BORGOTARO
Borgotaro - La sensazione è immediata, quella di entrare in un bosco incantato ricco di scoperte che coinvolge tutti i sensi.
Tema di questo straordinario percorso è l’ultimo nato fra i Musei del Cibo, il Museo del Fungo Porcino di Borgotaro destinato a svelare i tanti segreti di un «frutto» della terra dell’alto Appennino parmense, amatissimo per il suo gusto e per gli abbinamenti possibili in cucina, unico che ha ottenuto la qualifica igp in Europa.
Diverse sono le sedi che gli sono state destinate per un museo diffuso, dovuto alla natura stessa del prodotto che cresce spontaneamente sul territorio: una nel centro storico di Borgotaro, che verrà inaugurata questa mattina, al Museo delle Mura, una ad Albareto, comune poco più a Sud, al confine con Liguria e Toscana, nell’edificio che ospita la sede delle Comunalie, che aprirà il 30 settembre, mentre nell’ex scuola dei Vighini sempre sul territorio di Albareto, verrà realizzato il centro didattico.
Lo spazio dedicato presso il Museo delle Mura di Borgotaro ne raccoglie storia e cultura, habitat e tradizioni ad esso legato, con un ricordo particolare a Pier Luigi Ferrari (1945-2016), l’amministratore pubblico borgotarese primo fautore del museo. Il percorso espositivo al Museo delle Mura si divide in sette sezioni che parlano del bosco, della raccolta, della lavorazione, ma anche del fungo nella cultura nell’arte e nella gastronomia.
Ampia parte è poi dedicata agli aspetti ambientali, biologici, organolettici e nutrizionali del prodotto, ma non mancano tante curiosità. Fra queste quella legata a Babbo Natale e all’albero addobbato, tutta da scoprire.Altra curiosità è dettata dall’alto numero di specie di funghi conosciute, circa 120.000 di cui 30 velenose e 4 quelle mortali. A Parma, è del 1606 la prima citazione riferita al fungo Porcino e si trova in una missiva conservata alla Biblioteca Palatina di Parma. Flamino Platoni di Borgotaro, indirizzava al duca Ranuccio Farnese un dono di funghi secchi. Il prodotto era molto apprezzato dai Farnese e impiegato magistralmente dal loro celebre cuoco, Carlo Nascia, che ne parla ne «Li quattro banchetti alla Corte di Parma».
Il Porcino, citato ripetutamente fra Sette e Ottocento, ha dato origine a una vasta attività di raccolta nei boschi fra Albareto e Bedonia, di preparazione (secco; sott’olio e fresco) e di commercializzazione. La consacrazione in ambito gastronomico avvenne nel 1651 grazie a «Le Cuisinier François» di François Pierre de la Varenne.
Sempre in ambito gastronomico la cucina italiana è una delle poche al mondo a utilizzare il fungo da solo o come ingrediente principale. In Italia la cucina regionale lo ha interpretato in modo fantasioso e originale. Il Museo offre un spazio riservato alle principali ricette per gustare il Porcino di Borgotaro, ricordando che solo pochissime varietà possono essere consumate crude e fra queste i principi del bosco: Ovoli e Porcini. Dal punto di vista artistico sia al bosco che al fungo sono state spesso dedicate rappresentazioni a forte valenza simbolica. Senza dimenticare la presenza del fungo nella filatelia, negli ex libris e nelle figurine.
Uno spazio museale è poi dedicato a Guido Soncini (1941-2019), collezionista di preziose stampe antiche, naturalmente a tema micologico, oggi patrimonio del Museo. Importante elemento per l’economia della Val Taro e non solo, il fungo ha visto nascere e crescere diverse imprese per la lavorazione e la trasformazione di questo prodotto, aspetto che, attraverso immagini e ricostruzioni storiche, è argomento di un’apposita sezione. Nella sede di Albareto, al centro c’è la riscoperta del bosco, là dove il porcino cresce, con la sua magia e le sue peculiarità, il lavoro dei micologi e gli aspetti farmaceutici, faunistici con un apposito spazio dedicato ai racconti fantastici e misteriosi.
Con questo museo si vuol chiude il cerchio dei prodotti a indicazione geografica della Provincia di Parma, come ha affermato il presidente dei Musei del Cibo, Mario Marini. Unanime la voce dei rappresentati degli enti promotori dell’iniziativa: Alessandro Cardinali, il direttore del Gal del Ducato Giovanni Pattoneri, il sindaco di Borgotaro, Marco Moglia e il sindaco di Albareto, Davide Riccoboni, che sottolineano la volontà del territorio di celebrare quei prodotti che l’hanno reso famoso in tutto il mondo e che hanno permesso a Parma di ottenere nel 2015 il riconoscimento di Città creativa per la Gastronomia Unesco.
Il fungo porcino in particolare può essere occasione per ampliare la vocazione turistica di un territorio che merita una riscoperta per la sua storia e non solo per i suoi prodotti.
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