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Archeologia

A Gattatico si scava sulle tracce dell'antica Tannetum

A Gattatico si scava sulle tracce dell'antica Tannetum

16 Ottobre 2022, 03:01

Gattatico - Si è appena conclusa la campagna di scavo archeologico, rivelando nuovi aspetti fondamentali per ricostruire la storia dell’antica città romana scomparsa di Tannetum e dello sviluppo storico dell’area. La squadra internazionale guidata dal professor Paolo Storchi è tornata per il settimo anno consecutivo ad indagare il comprensorio che separa Sant'Ilario e Taneto, dove gli studi del professore collocano l’antica Tannetum, di cui nel 2016, si è identificato l’anfiteatro e negli anni successivi alcune strade romane ciottolate, oltre al villaggio celtico precursore della città romana e un fortilizio medievale.

Si tratta di un progetto di ricerca che vede la partecipazione dell'Università di Roma - La Sapienza e della Syddansk Universitet di Odense (Dk) (professori Migliorati e Carlsen). Le ricerche sono condotte sul campo da Paolo Storchi, su concessione della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio e Ferrara (funzionario Monica Miari). Il tutto col supporto dei Comuni di Gattatico e Sant’Ilario, del Gruppo Storico-Archeologico Val d’Enza e dell'Associazione Tannetum.

Le attività di quest’anno si sono concentrate in due siti. Nell’area del parco di via Allende a Sant'Ilario, luogo vissuto finora dalla cittadinanza come un comune parco cittadino, sono emerse tracce insospettabili e importanti del nostro passato. Si tratta di stratificazioni e strutture risalenti alla piena età imperiale romana che vivono fino alla tarda antichità. Gli scavi hanno contribuito ad accertarne la planimetria e a comprendere meglio le sue fasi di vita.

Contemporaneamente proseguono le ricerche sul fortilizio altomedievale del Castellazzo (Gattatico). La struttura fortificata indagata in continuità dal 2017 ha restituito negli anni reperti straordinari, fra i quali i più antichi scacchi noti, ad oggi, in Europa, fabbricati forse in Iran e giunti fino alla valle dell’Enza in un momento in cui questo territorio era “al centro del mondo”.

Dopo avere indagato, negli anni precedenti, l’ingresso della struttura e una delle otto torri che la caratterizzava (per il restauro della quale il Ministero della Cultura ha stanziato un cospicuo finanziamento) le ricerche di quest’anno si sono focalizzate nell’individuazione di una seconda torre che è risultata assai simile alla prima, di fattura pregevolissima, con muri imponenti. Proseguono parallelamente anche le ricerche del team per l’inquadramento di un maniero così antico e ben difeso nel panorama storico dell’alto medioevo emiliano.

Il team, guidato da Paolo Storchi, attualmente docente di Greek and Roman Archaeology and art all’Università di Pavia ed esperto archeologo del Museo Archeologico Nazionale di Siena e noto, oltre che per le ricerche emiliane, per diverse scoperte in Grecia che hanno avuto risonanza sulle più importanti riviste internazionali, ha visto la partecipazione di 10 giovani archeologi, fra studenti di laurea magistrale e ricercatori più formati (alunni della Scuola di Specializzazione in Archeologia e dottorandi).

«Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti - ha commentato il professor Storchi -. Ogni anno viene ricostruito un piccolo tassello della nostra storia. Sono estremamente grato ai comuni, ai gruppi archeologici locali e agli sponsors, in particolare a Clevertech grazie al cui generoso contributo siamo in grado di scavare e anche di programmare futuri interventi di valorizzazione per rendere le nostre ricerche fruibili a tutti. Le potenzialità dei siti individuati sono però enormi e bisognerebbe intercettare ulteriori finanziamenti».

Da segnalare l’attenzione e la curiosità dei residenti per questi scavi: i giovani studiosi hanno potuto contare quotidianamente sul sostegno e sull’affetto degli abitanti e di un pool di aziende che finanziano di anno in anno le ricerche, oltre al prezioso sostegno garantito dai Comuni.

r.c.

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