il "verdi"
Da un po' di tempo sembra che non si debba parlare d'altro. L'aeroporto di Parma, con la recente campagna elettorale, ha acquistato infatti una visibilità e una importanza che mai, in passato, ha avuto.
Se n'è parlato negli incontri pubblici degli aspiranti sindaci, se n'è discusso sulle pagine della «Gazzetta» nel momento in cui i partiti hanno presentato i propri programmi. Si è arrivati persino alla conta a mano alzata per capire chi fossero i candidati favorevoli e quali quelli contrari all'attuazione del piano di sviluppo del «Verdi».
Ma, estremo paradosso, se n'è parlato tanto ma, occorre dirlo, troppo spesso a sproposito. Ovvero basandosi su informazioni parziali, prese di posizione ideologiche, motivazioni poco tecniche e molto emotive. Tanto che alla fine, come troppo spesso accade, il dibattito è diventato una sfida tra tifoserie, una scaramuccia tra ultras. Una disfida tra chi pensa che una città che vuole essere europea debba avere infrastrutture adeguate – e l'aeroporto è certamente tra queste – e chi, al contrario, crede che avere uno scalo non serva a nulla. E che anzi, sarebbe bello se fosse così, il gravissimo problema dell'inquinamento che soffoca il nostro territorio potrebbe essere fortemente attutito solo azzerando l'aeroporto.
Anzi, bloccando quell'aeroporto cargo che, e qui sta la seconda stravaganza, nessuno ha mai sognato di realizzare. Sì, perché basta leggere i documenti ufficiali che si trovano sui siti dei ministeri competenti, per capire che la crociata contro l'aeroporto cargo non ha senso: nessuno, infatti, ha mai ha pensato di trasformare la pista di Parma PMF in uno spazio solo destinato alle merci.
L'aeroporto, quindi, manterrà la sua vocazione passeggeri e con frequenza molto rarefatta potrà ricevere qualche aereo da trasporto. Mentre molte delle merci viaggeranno nella stiva degli aerei che usiamo per andare in viaggio o in vacanza proprio come accade in ogni struttura aeroportuale al mondo.
Insomma, se n'è parlato tanto e il risultato è che invece che ottenere chiarezza ne è nato un polverone al punto che oggi estremamente grande è la confusione sotto il cielo di Parma: ma la situazione non è eccellente.
Ecco perché abbiamo pensato di provare a fare un po' di chiarezza. Perché tutti possano sapere e capire. E a ragion veduta comprendere che volere volare non è in fondo un male. Anzi, forse è vero proprio il contrario.
AMBIENTE E INQUINAMENTO
Parma non deve avere un aeroporto perché il nostro territorio è molto inquinato. E uno scalo peggiorerebbe la qualità dell'aria.
FALSO - Parma, in effetti, si trova a fare i conti con un alto tasso di inquinamento ma che non dipende certo dalla presenza di un aeroporto. La causa invece è da attribuire alle attività produttive e all’alta densità di popolazione, ma soprattutto alla particolare conformazione geografica della pianura Padana che è circondata per tre-quarti da catene montuose che impediscono un’efficiente ventilazione e favoriscono quindi la permanenza di agenti inquinanti, soprattutto nel periodo invernale. In questo contesto il peso del trasporto aereo è assai limitato: il riscaldamento domestico in Italia è responsabile, da solo, del 64% dell'inquinamento. I mezzi a motore incidono per una altra pesante quota ma oltre il 70 % delle emissioni di gas a effetto serra sono generate dai trasporti su gomma. Gli aerei incidono per il 2.4%. Molto meno delle navi.
L'aeroporto di Parma è un problema perché è troppo vicino alla città.
FALSO - Questa obiezione non regge alla analisi dei dati. La testata della pista del «Verdi» infatti, dista 3 km e 320 metri dal Duomo di Parma mentre la pista di Orio al Serio, a Bergamo - il terzo in Italia per passeggeri con quasi 7 milioni di passeggeri - dista da piazza Matteotti, cuore della città bassa, 3 km e 80 metri. Quindi la distanza è inferiore. Non solo: lo stesso calcolo si può fare per l'aeroporto di Pisa. La pista dista dalla Torre pendente 3 km e 190 metri: meno che a Parma. Ma a Pisa sono passati 6 milioni di passeggeri.
Il rumore prodotto dagli aerei renderà impossibile la vita quotidiana nella zona circostante.
