Cinema
Aveva tre padri e non ne faceva mistero. Uno vero, il poeta, e due putativi, giganti di cui seguire l'esempio e i passi, intellettuali rivoluzionari e controcorrente, icone dissidenti del vivere precostituito. Da una parte Pier Paolo Pasolini, uno di famiglia, a cui una volta - scambiandolo per un ladro - chiuse la porta in faccia; dall'altra Jean-Luc Godard, l'inarrivabile, il nume tutelare, ribelle e scontroso, della Nouvelle vague. Se grazie al primo cominciò la sua avventura nel cinema, il secondo fu per lui una costante forma di ispirazione e di stimolante (e a volte, come in tutti grandi amori, burrascoso) confronto. Non è un segreto che Bernardo Bertolucci di Jean-Luc Godard fosse il primo e più convinto fan. Ne parlava spesso, nelle interviste come negli incontri pubblici. «Per un'inquadratura di Godard - diceva - mi farei uccidere. E ucciderei». Erano gli anni '60, Bertolucci era ancora un ragazzino, ma aveva già le idee chiarissime: «In quel periodo avevo un amore così aggressivo per Godard che avrei potuto picchiare qualcuno a cui non fosse piaciuto il suo cinema».
Un'ammirazione durata nel tempo: a dimostrarlo basterebbe quella volta a Venezia, 40 anni fa. Bertolucci è presidente di giuria, JLG in concorso: Bernardo, tra il serio e il faceto, dichiara ancora prima che la Mostra inizi che farà vincere Godard. Finisce davvero così. Ma la storia merita di essere raccontata: «Godard - mi spiegò durante un'intervista - era un mito per noi, una leggenda, l'uomo che ha cambiato il cinema. Non aveva mai vinto un premio. Avevo subito pensato, in effetti in maniera un po' impulsiva, di dargli il Leone d'oro. Anzi, ubriachissimi dopo una cena di giuria, avevamo deciso di dare tutti i premi a lui. Poi, passata la sbornia, mi sono reso conto che era meglio rivedere un po' la decisione, che il Leone sarebbe bastato... Ho convinto anche gli altri giurati, tranne Oshima che mi disse: “Io quando decido una cosa non cambio più idea”. Ma dopo avere sfiorato la rissa, arrivammo a un accordo...».
Vent'anni dopo quel premio assegnato a «Prenom Carmen», Bertolucci trova modo ancora di omaggiare il suo maestro. Il film è «The dreamers» e il nostro, in una bellissima sequenza, cita la corsa al Louvre che ha reso immortale «Bande à part». Il colpo di genio di un cineasta riconoscente all'uomo che diceva: «Il cinema è la verità 24 volte al secondo».
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