×
×
☰ MENU

ultratrail

Patrich Tognoni: «I miei 340 chilometri di sudore e passione»

Patrich Tognoni: «I miei 340 chilometri di sudore e passione»

17 Settembre 2022, 03:01

Mettetevi comodi perchè potreste sentirvi un po' stanchini anche solo dopo aver letto questa storia. Storia di fatica, di sudore, di passione e di bellezza. Quella delle montagne della Valle d'Aosta.

Lui è Patrich Tognoni e ha 47 anni. Di mestiere fa l'imprenditore e nel 2015 ha deciso di iniziare a correre («due mesi l'anno per prepararmi meglio alla stagione sciistica»). Poi la svolta. Cento chilometri nel Sahara insieme all'amico Paolo Bucci, un altro che di imprese sulle lunghe distanze ha piena la scatola dei ricordi. Patrich ne ha appena conclusa una, massacrante ma ammantata di fascino anche se fai fatica solo a immaginarla. Si chiama Tor des Gèants. 340 chilometri con un dislivello di 27mila metri su e giù per la regione più piccola d'Italia. Arrivano da tutto il mondo per partecipare e mediamente ci vogliono più di 100 ore ma Patrich, che corre con l'Atletica Manara, quel muro lo ha sfondato. E' arrivato al traguardo 36esimo su un lotto di oltre 1100 partecipanti. 99 ore e 20 minuti il suo tempo.

Tognoni ha ancora negli occhi quel cielo e quelle montagne: «Il coinvolgimento è totale anche per gli abitanti dei tanti paesi che abbiamo attraversato. Alla partenza ti augurano buon viaggio e devo dire che più che una gara è proprio un viaggio che ti porti dentro per sempre».

Momenti difficili?

«Sì, il primo giorno ho avuto problemi di stomaco e poi c'era un gran caldo ed eravamo partiti un po' troppo forte. Sono arrivato a un passo dal ritiro ma ho continuato».

Il suo percorso è particolare essendo passato dal podismo amatoriale all'ultratrail. Come ci si arriva?

«Bisogna avere una grande passione e poi non ho mai avuto grossi problemi fisici. Nonostante gli anni passino sono andato sempre in crescendo e questa è anche una grossa fortuna».

Come riesce a conciliare il lavoro con gli allenamenti e le competizioni?

«Anche qui per fortuna riesco a gestire bene il tutto. Capita che a volte risponda a telefonate di lavoro mentre mi alleno e per questo preferisco correre da solo per non creare problemi agli altri».

Torniamo alla gara. Ci sono dei trucchi per ingannare la mente e sopportare anche psicologicamente il carico di una impresa di questo genere?

«No, nessun trucco. Sono un grande appassionato di montagna e correre dentro quei paesaggi mi basta per sentire meno la fatica. Poi una grossa mano da questo punto di vista me l'ha data mio figlio Jacopo di 19 anni che mi ha seguito passo passo in tutte le tappe. Mi ha proprio coccolato e anche verso la fine voleva che mi riposassi di più ma io avevo in testa di stare sotto le 100 ore e sono ripartito. Questa è forse la più grande soddisfazione e mi commuovo pensando al fatto che ha voluto condividere con me questa grande avventura».

Siete partiti domenica mattina da Courmayeur e siete arrivati sempre a Courmayeur mercoledì alle 13. Quanto ha dormito in questi tre giorni?

«Si è no 4 ore. ma forse anche di meno. Mi fermavo ogni tanto per dar modo allo stomaco di recuperare ma erano più soste brevi e non posso parlare di vero sonno».

E che cosa si mangia durante la gara?

«Ci sono punti di ristoro ad ogni tappa con prodotti tipici e frutta ma dopo un giorno o due quasi il fisico si rifiuta di mangiarli. A un certo punto sono arrivato a una di queste soste a 3mila metri dove mi sono fatto fare due panini con il cotto tagliato grosso e la fontina. Ho bevuto anche una birra e sono ripartito alla grande».

Si è già posto il prossimo obiettivo?

«Ancora non ci ho pensato anche perchè quest'anno ho già fatto la Milano-Sanremo dove sono arrivato terzo e questa gara. Di solito per me questo è un periodo di relax e di riposo. Ho qualcosa in mente ma devo ancora pensarci. Farò le gare che vengono organizzate nella nostra provincia poi dall'inizio dell'anno ricominciamo a “battagliare”».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI