Beneficenza
Vicini. Uniti l'uno all'altro come le case che formano questo borgo a sé stante. Tutti allo stesso tavolo replicato per decine di metri, a condividere cibo e desiderio di stare insieme. E di fare qualcosa insieme: mangiare non è che un pretesto, per quanto piacevole. Bomboniera oltretorrentina di eleganza ed eguaglianza, via della Salute è magica già nel nome. Facciate della medesima altezza, tetti che combaciano e si prolungano: solo i colori si contrastano, squillanti e diversi, dando ancora più forza a un'idea di comunità. Tre anni fa, fu con l'obiettivo di promuovere l'uso condiviso del territorio che si trasformò per la prima volta la strada in una sala da pranzo. Dove eravamo rimasti? sembra che chieda ora Massimo Manghi, una delle anime degli Amici dell'Oltretorrente agli invitati.
Tre anni da quel 14 settembre 2019. Un'era fa, due catastrofi fa (una tra l'altro ancora nel pieno): il Covid e la guerra in Ucraina. È tempo di guardare lontano, da via della Salute: a oriente, la mano sul cuore. La serata ha uno scopo benefico, come testimoniano i mezzi di soccorso del Seirs fermi a mo' di cancello sul lato di borgo San Giuseppe. All'associazione che ha sede nell'ex centro stampa della Gazzetta, fin da subito in prima linea sul fronte degli aiuti umanitari, andrà il ricavato della serata. Lungo la strada, urne di cartone invitano i commensali a donare. Generosità destinata a crescere del 200 per cento. A ogni euro offerto dalla gente, Parmacotto, main sponsor della «Notte di fine estate», ne aggiungerà due. «La moltiplicazione dei pani e dei pesci» dirà Lucio Rossi, animatore della serata. «Senza niente a disposizione, c'è poco da moltiplicare».
L'ingresso ufficiale è sul lato di viale Vittoria: una parete effimera che rievoca le facciate della via. La porta è stretta, quasi a evocare le Termopili, nella cena dei trecento. E in effetti molti non hanno trovato posto. Giancarlo Gonizzi, perfetto nel ruolo di organizzatore-anfitrione, accoglie in giacca e cravatta invitati dall'aria rilassata. Camicia bianca di lino, il sindaco Michele Guerra varca la soglia della grande sala da pranzo con la famiglia. Felice d'esserci. Condivide l'idea di «ritrovarsi partendo dal cibo per sviluppare idee di solidarietà e di comunità».
Brillano intanto i volti dei commensali alla luce delle candele. Una ghirlanda di lumini sorveglia la strada dai davanzali bassi delle case. Senza cancellare l'atmosfera, le luci dei lampioni si accendono solo poco prima della comparsa in scena degli antipasti di salume. «Siamo qui per raccogliere fondi per la Croce gialla impegnata per i profughi ucraini» sottolinea Manghi dal palco a metà via. Luigi Iannaccone ricorda i quattro convogli di aiuti inviati per chi sta soffrendo. Ora il Seirs vuole organizzare a Chop, appena oltre il confine tra Ungheria e Ucraina, un centro per bambini dai 4 ai 15 anni traumatizzati dal conflitto. «L'edificio è appena stato trovato - spiega Iannaccone -. Non è un progetto di un'associazione, ma di tutta Parma». Alle sue spalle, una casa gialla e una blu. Una bandiera, una conferma.
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