La prima al Regio
«Giù le mani dal Regio», un cartellone artigianale, scritta blu su sfondo bianco come certi vecchi messaggi politici consegnati alle lenzuola in anni lontani. Ma la semplicità conserva una sua efficacia in questi tempi nostri iper-raffinati.
L'annunciata protesta politica, contro le scelte filo-bolognesi dell'ex sindaco Federico Pizzarotti e della direttrice uscente Anna Maria Meo (così ha già spiegato dalle colonne del nostro giornale) alla «prima» del XXII Festival Verdi si è consumata così: il messaggio è arrivato (ma era già arrivato sui tavoli della politica, che ci sta lavorando, assicurano i beninformati) senza interruzioni dello spettacolo o boicottaggi insanabili.
Un grande dispiegamento di forze dell'ordine e l'annuncio di telecamere in sala da un lato; dall'altro un volantinaggio veloce all'entrata e una protesta «mirata» su Roberto Abbado: «Torna a Bologna», «Abbado buuh» ogni volta che il maestro è salito sul podio, da parte di un gruppo di «protestanti» fischietto-muniti, contrastati dagli applausi dei pro-Abbado. Non si parla di colpe musicali, si sa: Abbado è «colpevole» di aver imposto i complessi di Bologna per la serata-vetrina del Festival. In realtà, la prima delle dirette su Radio 3 Rai ci sarà stasera alle 20 con la Messa diretta da Mariotti protagonisti l'Orchestra Nazionale della Rai e il nostro Coro del Teatro Regio guidato da Martino Faggiani. Proprio lì sta il cuore della questione: la difesa e il futuro del nostro Coro, colore verdiano e professionalità innegabile maturata in 22 anni di lavoro. Il messaggio è passato, in una prima «nervosetta» in cui la protesta così tanto annunciata non poteva forse più essere sopita e in cui, tuttavia, ha prevalso il rispetto per la musica di Verdi e i suoi interpreti.
Mara Pedrabissi
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