FALSO - Gli aerei sono certamente mezzi rumorosi ma i nuovi mezzi stanno riducendo di molto il loro impatto. I nuovi Boeing 737 utilizzati da Ryanair, ad esempio, riducono del 40% le emissioni sonore rispetto ai vecchi modelli e si sta lavorando per ridurre ulteriormente il disagio. In più ci sono esempi evidenti che mostrano come la situazione sia meno grave di quanto sostengano i catastrofisti: il centro cardiologico Monzino (primo ospedale italiano tra le eccellenze mondiali secondo la classifica "World's Best Specialized Hospitals 2021" a cura della rivista statunitense Newsweek) dista dalla pista di Milano Linate un km esatto. A 5 km di distanza si trova invece l'ospedale San Raffaele. E stiamo parlando di strutture d'eccellenza che attirano soggetti fragili da tutta Italia.
Nessuno ha calcolato la ricaduta dell'aeroporto sul territorio circostante in termini di inquinamento e rumore.
FALSO - Nel corso degli ultimi anni è stata svolta dagli organismi competenti una procedura di Valutazione di impatto ambientale sull'aeroporto basata sul piano di sviluppo aeroportuale dello scalo. Si è trattato di un lavoro di analisi durato anni che ha portato il Ministero della Transizione ecologica, in data 29 marzo 2021, a esprimere «un giudizio positivo di compatibilità ambientale al piano dell'aeroporto “Verdi” di Parma». E questo documento è disponibile sul sito del Ministero. Il piano ha tenuto conto di tutte le osservazioni presentate da enti, istituzioni e privati cittadini che sono state analizzate. In alcuni casi le osservazioni sono state rigettate perché ritenute non pertinenti, in altri sono state recepite e sono diventate prescrizioni di cui la società ha dovuto tenere conto. E' infatti doveroso ricordare che il decreto Via rappresenta l'atto finale del procedimento di valutazione ambientale.
La Via è uno strumento di pianificazione efficace
VERO - La valutazione di impatto ambientale è un procedimento necessario ad accertare la compatibilità ambientale di specifici progetti di ampio valore. Nel caso specifico si è voluto accertare che l'attività di sviluppo dell’aeroporto rispetti gli ecosistemi naturali e umani, la biodiversità e le risorse. A svolgere questa analisi sono stati biologi, ingegneri ambientali ed architetti nominati dal Ministero dell’Ambiente sulla base di riconosciuti meriti nell’ambito della tutela ambientale.
Durante la valutazione i tecnici hanno valutato le ricadute sull'ambiente del territorio
VERO - Per arrivare alla positiva valutazione di impatto ambientale la commissione ha valutato sia la situazione attuale sia lo scenario futuro sia per quanto riguarda l'inquinamento dell'aria sia quello acustico. Secondo il Ministero «il basso livello di emissioni, rispetto alla totalità delle sorgenti presenti nel comune di Parma, risulta trascurabile» con valori compresi nei limiti normativi. Stessa cosa per il rumore: la commissione tecnica sulla base delle rilevazioni fatte durante atterraggi e decolli, ha definito l'inquinamento acustico come «modesto» e di molto inferiore ai valori indicati dalla legge.
L'allungamento e il piano di sviluppo porterebbe ad un grave consumo del suolo.
FALSO - L'allungamento della pista, naturalmente richiede una serie di interventi nell'area dello scalo. Ma sarebbero limitati prevalentemente alla striscia di asfalto dove atterreranno gli aerei. La zona di sosta degli aerei, ad esempio, non provocherà altro consumo del suolo perché verrà realizzata nella parte del sedime verso la tangenziale, a fianco di via Ferretti, dove ora si trova un'area dell'Aeronautica in cui sorgono vecchi hangar e ci sono spazi inutilizzati. Quindi nessuna superficie verde verrà cancellata. In compenso verranno attuati interventi di compensazione: sono in progetto azioni di forestazione urbana finalizzate alla cattura degli inquinanti, alla lotta alla CO2. Oltre alla protezione della abitazioni più vicine con terrapieni verdi.
Gli aerei inquinano. Occorre tenerli lontano dal nostro territorio.
FALSO - Gli aerei, come ogni mezzo a motore, producono inquinamento e questo è ovvio. Ma è altrettanto ovvio che non è possibile chiudere la porta al mondo che ci sta intorno: Parma viene sorvolata continuamente da aerei diretti altrove che scaricano i loro gas sulle nostre teste. Ne riceviamo quindi un danno senza nessun vantaggio. Nello stesso tempo l'inquinamento prodotto da altri scali nella pianura Padana, lo abbiamo detto all'inizio, ristagna nella zona. Quindi anche questo ci riguarda come quello prodotto, per esempio, dall'A1. Limitare lo scalo di Parma non servirebbe a ridurre la presenza di inquinanti. Ma non solo: l'utilizzo dell'auto per raggiungere altri aeroporti attivi ha a sua volta un impatto. Assai alto, in realtà.
