IL CASO ONOFRI
Guarderà la foto con la cornice rossa appoggiata sul tavolino del salotto. Poi alzerà lo sguardo sul ritratto appeso sopra il divano. C'è sempre Tommy, con i suoi riccioli biondi, gli occhioni azzurri e il sorriso allegro che tutti hanno visto nei giorni dell'attesa. Paola Pellinghelli ha in mente quell'immagine di suo figlio, rapito la sera del 2 marzo 2006 e trovato un mese sotto una coltre di terra fredda. Oggi Tommaso Onofri avrebbe compiuto 18 anni, sarebbe entrato nel mondo dei grandi, eppure lei non riesce a figurarsi il suo volto e il suo corpo di ragazzo. «Ci ho provato, a volte provo perfino un po' di rabbia - confessa - ma non ce la faccio a immaginarlo cresciuto. C'è una ragazza che ogni tanto viene all'ufficio postale dove lavoro ed è nata lo stesso giorno di Tommaso: vedo che è una signorina, ma per me lui rimarrà quel bimbo che stava per compiere 18 mesi».
Sa già che questa sarà una di quelle giornate in cui dovrà tenere a bada i ricordi. Si lascerà andare alle lacrime, quando «arriverà il magone», dice. Ma ci sarà spazio anche per un sorriso pensando a quei 18 mesi in cui suo figlio l'ha fatta ridere, fantasticare e preoccupare. Paola ha trovato il modo per dare un senso a questo compleanno mancato aderendo all'iniziativa «Uno zaino per tutti» dell'Emporio Solidale. «Con l'associazione “Tommy nel cuore” acquisteremo zaini, quaderni, astucci e materiale scolastico vario che poi l'Emporio farà avere alle famiglie bisognose. Un gesto nello spirito dell'associazione, nata per ricordare Tommaso, ma soprattutto per promuovere progetti e iniziative che facciano sì che il suo sacrificio non sia stato vano, come è scritto sul pulmino per il trasporto di alunne e alunni disabili che abbiamo donato alla Pubblica Assistenza».
Anche nei sogni Tommy non compare. «Sento che è presente, ma non riesco a vederlo», racconta con una punta di rammarico. C'è solo il ricordo del bambino che era prima di quella sera. E' come se volesse preservarlo dall'orrore, dalla violenza dei suoi rapitori: Mario Alessi, Salvatore Raimondi e Antonella Conserva. Lo protegge anche così quel bimbo strappato dal seggiolone mentre tutta la famiglia era a tavola. C'erano anche suo marito Paolo, morto nel 2014, e l'altro figlio, Sebastiano, che ora ha 24 anni e si è laureato in Scienze motorie. «E' stato molto bravo, nonostante ciò che abbiamo vissuto sia stato particolarmente pesante anche per lui. Ha discusso una tesi sui traumi causati dall'attività sportiva portando la sua esperienza di ex giocatore di baseball. A volte mi chiedono se riesco ad immaginarmi Tommy ragazzo guardando Seba. Fisicamente sì, ma il carattere è diverso: Tommaso era un bambino solare, espansivo, mentre suo fratello è più chiuso. Ma anche volendo, per colpa di una banda di dementi, non riuscirò a vederlo grande».
Dissennati, non perché pazzi, ma sicuramente stolti e privi di scrupoli. L'hanno rapito e ucciso. E lei si chiede ancora il perché. Come credere alla storia dei soldi nel caveau delle Poste al quale avrebbe dovuto condurli Paolo Onofri, che nella sede lavorava? «Certo che mi rimangono dei dubbi e mi chiedo il perché. E ogni tanto mi fa proprio male. Ma in tutti questi anni mi sono fatta aiutare e ho lavorato tanto su me stessa, capendo che dovevo in qualche modo farmene una ragione se volevo andare avanti e crescere l'altro mio figlio. Ho imparato a dare il giusto peso alle cose, a distinguere ciò che è importante».
Così continuato a vivere nella casa della notte di Casalbaroncolo, a fare l'impiegata alle Poste. «I rapitori? Per me non esistono. Certo, quando penso che la Conserva ha ottenuto dei permessi e che prima o poi anche gli altri usciranno, non lo trovo giusto, ma la legge è questa».
Giusto? Sbagliato? Non puoi che fare silenzio davanti a chi ha dovuto guardare dentro l'abisso.
Georgia Azzali
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