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CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA

Sassi: «Caro-energia, servono interventi urgenti di Stato e Regione»

Sassi: «Caro-energia, servono interventi urgenti di Stato e Regione»

di Andrea Violi

10 Settembre 2022, 03:01

Le imprese dell'Emilia-Romagna hanno buone capacità di effettuare investimenti, soprattutto quelle medio-grandi. Investimenti in primis in formazione. Ma anche il sistema più maturo risente degli effetti delle turbolenze di questo periodo. Così Confindustria Emilia-Romagna invoca provvedimenti immediati del governo contro il pesante caro-energia; lo stesso chiede alla Regione, nell'ambito delle sue competenze.

La presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi, ha approfondito i temi ieri, a Bologna, presentando i risultati della «Indagine investimenti 2022», realizzata assieme alle associazioni industriali delle province.

In Emilia-Romagna le imprese hanno investito in media il 4,5% del fatturato nel 2021: una crescita del 35,4% rispetto al 2020, segnato dalla pandemia. Per la prima volta, gli investimenti in formazione sono in testa a tutti gli altri: il 55% delle imprese punta sulla formazione, il 50% investe in Ict, il 47,5% in ricerca e sviluppo, il 42,7% sulle linee di produzione. D'altronde per i cambiamenti di oggi - dalla transizione digitale a quella ambientale - servono competenze ad hoc. Ed emerge che gli investimenti in formazione si fanno a prescindere dalla congiuntura del momento. «L'Emilia-Romagna non sta lesinando sugli investimenti - commenta la Sassi -. Il capitale umano e la formazione sono gli elementi baase su cui lavorare per la crescita del nostro sistema industriale. I processi di digitalizzazione possono portare efficienze considerevoli ma devono essere accompagnate nella gestione delle organizzazioni stesse. Anche come Confindustria stiamo lavorando sul tema degli Its, delle lauree specialistiche e professionalizzanti. E poi il tema della formazione continua nelle nostre aziende. Sono elementi cruciali».

I fattori che più ostacolano gli investimenti? La carenza di personale - trasversale dalle pmi alle grandi realtà - (nel 45,7% dei casi) e la burocrazia (32,9%).

Nel corso del 2022 prevedono di fare investimenti 3 piccole imprese su 4; fra le imprese medio-grandi si arriva al 93,7%. Resta il fatto che i pesanti rincari dell'energia stiano rendendo a tinte fosche questo quadro positivo. «Il prezzo dell’energia sta mettendo in forte difficoltà la tenuta delle nostre filiere produttive, che non sono in grado di reggere il peso di costi in molti casi decuplicati rispetto a due anni fa», sottolinea l'imprenditrice parmigiana. «Speravamo molto nel price cap europeo». Ma il tetto al prezzo del gas è quantomeno rimandato a ottobre. «Questo ci lascia perplessi - continua -. Oggi le richieste che possiamo fare si indirizzano maggiormente allo Stato: un accompagnamento in situazioni di prezzi agevolati, almeno per alcuni comparti. È tutto da costruire: non si può aspettare il nuovo governo, bisogna costruire soluzioni con i nostri interlocutori attuali».

Rispondendo a una domanda sul nucleare, la Sassi spiega che «è un tema che va approfondito» alla luce dell'evoluzione della tecnologia. Tuttavia le imprese chiedono interventi rapidi, che anche la Regione può effettuare. Il dialogo è già aperto. Alla giunta Bonaccini Confindustria chiede la piena attuazione del piano per la semplificazione burocratica e «una forte accelerazione sugli investimenti nelle fonti rinnovabili, a partire da fotovoltaico, biometano, biogas, idroelettrico. In tal senso è positiva e strategica la decisione di ospitare a Ravenna uno dei due nuovi rigassificatori».

Andrea Violi

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