Abbandonare Parma e partire da Bologna o Bergamo è una alternativa green.
FALSO - Chi si oppone allo sviluppo dello scalo ritiene che il costo in termini di inquinamento sia superiore ai benefici. In realtà si realizzano risparmi maggiori con la presenza di un aeroporto e questo vale sia in termini economici sia ecologici. Se due persone usano la propria autovettura per raggiungere Bergamo, Milano o Bologna finiscono per rappresentare una fonte di inquinamento ben superiore a quella di un aeroplano che trasporta da 180 a 300 passeggeri. Il numero di autovetture che dovrebbero viaggiare verso tali aeroporti sarebbe da 90 a 150 con un consumo di almeno 10 litri di carburante per 100 km per ogni vettura. Ad esempio per volare da Bergamo e partire in auto da Parma si consumano per persona 17 litri di carburante contro i 1,75 litri per percorrere la stessa distanza in aereo in solo mezz'ora. Perciò quando partono 90 auto da Parma per raggiungere Bergamo esse consumano 3060 litri di carburante per andare e tornare sulle nostre autostrade.
ECONOMIA E TURISMO
L'aeroporto sarebbe un problema per la città. Che ne verrebbe danneggiata.
FALSO - Una struttura come l'aeroporto porta benefici immediati al territorio di diversa natura: commerciali, turistici, di relazioni e soprattutto economici. Uno scalo infatti contribuisce in maniera determinante al Pil della zona dove è attivo: secondo uno studio dell'Airport Council Internatio nal Europe, una istituzione che rappresenta oltre 500 aeroporti in 55 paesi, ad ogni incremento del 10% della connettività aerea il Pil–pro capite cresce dello 0,5%. Ci sono poi analisi che quantificano anche il valore concreto per il territorio dell'aeroporto: l’effetto complessivo per il territorio è di 386 milioni di Euro ed in particolare risulta composto da 303 milioni di incremento di PIL sul territorio, derivante dall’aumento dei flussi incoming e da ulteriori 83 milioni per i risparmi diretti legati ai minori costi di trasferimento a famiglie ed imprese.
L'aeroporto produce ricchezza per pochi mentre penalizza il territorio.
FALSO - Già il dato del Pil citato sopra fa capire il valore di una infrastruttura come un aeroporto internazionale. Ma ci sono altri aspetti da tenere presenti come la ricaduta professionale diretta e quella sul turismo. Lo scalo di Parma, attualmente da lavoro direttamente a 42 persone che salgono ad oltre 400 se si pensa all'indotto legato all'attività dello scalo. Tutto questo senza pensare all'indotto del turismo. Uno studio realizzato dagli aeroporti lombardi ha quantificato il ritorno diretto economico dai turisti in arrivo: si parla di circa 400 euro al giorno per persone che arrivano dall'estero e di circa 315 per turisti italiani che, dopo, l'atterraggio usano hotel, ristoranti, mezzi di trasporto diffusi sul territorio. E nel caso di Parma, capitale della Food Valley, il guadagno coinvolgerebbe ovviamente tutto il sistema economico parmense.
AEREI E VOLI CARGO
L'aeroporto «Verdi» diventerà uno scalo dove atterreranno solo aerei cargo.
FALSO - Il piano presentato e approvato parla chiaro: «l’attività e la vocazione dell’aeroporto rimarranno prevalentemente passeggeri». Tanto che «l’88% dei voli commerciali sarà per aeromobili passeggeri». Questo è confermato e non è stato mai messo in discussione.
Parma dovrà fare i conti con un numero altissimo di decolli e atterraggi di aerei
FALSO - Il piano prevede ovviamente un aumento del traffico rispetto alla situazione attuale ma i numeri sono molto lontani da quelli proposti da chi, senza appigli concreti, paventa una esplosione di decolli e atterraggi. Il piano di sviluppo per il 2023 infatti prevede, per l'intero anno, 4281 movimenti di aerei passeggeri, cargo, aerotaxi a cui vanno aggiunti 5916 decolli e atterraggi di mezzi di aviazione generale (per capirci si tratta dei piccoli aerei dell'aeroclub). In totale quindi il numero totale dei movimenti si aggira intorno agli 11mila all'anno, ovvero circa 25 al giorno. Ma, vale la pena di ripeterlo, oltre la metà riguarderebbe Cessna e altri piccoli apparecchi per volo ricreativo che da sempre fanno base all'aeroclub Gaspare Bolla.
