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«Corro per vincere, certo, ma non per battere dei record. Quello che mi piace è salire in moto e prendermi un fine settimana per staccare dal lavoro, andare via insieme alla mia famiglia». Stefano Manici, 49 anni, di Neviano degli Arduini, ha vinto a luglio il ventunesimo titolo tricolore nel campionato italiano moto velocità salita Fmi (e il campionato regionale Emilia-Romagna), categoria Naked, in sella a una Bmw 1000 4 tempi.
Le premiazioni, come di consueto, saranno a Verona, a fine gennaio, in occasione del Motor Bike Expo 2023. Manici è arrivato primo in tutte e nove le manche a cui ha partecipato sulle undici che si sono disputate. «Ho sempre corso anche a titolo acquisito - racconta -, quest’anno però la stagione è stata molto concentrata all’inizio, poi fino a settembre non c’era più nulla. Avrei voluto provare all’ultima tappa le modifiche alla moto per la prossima stagione, ma a luglio ho preso il Covid e i miei piani sono saltati. Allora ho pensato che potevo essere utile agli altri piloti del team e sono andato da semplice spettatore».
Il Manici Racing Team è infatti un gruppo di caratura internazionale in cui gareggiano altri piloti: Luca Pioli (Husqvarna, cat. Supermotard) che è arrivato secondo nel campionato, Marco Giovannoni (Ducati, cat. Naked) ottavo. E poi due stranieri: lo svizzero Mauro Poncini (Yamaha), secondo nell’Europeo salita e in gara all’International Road Racing Championship, e l’austriaco Rafael Neuner (Kawasaki) secondo in Austria nella 600 Stock e nella 600 Open.
A Stefano Manici è piaciuto guardare la gara da spettatore?
«Assolutamente no. È stato un test e ho capito che ho ancora voglia di misurarmi in moto, di gareggiare. Però a Giovannoni ho dato dei consigli su come impostare alcuni passaggi che gli sono tornati utili: è arrivato secondo».
Se guardiamo agli ultimi due titoli che ha vinto, sembra non abbia rivali…
«Sembrerebbe di no, ma posso assicurare che vincere sempre non è affatto facile, anzi. È necessario lavorare al meglio sulla moto che, ne sono convinto, può essere ancora più performante. Però c’è troppa elettronica».
In che senso?
«Per esempio, sei hai la gomma appena “frusta”, la moto si adegua e taglia molto la potenza. La Triumph invece era senza elettronica e mi trovavo meglio. Questa Bmw ha tanti cavalli e forse è anche necessario che ci sia l’elettronica, di conseguenza bisogna imparare a regolarla».
A proposito di moto, qual è la sua preferita?
«Quella a cui sono più legato è proprio la Triumph con cui ho corso per dieci anni. Una moto facile, leggera… mi ha dato tante soddisfazioni. Con la Suzuki 1000 però ero molto competitivo, i tempi che facevo mi permettevano di concorrere anche per l’assoluto».
Una moto da provare?
«L’Aprilia RSV 1000 “Tuono”. Però ha tantissima elettronica».
Novità per la prossima stagione?
«Di ufficiale non c’è ancora nulla. È probabile che non ci sia più la salita del passo allo Spino in provincia di Arezzo, in cui quest’anno è morto un pilota. Si vocifera di una gara a San Marino. Sarebbe bello che tornasse un appuntamento al Nord, le gare ora sono tutte in Centro Italia. Ma sono anche un po’ preoccupato».
Per cosa?
«Con la crisi che stiamo vivendo, non so se e quanto le aziende potranno investire in sponsorizzazioni. In questi anni, comunque, nessuno si è tirato indietro».
Un’ultima domanda: che peso ha la famiglia nei titoli di Stefano Manici?
«La famiglia conta tanto. Mia moglie Annalisa l’ho conosciuta che correvo da un anno e se lei si fosse stufata di seguirmi, oggi non sarei qui. Mio figlio Michael ha 23 anni e mi prepara la moto, mia figlia Melissa, 20 anni, si occupa delle pubbliche relazioni e dei rapporti con l’estero. Sono molto fortunato».
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