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Il nuovo anno

Prima campanella alla Scuola per l'Europa e al Liceo Steam International Olivetti

Prima campanella alla Scuola per l'Europa e al Liceo Steam International Olivetti

di Giovanna Pavesi e Anna Pinazzi

06 Settembre 2022, 03:01

Nel cortile antistante l’ingresso della scuola si mescolano tante voci diverse che, con naturalezza, si sovrappongono alle altrettante lingue che parlano gli allievi e le loro famiglie. Sono tutte figlie delle commistioni necessarie di chi nasce (e cresce) con la capacità innata di passare da un idioma all’altro.

Ieri mattina, all’avvio del nuovo anno scolastico, alla Scuola per l’Europa queste voci comprendevano i piccoli allievi della scuola materna, delle elementari, delle medie e del liceo, in un primo giorno con il tratto tipico dell’entusiasmo di chi ricomincia. «Allora, entriamo?», chiede impaziente Flora, 5 anni, a sua madre Alice, mentre sistema il suo zainetto. «Non ho ancora nessuna impressione, ma mia figlia è sicuramente contenta di iniziare - rivela il genitore -. Per il suo ultimo anno di materna abbiamo scelto questa struttura, anche perché è comoda, visto che è vicina a casa». «Abbiamo vissuto molto in Africa e volevamo che Diego, che inizia la prima elementare e che parla già inglese, continuasse con questa educazione anglofona - spiega Yennifer, poco prima di salutare il figlio di 6 anni -. Parla anche spagnolo e volevamo che si formasse in un ambiente dove la conoscenza delle altre lingue fosse valorizzata e ritenuta una ricchezza». Luca ha 10 anni, la lingua che preferisce è l’inglese (anche perché è nato a Minneapolis, negli Stati Uniti), e lo ha accompagnato la madre Francesca: «Siamo rientrati dall’America l’anno scorso e abbiamo scelto una struttura anglofona: la Scuola per l’Europa è stata di grande aiuto per il "cultural shock", che c’è stato». Ada e Niamh, invece, hanno 15 anni, vengono entrambe da Bruxelles e fanno parte del programma di scambio della scuola, che prevede il movimento di un certo numero di allievi dalle diverse scuole europee. «Cosa mi aspetto da questa esperienza? Sicuramente di imparare l’italiano - rivela, sorridendo, una delle due ragazze -. Sono contenta di essere in questa città, che avevo già visitato e che mi piace molto, ma sono anche un po’ spaventata, perché non sono una persona molto socievole». Roberta Fantinato, preside della Scuola per l’Europa ormai da un anno, è entusiasta dell’inizio, soprattutto perché «quest’anno si riparte più liberi e con una progettualità europea»: «Ripartiranno gli scambi con altri Paesi e con questo nuovo inizio vorremmo ridare vista allo spirito europeo nella sua concretezza della quotidianità e delle interazioni. Noi abbiamo cercato di preparare tutto al meglio, immaginando, già per l’accoglienza, delle uscite in settimana a classi parallele, per rimettere in fila il fatto di lavorare insieme, così come le classi aperte, che per noi sono molto importanti». L’elemento che più preoccupa la dirigente non è la tenuta sanitaria, per cui anche l’istituto è pronto a gestire ogni evenienza, ma quanto sta accadendo nel mondo: «Mi preoccupa la situazione internazionale, che in una scuola come questa ha dei riflessi sulla quotidianità, visto che ci sono studenti da tutto il mondo (compresi ucraini, russi e americani). Noi cerchiamo di fare in modo che i ragazzi siano dei cittadini con capacità logiche e critiche solide, in modo che possano avere delle coordinate per capire il presente. Questo è l’aspetto che mi preoccupa di più. Il profilo sanitario? Dopo gli ultimi due anni abbiamo imparato a gestire tutto».

Giovanna Pavesi

Liceo Steam International Olivetti

Sono stati incoraggiati a non avere paura, ad «aprire mente e cuore», ad essere «soggetti capaci di futuro». Per gli studenti delle due classi del liceo quadriennale Steam International Olivetti, ieri il suono della prima campanella del nuovo anno scolastico è stato accompagnato dal sostegno dei compagni e dei prof, riuniti nel cortile della scuola.

«La nostra scuola è studio, sperimentazione, mettersi in gioco, lavoro di squadra - afferma il preside Giovanni Ronchini -. Non dovete vivere la scuola con ansia e preoccupazione, come qualcosa al di sopra delle proprie forze, ma come un laboratorio dove crescere e costruire il futuro». Allo Steam, infatti, lo sviluppo delle competenze scientifiche e tecnologiche va di pari passo con l’ attenzione allo sviluppo umano della persona. Una prospettiva che ha da subito catturato l’attenzione e la curiosità di Nicole Leoni, che da ieri è in prima liceo: «Sono davvero molto carica e curiosa di vedere come sarà questo percorso - confida la studentessa -. L’idea che mi sono fatta della scuola? Di un ambiente stimolante sia dal punto di vista delle materie, che dei laboratori, mi interessa molto la possibilità di accreditamento Cambridge International School. Mi aspetto di conoscere anche tante realtà e persone nuove». Entusiasti di ricominciare anche Giacomo Gozzi e Mattia Pagliarini, studenti di seconda. «Sono davvero tranquillo, il rientro non mi pesa affatto - rivela Giacomo - perché l’ambiente qui è sereno, mi sento a mio agio». Anche se le vacanze «non le disdegniamo affatto - sorride Mattia -. Diciamo che dobbiamo riabituarci ai ritmi della scuola: sveglia presto, studio quotidiano, orari diversi, verifiche». L’unica preoccupazione riguarda l’ombra della pandemia e tutto quello che potrebbe comportare un eventuale aumento dei contagi: «Poter tornare in classe senza mascherina e senza dover rispettare le distanze di sicurezza è una liberazione, speriamo sia così per tutto l’anno - proseguono i due studenti -. È davvero un altro modo di vivere la scuola, soprattutto dal punto di vista sociale e umano». Le relazioni si tessono più facilmente, già dal primo giorno di scuola. Per accogliere la prima, gli studenti di seconda hanno letto ad alta voce alcune parti di testo prese da «Le parole sono importanti» di Marco Balzano e «Finitudine» di Telmo Pievani. «Non esiste spettacolo più bello di un’intelligenza alle prese con una realtà che la supera - legge uno studente al microfono -. L’animo umano affronta l’infinito grazie alla propria libertà di ricerca». Ed è proprio alla libertà che si punta dritto: «Siate critici, verificate, imparate a plasmare, fate ipotesi, emozionatevi davanti ad una costellazione, fate vostra l’arte dei filosofi - conclude il prof Stefano Manici, con un augurio sentito -. Ciò che conta, alla fine, è rimanere a bocca aperta davanti allo splendore della vita».

Anna Pinazzi

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