In futuro questo numero è destinato a crescere in modo esponenziale
FALSO - Ancora una volta è il piano a dare la risposta. Le ipotesi per il futuro prevedono che si potrebbe arrivare a 16mila movimenti all'anno (sempre con una quota costante di aerei dell'aeroclub). Ma in ogni caso anche le più ottimistiche previsioni vedono l'aeroporto di Parma rimanere sempre in una fascia di aeroporto regionale ben lontano dai numeri degli scali più trafficati. Per capirlo basta pensare che prima della pandemia Linate vedeva 96mila movimenti all'anno e Bologna 67mila.
Gli aerei cargo, quelli che non portano anche passeggeri, però rischiano di moltiplicarsi in futuro
FALSO - Il temuto afflusso di centinaia di aerei cargo è escluso dal piano ed è reso impossibile da aspetti di carattere tecnico. Il piano prevede che nella prima fase, dopo l'allungamento della pista, possa atterrare/decollare un aereo al giorno. In una seconda fase, a regime e quindi solo tra qualche anno, si ipotizza che si possa arrivare ad un numero di circa 550 voli cargo che spalmati sui 350 giorni di operatività di un anno fanno, al massimo, due voli cargo per giornata. Questo la teoria: la pratica è ancora più evidente. Le piazzole di sosta per gli aerei cargo permetteranno la sosta contemporanea di massimo 2/3 mezzi. Calcolando che per il carico-scarico di uno di questi aerei servono alcune ore è facile capire, e dimostrare, che la temuta invasione di mezzi, appunto uno ogni pochi minuti, non è possibile. Gli aerei non avrebbero aree di sosta e il tempo tecnico per essere caricati/scaricati.
Gli aerei che atterreranno saranno grandi e rumorosi.
FALSO - Analizzando l'andamento del traffico aereo e le tendenze delle compagnie aeree è facile ipotizzare che la gran parte dei velivoli che arriveranno a Parma PMF saranno Boeing 737 o Airbus 320 (sono aerei simili e sono gli aeromobili in uso alle più famose compagnie low cost e non solo). E come detto la tendenza da parte dei costruttori è quello di puntare ad una fortissima riduzione del rumore prodotto dai loro mezzi. Non solo: si sta lavorando in tutto il mondo su nuovi carburanti, come i biocombustibili, che abbasseranno di molto le emissioni. In più le compagnie pagano le compensazioni della CO2 quindi hanno tutto l'interesse ad avere ridotto il loro carico di inquinanti».
IL PIANO INDUSTRIALE
Non è necessario allungare la pista. Lo scalo va benissimo così com'è
FALSO - L'allungamento della pista di 670 metri, dagli attuali 2224 metri, è fondamentale per consentire agli aerei di poter operare senza limitazioni. Per capire di cosa stiamo parlando occorre ricordare che un aereo per raggiungere mete più distanti ha esigenza di più carburante a bordo e questo ne aumenta il peso. All'aumento del peso cresce anche la lunghezza necessaria al decollo e se questo spazio non è disponibile l'aereo deve caricare un peso inferiore in persone e oggetti a bordo. Quindi quell'aereo a parità di costo di gestione diventa meno redditizio per la compagnia che dovrà farlo viaggiare pieno solo a metà. E questo fa si che gli scali con piste più corte non siano appetibili per i vettori.
Con la pista più lunga si potranno raggiungere più destinazioni e mete più lontane
VERO - Per capirlo agevolmente basta fare un esempio concreto: la distanza da Parma a Sharm el Sheik, una delle mete più amate per il turismo non solo estivo, è di 2800 km. Il Boeing 737 di cui abbiamo parlato poco fa potrebbe raggiungerla tranquillamente ma vista la lunghezza della pista di Parma lo potrebbe fare, per ragioni, operative solo con il 50% di passeggeri. Ovviamente la conseguenza sarebbe quindi un prezzo più alto dei biglietti per chi viaggia o una perdita per la compagnia. In entrambi i casi si tratta di una proposta che penalizza lo scalo che, per questo motivo, non verrà utilizzato o preso in considerazione dai vettori e dal pubblico.
Le piste degli altri aeroporti in Italia sono tutte lunghe come quella di Parma.
