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Bruna Orlandini

I cent'anni da «reginetta» di Miss Parma 1950

I cent'anni da «reginetta» di Miss Parma 1950

29 Settembre 2022, 03:01

La sorpresa era architettata da settimane e quando le sono comparse davanti fascia e corona, lei le ha accolte tra risata e commozione. E non per caso.

Ieri alla «Casa di Alberi» i festeggiamenti per i 100 anni di Bruna Orlandini hanno avuto, infatti, il sapore di un secondo «reginetta per un giorno», a rievocare quel 1950 in cui finì in bianco e nero sulla Gazzetta, incantevole Miss Parma incapace di vanto ma piena di ironia.

Erano i tempi - racconta - in cui gli organizzatori giravano per la città in cerca della più bella di tutte. La notarono mentre era al lavoro, sarta in una boutique di lusso del centro. Il viso dai tratti fini, i lunghi capelli corvini, il portamento elegante: «Questa è una miss», decretarono.

Bruna aveva 28 anni, cinque di troppo - allora - per poter partecipare alle finali nazionali. Ma a lei bastavano i ricordi di quella inaspettata serata danzante al Parco Ducale, incoronata di fiori e nessun'altra ambizione di bellezza per la testa. Molti anni dopo, il destino ha voluto che a proseguire quel cammino fosse invece una cugina di quarto grado: Benedetta Mazza, Miss Parma, Miss Cinema Emilia Romagna e quinta alla finale di Miss Italia 2008.

Anche all'appuntamento con il secolo Bruna si è presentata curata ed elegante come sempre. «Come sei bella!», le hanno detto Caterina e Margherita, le altre cugine che ha sempre considerato nipoti e che insieme al loro papà Pier Luigi se ne prendono cura. «Sono nata bella, cosa ci possa fare?", ha riso Bruna, con quella sua prontezza di spirito ben conservata. Proverbiale quasi quanto la sua fortuna alla tombola. «Se è vero? Così dicono...», si schermisce lei. Che ieri ha finalmente potuto gustarsi quella torta che aspettava da mesi. E pure un bicchiere di vino.

«Sì, gli acciacchi ci sono, la memoria ogni tanto fa qualche scherzo, ma per il resto è davvero uguale a quando è arrivata qui, nel 2009», la celebrano la direttrice della Casa Maria Rosa Angelotti, le operatrici e le educatrici, di cui ha subito conquistato il cuore con l'arguzia delle sue chiacchiere e il suo garbo.

E' stato un incidente domestico a costringerla a rinunciare all'autonomia e a riportarla più vicino al luogo in cui è nata, Vigatto. Nella frazione ha vissuto per i suoi primi 8 anni, fino alla morte prematura del papà. A quel punto fu la mamma Anna a decidere di trasferirsi in città. Dal 1930 abitarono in viale Veneto a fianco dello stabilimento Barilla, e lì vissero anche il nero della guerra. «Quando suonava l'allarme ci precipitavamo nelle cantine del palazzo a fianco, dove c'era un rifugio. Che paura quei giorni, quanti brutti ricordi...». Fu sempre la mamma Anna, con la sua sapienza e le sue mani d'oro, ad avviarla al mestiere di sarta: il mestiere di una vita, che l'ha portata in varie boutique di lusso della cittài. «Sapesse quanti abiti belli ho fatto... - la voce è sognante - Vestiti da gran sera, per le signore che andavano a teatro». E di bellissimi anche per sé, come mostrano le foto di famiglia.

Da Parma si allontanò per poco più di dodici mesi, iniziati con la felicità e conclusisi nel dolore: quel 1972 in cui sposò Giovan Battista, toscano della provincia di Firenze conosciuto durante una gita e scomparso dopo il primo anniversario di nozze. E' così che Bruna tornò a vivere con la mamma e al suo mestiere di sarta, tornò all'affetto di una famiglia larga di cugine e cugini: alcune e alcuni non ci sono più, altri e altre le sono ancora accanto con un affetto infinito. Infinito e ricambiato, come mostra il comodino affollato di volti e di ricordi.

«l due anni della pandemia sono stati molto difficili - racconta Caterina -. Per tanto tempo non abbiamo potuto farle visita, lei stessa si è ammalata due volte: per fortuna è stata una roccia. Mai più avrei pensato che si potesse abituare tanto alla svelta alla tecnologia, e invece in quei mesi con l'aiuto di una educatrice, Gabriella, ha imparato a fare le videochiamate di gruppo. Dopo tante restrizioni, non vedeva l'ora di poter festeggiare questo compleanno insieme». Anche ieri gli inviti sono stati per forza contenuti e «protetti». Ma ci hanno pensato scettro, corona e palloncini a sciogliere tutto in allegria ed emozione».

«Il segreto dei 100 anni? Una vita semplice - è sicura Bruna -: si lavorava, si andava ogni tanto a ballare, si faceva qualche gita in compagnia ... Però quanta torta fritta ho mangiato! Anche la polenta fritta mi piaceva molto, ma la torta fritta, soprattutto quella che faceva la mamma, quella sì che ne ho mangiata!».

Chiara Cacciani

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