INTERVISTA
I pesanti rincari dell’energia e delle materie prime colpiscono anche le aziende farmaceutiche. Da un lato i costi di produzione aumentano a due cifre, dall’altro è impossibile «ritoccare» i prezzi dei farmaci negoziati con l’Aifa: nel peggiore degli scenari sono a rischio la disponibilità di medicine e «la sopravvivenza delle aziende farmaceutiche». Lo dice in modo chiaro il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, intervistato dalla Gazzetta di Parma.
L’associazione delle imprese farmaceutiche ha chiesto al governo che il settore sia considerato, come durante la pandemia, un «comparto essenziale», assicurandogli regolarità nella fornitura di gas ed elettricità. Gli imprenditori chiedono inoltre di evitare tagli ai prezzi dei medicinali.
Filiera a rischio
Per Farmindustria, i problemi con le forniture energetiche potrebbero portare anche allo stop degli impianti produttivi. E una loro successiva riattivazione richiederebbe complesse nuove autorizzazioni da parte dell’Agenzia regolatoria, con ulteriore allungamento del blocco della produzione e quindi rischi di carenze di farmaci ancora maggiori.
I rincari del gas fra luglio e agosto arrivano a circa +600% rispetto a un anno fa, per il settore. «Un impatto importantissimo - spiega Cattani -. Mette in seria difficoltà le aziende farmaceutiche, che hanno un ruolo essenziale per il Paese. Siamo il primo settore per export nel primo semestre 2022 attraverso tutta l’industria manifatturiera: un valore annuale di circa 34,5 miliardi di euro e crescita di un’occupazione di altissima competenza e qualità, oltre ad essere un settore virtuoso dal punto di vista della diversity. Abbiamo chiesto a Cingolani (ministro della Transizione ecologica, ndr) una protezione per questo settore strategico, in modo che non vi siano ricadute sulla continuità produttiva di farmaci».
Altro aspetto importante e urgente è la sostenibilità delle aziende: «Rischiamo che crolli la filiera», dice Cattani. I farmaci su prescrizione, tranne quelli «da banco», hanno prezzi regolamentati, negoziati con Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco). Di conseguenza «noi non possiamo riversare sul consumatore nessuno degli aumenti, nemmeno in modo parziale. In più scontiamo altri effetti: la carenza e competizione globale per le materie prime - gli ingredienti attivi che compongono i farmaci - che importiamo per circa 80% a livello europeo da Cina e India. Li paghiamo in dollari e in questo momento c’è l’effetto della svalutazione dell’euro, sotto la parità nel rapporto col dollaro. Oltre alla difficoltà di reperire le materie prime, che hanno avuto un incremento enorme su base annua, oltre il 40%».
La competizione sugli approvvigionamenti è mondiale. «La salute è diventata un tema di competizione fra i Paesi - continua Cattani -. Il costo della produzione, nei primi 7 mesi, è aumentato in media del 43%, mentre abbiamo ridotto il prezzo negoziato con Aifa dei farmaci rimborsati mediamente dell’1%. È una situazione difficilmente sostenibile per le aziende ma soprattutto per i cittadini: può determinare carenze, oltre a mettere a rischio la sopravvivenza di imprese e posti di lavoro».
Investire sulla salute
Per Cattani la pandemia ha ribadito un concetto-chiave: «La salute non è un costo ma un investimento. Il governo Draghi ha dato segnali importanti rispetto agli ultimi 15 anni di tagli sulla salute e sulla spesa farmaceutica. È chiaro che questa linea deve continuare, per far sì che il mondo sanitario abbia più risorse e non vi siano ulteriori azioni di revisione dei prontuari farmaceutici su criteri economici. No al taglio dei prezzi dei farmaci ma più investimenti in salute e sulla spesa farmaceutica, in particolare quella ospedaliera».
A tal proposito, Cattani critica la Regione Emilia-Romagna per una recente delibera di giunta riguardante alcuni farmaci, che andrebbe in direzione opposta, quindi aumentando gli oneri a carico dell’industria: «Come Farmindustria ho scritto una lettera al presidente Bonaccini e all’assessore Donini. Si persegue un criterio di taglio di prezzo».
«No ai ribassi dei prezzi»
Cattani sottolinea ancora che «il futuro governo dovrà mettere in sicurezza il nostro sistema industriale, evitando ogni iniziativa nazionale o regionale di riduzione dei prezzi, con rinegoziazioni al ribasso e misure che penalizzino la filiera. Siamo sempre fra primo e secondo posto a livello europeo per valore di produzione, quindi dobbiamo rendere questo settore attrattivo per le aziende italiane e i capitali stranieri, per fare occupazione qualificata e per dare un contributo fondamentale alla crescita del Pil e dell’export. Questo Paese dovrà pagare debiti legati al Pnrr. Noi siamo un motore fondamentale della crescita. Servono regole moderne e flessibili, che possano coniugare il diritto alla salute con l’attrattività e il valore di una filiera di eccellenza. L’Italia ha un settore di eccellenza a livello mondiale e Parma è una perla dell’Italia. Il farmaceutico è diventato il primo settore per export in provincia di Parma. È un orgoglio, da parmigiano, e un orgoglio nazionale che, con il nuovo governo, dobbiamo proteggere e aiutare a crescere e consolidarsi».
Andrea Violi
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