FALSO - Parma PMF ha una pista tra quelle più corte se si compara con gli altri scali che fanno parte del Piano nazionale aeroporti. Trascurando gli intercontinentali come Malpensa e Fiumicino (con piste di 3900 metri) basti pensare che Pisa ha una pista di 2900 metri, Bologna e Bergamo di oltre 2800 ma perfino Rimini, Forlì e Ancona sono più lunghe.
Ma ci sono aeroporti con pista simile a quella di Parma che funzionano perfettamente.
FALSO - Spesso chi si oppone al piano di sviluppo del Verdi cita esempi di scali come quello di Firenze per dimostrare l'inutilità dell'intervento. In realtà, si tratta di una obiezione non sostenibile: è infatti vero che lo scalo fiorentino riceve oltre due milioni di passeggeri all'anno pur avendo ora una pista di 1560 metri ma è anche vero che da tempo anche in quella città si discute della necessità di una nuova pista più lunga che affianchi quella di Pisa per i voli a lungo raggio. Inoltre è sempre da ricordare che Firenze attira in media oltre 12 milioni e mezzo di turisti all'anno contro i 700mila di Parma. E simili numeri ovviamente trainano anche lo scalo.
Senza la realizzazione del piano di sviluppo dello scalo non cambierebbe nulla. E il «Verdi» resterebbe così com'è.
FALSO - Se il piano infatti non fosse attuato, e non venisse portato a termine l'allungamento della pista l'aeroporto rischia di uscire dal Piano nazionale aeroporti. E di fatto verrebbe cancellato. Questo perché gli scali che ne fanno parte, e ora Parma c'è, devono rispettare alcuni parametri tra cui, per capirci, quello di essere intercambiabili tra di loro. Il «Verdi» quindi, che è entrato nel piano alla luce del progetto di sviluppo, deve garantire una pista adeguata che lo renda alternativo a strutture come Bologna o Bergamo. Se questo potenziamento saltasse il «Verdi» allora non potrebbe assolvere al proprio ruolo e al proprio compito. E verrebbe estromesso dal piano.
Uscire dal piano nazionale aeroporti non è grave. E Parma non perderebbe nulla.
FALSO - L'estromissione dal Piano avrebbe conseguenze pesantissime. Perdere questa possibilità potrebbe spingere la società di gestione dello scalo, che ora detiene la concessione ventennale di Enac, a mettere in liquidazione la società stessa. In questo caso l'aeroporto smetterebbe ogni operatività. Per ripartire servirebbero anni e grandi somme di denaro visto che una infrastruttura come questa vale oltre un centinaio di milioni di euro. E a pagarne le spese sarebbe l'intero territorio con perdite dirette in molti settori tra cui, ad esempio, le Fiere.
Se la attuale società di gestione venisse liquidata l'aeroporto cesserebbe l'attività per sempre. E chi ne vuole la chiusura avrebbe ottenuto il risultato sperato.
FALSO - La concessione per l'aeroporto in caso di liquidazione della società tornerebbe, come detto, a Enac e al Ministero che, nei tempi tecnici previsti, predisporrebbero una gara per una nuova assegnazione. Quindi l'attività dello scalo riprenderebbe, visto che nessuno ha in ambito locale il potere di veto sulla operatività dello scalo che resta comunque dello Stato.
Il «Verdi» non interessa alle compagnie e al pubblico e ha sempre avuto pochi voli. E' destinato a rimanere così.
FALSO - In realtà lo scalo di Parma ha caratteristiche che lo rendono molto appetibile per il mercato e se in passato ha potuto offrire meno tratte che altri aeroporti lo si deve al fatto che, essendo privato, non ha potuto sfruttare i soldi pubblici, come fatto ovunque in Italia, per attrarre le low cost che da tempo hanno «drogato» il mercato potendo contare su sovvenzioni pubbliche travestite da accordi di co-marketing. La attuale situazione è però in forte evoluzione e suggerisce ottimismo. In primo luogo il nuovo Piano straordinario degli aeroporti, in corso di elaborazione in questi giorni, prevede che gli aeroporti vengano inseriti in 13 reti connesse tra di loro. Quando un aeroporto di una rete risulterà saturo, verrà incoraggiato a travasare passeggeri verso gli altri, alleati nel suo stesso sistema secondo un principio semplice ma efficace: crescere tutti insieme. E in Emilia ormai lo scalo di Bologna risulta quasi al limite e quindi facilmente nuovi voli verrebbero spostati a Parma. Non solo: lo stesso piano dice che Linate dovrà a breve rinunciare a molte tratte. E l'aeroporto più vicino dove trasferirle sarebbe proprio quello della nostra città.
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