IL SEGRETARIO PD
«Subito interventi per le bollette». È la priorità per Enrico Letta. Fra un incontro e l'altro il segretario del Pd parla con la Gazzetta di questa campagna elettorale segnata dalla crisi energetica e dalle difficoltà economiche: «È emergenza da codice rosso. Per i negozi, le imprese, le famiglie. Si può immediatamente dimezzare le bollette, grazie a interventi a livello nazionale ed europeo. E anche permettere di rateizzarne i pagamenti. Poi servono sostegni per chi non ce la fa più, come il raddoppio del credito d’imposta per compensare gli extra-costi energetici. Il Pd propone inoltre il contratto “bolletta luce sociale” che può fornire alle famiglie a reddito medio e basso e alle microimprese metà dell’energia a costo zero, da fonti rinnovabili. Ovviamente il caro bollette si lega al carovita generale. E qui bisogna agire in modo radicale sui salari. Con un taglio strutturale delle tasse sul lavoro, intervenendo sui contributi a carico del lavoratore, per dare una busta paga in più a fine anno. E ancora salario minimo e stage retribuiti per i ragazzi, mai più finti tirocini».
Sanzioni alla Russia. Nel centrodestra, ma non solo, ci sono dubbi sulla loro utilità. Giusto andare avanti?
«Non abbocchiamo alla propaganda di Putin e del suo principale alleato in Italia, Matteo Salvini. Le sanzioni funzionano eccome, lo dicono i numeri. La Banca Mondiale prevedere un crollo del Pil russo di oltre il 10% quest’anno, come riconosciuto anche da Giorgia Meloni. 10 per cento, una catastrofe economica. Leggiamo bene i fatti, non facciamoci ingannare dalla propaganda russa. È lo stesso Putin paradossalmente a confermare l’efficacia delle sanzioni: se non facessero tanto male, non farebbe pressioni fortissime e minacce affinché siano eliminate. Toglierle adesso significherebbe cedere a un ricatto feroce. E anche isolarci dai nostri alleati, mostrarci deboli a livello internazionale e alimentare l’instabilità a livello globale. E non avrebbe nessun effetto sulle famiglie e sulle imprese italiane, perché Putin ha dimostrato più volte di non rispettare gli accordi e di essere pronto a tutto pur di realizzare le proprie ambizioni. La strada migliore è continuare a lavorare a livello europeo per arrivare presto a una soluzione di pace, per frenare il costo dell’energia e per stanziare nuove risorse in grado di proteggere la nostra economia e i posti di lavoro».
Riforme della Costituzione. Meloni ha proposto il presidenzialismo. Voi avete evocato il rischio democratico. Perché? Non è possibile riformare la Costituzione?
«Le riforme sono utili se mirate, gli stravolgimenti che ha in mente Calderoli sono una minaccia grave. La Costituzione, espressione della lotta contro il nazifascismo e dei valori delle forze politiche che hanno fatto la Resistenza, ha disegnato un sistema parlamentare per tenere in equilibrio le tante fratture (culturali, politiche e sociali) che attraversano il nostro Paese. Il presidenzialismo è l'opposto di questo disegno. Peraltro non garantisce maggior governabilità: Francia e Stati Uniti hanno un modello presidenziale, ma a causa della debolezza del sistema politico ora sono Paesi bloccati. È riduttivo, infatti, pensare che basti cambiare il sistema istituzionale per risolvere i problemi di uno Stato. Anzi, si rischia solo di peggiorare le cose. Molto meglio è invece intervenire - come noi proponiamo - per regolare i partiti e dotarli per legge di regole democratiche e trasparenti, adottando al tempo stesso regolamenti parlamentari che limitino e contrastino il trasformismo. Il punto è rafforzare il potere di scelta di elettori ed elettrici, non il potere dell’esecutivo».
Il centrodestra punta sulla Flat tax, anche se con idee diverse. Perché il Pd dice no e cosa propone?
«Perché la Flat tax è una misura profondamente ingiusta. Riduce tantissimo le tasse agli ultra-ricchi al prezzo di tagliare i servizi essenziali di cui beneficiano soprattutto il ceto medio e i più poveri, a partire da sanità, istruzione, sicurezza e trasporti. Noi vogliamo un fisco più giusto, destinando tutte le risorse recuperate dall’evasione fiscale a un grande taglio delle tasse sul lavoro, così da restituire fino a una mensilità in più in busta paga agli italiani. Di evasione fiscale la destra neanche parla nel suo programma, questa è la differenza tra un modello che vuole aumentare e uno che vuole ridurre le disuguaglianze».
Reddito di cittadinanza. Da mantenere, abolire o cambiare?
