arrivi a renderlo interessante anche a livello economico prima di alcuni anni».
Parla anche di presente, Gambarotta: e ricorda una fonte d’energia a portata di tutti. «Il risparmio». L’attenzione che nel 1947 portava Alcide De Gasperi, ospite negli Usa, a spegnere la luce. La stampa statunitense dedicò titoli cubitali alla stranezza. Con il boom economico, gli italiani diventarono americani. Tranne la parentesi dell’austerity (con tanto di domeniche a piedi), la luce fu abbagliante. «Abbiamo avuto un periodo molto fortunato, con risorse a basso costo, pur se elevato a livello ambientale: è sotto gli occhi di tutti - sottolinea il docente -. Oggi bisogna imparare innanzitutto a limitare i consumi. Usare l’auto il meno possibile, anche se è elettrica, perché comunque le batterie vanno ricaricate: meglio spostarsi a piedi o in bicicletta. Fare attenzione al riscaldamento, al condizionamento...». Oltre all’economia, è l’ambiente a chiederlo.
Tagliare gli sprechi. E utilizzare quanta più energia rinnovabile possibile. «Una delle nostri fonti più interessanti è il fotovoltaico. Lo sviluppo delle celle (portato avanti in ambito parmigiano dall'ateneo in collaborazione con Cnr-Imem) ha portato negli ultimi decenni a una notevole riduzione dei costi dei pannelli, incrementando l’efficienza a oltre il 20 per cento». Grazie alla recente possibilità di costituire comunità energetiche, anche chi non ha la possibilità di installare impianti può condividere le energie rinnovabili autoprodotte. «Questa soluzione è stata di recente avviata dall’Unione europea e recepita dall’Italia, ma si è in attesa dei decreti attuativi. Proprio su questo tema il 22 settembre al Campus organizziamo una giornata di studio. E stiamo considerando la possibilità di costituire una comunità energetica con il Cnr e altri soggetti. Abbiamo inoltre avviato un progetto di parternariato pubblico/privato che in un paio d’anni dovrebbe portarci a ridurre le emissioni di Co2 di circa il 18 per cento».
E quando il sole non c’è o il vento non soffia? Servono sistemi di accumulo. Qui entra in scena la creatività oltre alle costose batterie. «C’è chi propone perfino di accumulare energia negli edifici tramite gli ascensori - sorride Gambarotta -. Molti di più puntano sull’idrogeno ottenuto con l’elettrolisi». Ma c’è il problema del trasporto con le reti attuali. «Snam ha fatto diverse indagini, ma a quanto mi risulta è complesso andare oltre il 10 per cento: la molecola dell’idrogeno è più piccola e questo pone diversi problemi». Meglio il metano rinnovabile, quando sarà competitivo. E intanto spazio alla fantasia. «L'Ateneo attraverso il nostro Tecnopolo ha studiato come accumulare energia anche nei surgelati. Utilizzando l'energia fotovoltaica per abbassare la temperatura del prodotto rimanendo comunque nella fascia di sicurezza anche di notte, quando l'energia solare non è disponibile. Ci hanno lavorato insieme ingegneri energetici e informatici, agronomi ed esperti nel campo del food, che hanno valutato le eventuali ripercussioni sulla qualità. Oggi più che mai serve integrare competenze diverse per ridurre costi ed emissioni». L’unione fa l’energia.
rob.lon.
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