«Il reddito di cittadinanza è un prezioso strumento di lotta contro la povertà. Negli ultimi anni ha evitato che circa un milione di cittadini scivolasse sotto la soglia della povertà assoluta, senza considerare l’aiuto che fornisce a 76mila persone con disabilità che vivono da sole. Dall’altra parte, è innegabile che alcuni aspetti del reddito non abbiano funzionato e vadano rivisti, in particolare per quanto riguarda il collegamento con il mercato del lavoro. Tra le altre cose, noi proponiamo di introdurre la possibilità di sommare, per un periodo limitato, reddito di cittadinanza e stipendio, così da incentivare la ricerca di un posto di lavoro».
Scuola e sanità sembrano un po’ uscite dalla campagna elettorale
«Scuola e sanità sono al centro del nostro impegno politico. Per quanto riguarda l’istruzione, proprio questo fine settimana saremo in 1.000 piazze italiane con le nostre proposte, per un weekend di mobilitazione. Vogliamo difendere il diritto allo studio, garantendo libri di testo e trasporti gratuiti alle famiglie con redditi medi e bassi, estendendo il tempo pieno e prolungato e rendendo gratuita, universale e quindi obbligatoria la scuola dell’infanzia (tra i 3 e i 6 anni), per combattere le disuguaglianze precoci. E vogliamo valorizzare gli insegnanti, innanzitutto portando i loro stipendi in linea con la media europea. Per quanto riguarda la salute, ne abbiamo fatto uno dei punti cardine delle nostre misure di contrasto alle disuguaglianze. La destra non ha mai creduto nella sanità pubblica e nella medicina territoriale. Noi invece vogliamo che siano il perno di un Paese in cui nessuno è solo nel momento del bisogno. Non è pensabile che le cure siano accessibili solo a chi può permettersele. Per questo abbiamo proposto un grande investimento nel personale sanitario, innanzitutto per colmare la carenza di medici di medicina generale».
Rapporti con il Movimento 5 Stelle: divorzio definitivo o separazione temporanea? E con il duo Calenda- Renzi?
«In entrambi i casi è stato rotto un rapporto di fiducia, non era possibile proseguire. Facendo cadere il governo Draghi, il Movimento 5 Stelle ha tradito il percorso comune che avevamo costruito negli ultimi anni. E in questa campagna elettorale stanno prestandosi a manovre davvero inaudite: nei giorni scorsi Beppe Grillo ha pubblicato sui propri profili social una fake news secondo cui gli italiani residenti all’estero, insieme alle buste per votare, avrebbero ricevuto da parte del Governo italiano la pubblicità elettorale del Pd. E’ una falsità clamorosa e gravissima, che arriva a mettere in discussione le regole stesse del sistema elettorale democratico. Dal canto suo, Calenda ha dimostrato di non dare nessun valore a un accordo scritto e a una stretta di mano. Per me così non si può lavorare insieme, sono abituato ad altri valori e ho un altro stile. Lui e Renzi si appropriano del nome di Draghi come Totò e Peppino che volevano vendere la Fontana di Trevi ai turisti. Può caderci qualche sprovveduto, ma presto si capisce il bluff».
Parliamo un po’ di Parma. Voi venite da un bel risultato elettorale nato anche dall’intesa con l’ex sindaco Pizzarotti. Poi cosa è successo con Pizzarotti?
«Con Pizzarotti, dopo un lavoro positivo su Parma e non solo, abbiamo avviato una riflessione. A un certo punto è venuta meno la volontà di partecipare a un progetto largo e plurale. Rispetto le scelte di tutti, ma è un peccato. Soprattutto perché anche lui ha sperimentato l'inaffidabilità umana e politica di Renzi e Calenda».
Tema candidature. Nel Pd di Parma molti si lamentano di essere stati trascurati rispetto a Reggio e Piacenza. E in effetti i parmigiani non sono in posizioni “facili”. Il sindaco Guerra aveva chiesto che il centrosinistra parmigiano avesse un parlamentare, ma il suo appello rischia di cadere nel vuoto…
«Sono convinto che il Pd farà un risultato superiore alle aspettative e che quindi Parma avrà un suo rappresentate in Parlamento. Ma soprattutto vorrei rivendicare un aspetto: la nostra è stata l’unica forza politica ad approvare le liste dopo un percorso di coinvolgimento dei territori e con un voto della Direzione nazionale. Il taglio dei parlamentari ha obbligato a delle scelte dolorose, ma il Partito democratico è l’unico partito che ha scelto i propri candidati sulla base di principi di democrazia interna»,
Molti, anche nel centrosinistra, danno per certa la vittoria del centrodestra e dicono che il 26 inizierà il congresso del Pd. Pronto a mettersi in discussione?
«Sono sempre pronto a mettermi in discussione, ma la partita elettorale non è ancora chiusa. Non è vera la narrazione secondo cui il Paese ha già abbracciato la visione di Giorgia Meloni e della destra. La maggior parte delle italiane e degli italiani vuole un Paese ancorato saldamente all’Unione europea, che difende il lavoro e i servizi pubblici essenziali, che riconosce diritti e dignità. In queste ultime settimane di campagna elettorale riusciremo a convincere i tanti indecisi che chiedono di vivere in un’Italia più giusta e moderna».
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