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Viaggio nell'area ora occupata da senzatetto

L'ex scalo merci di viale Fratti: degrado e miseria

L'ex scalo merci di viale Fratti: degrado e miseria

di Luca Pelagatti

24 Ottobre 2022, 03:01

Su un lato i binari con i treni in sosta, sull'altro la casa della Salute dove i bimbi di Parma si vanno a vaccinare. In mezzo la terra di nessuno. Anzi di tutti, a patto che vadano d'accordo con immondizia, miseria, abbandono, che non abbiano paura di niente e diano del tu alla disperazione. E il fatto che qui, un tempo, fermassero i merci mentre ora si nascondono quelli che hanno perso il treno della vita suona quasi come una beffa.

Viale Fratti è a pochi metri, il Duc svetta di fronte tra gli arbusti diventati piante ma qui sembra un'altra città. Forse un altro mondo. Per entrare basta oltrepassare il cancello della Casa della Salute del Bambino. «E' sempre aperto, anche quando gli ambulatori dell'Ausl sono chiusi», spiega un residente rassegnato.

Poi di fronte, appunto, le sale per le visite di mamme e bimbi mentre a destra una salitella che si spalanca nel vecchio scalo merci. Un dettaglio: qualcuno ingenuamente ha pensato di isolarlo alzando una fragile barriera di filo di ferro. E' sparita quasi ovunque e dove resiste è a terra, affogata nella ruggine. Oltre, ecco le palazzine degli uffici. Anche qui i soliti ottimisti hanno immaginato di blindarle murando porte e finestre. Il fatto che si vedano ombre che si muovono veloci a ogni ora del giorno, panni stesi e dall'interno arrivi persino il rumore di un motorino elettrico rivela l'inutilità di quelle chiusure: quattro mattoni non bastano a fermare la miseria.

Una miseria che si vede e si tocca. Anzi, si respira. Dappertutto tracce di bivacchi, bottiglie vuote, piatti, posate abbandonate, confezioni di cibo, vecchie bici cannibalizzate.

E poi i letti: se letti si possono chiamare. Sono mucchi di panni sporchi, cumuli di coperte luride che però, appallottolate, alzano da terra e tengono lontano il freddo. Intorno vestiti vecchi e tante scarpe: qualcuna è ancora in buone condizioni, c'è persino un tentativo di eleganza. Nonostante tutto c'è chi non si rassegna. A proprio agio, invece, sono le galline e le anatre: nella zona sono decine e si aggirano tranquille, beccando in giro tra quello che resta dei binari morti.

Gli altri binari, quelli della ferrovia attiva, sono a pochi metri e anche questi dovrebbero essere protetti da reti e staccionate. Inutile dire che ovunque ci sono passaggi e varchi. E il pericolo di un incidente è evidente. «Quei disperati che vivono qui vanno e vengono anche dalla ferrovia per raggiungere le palazzine», spiegano i residenti che dai balconi assistono alla quotidianità di quella umanità senza nome. Analogo spettacolo dalle sale d'aspetto della Casa della Salute del bambino: dai finestroni entra tanta luce ma si vedono anche i panni stesi al secondo piano dei vecchi depositi delle merci.

Quanti siano quelli che qui sopravvivono è impossibile saperlo: che ci sono però, e che sono in tanti, è evidente. Li si vede passare rasente ai muri, nascondersi quando appaiono una faccia nuova e una macchina fotografica. Qualcuno più curioso allunga la testa per guardare da una fessura, un altro si preoccupa della bici che ha appena appoggiato al muro. La bici è nuova e ancora lucida: pensare che ci sia un padrone che di recente ne ha denunciato il furto è quasi naturale. Lo è anche perché per terra abbandonate ci sono anche delle borsette: dentro ci sono degli oggetti, mai il portafoglio. Chi le ha prese ne ha arraffato quello che c'era di valore e poi le ha buttate li.

Abbandonate come le tracce di questa vita raminga che con il calare del buio sembra accelerare. A sera le galline si vanno nascondere e le ombre dello scalo merci tornano a casa. Parma, quella che conosciamo e ci raccontiamo, scorre inconsapevole a pochi metri, in viale Fratti. Ma vista dalla terra di nessuno sembra davvero tanto lontana.

Luca Pelagatti

© Riproduzione riservata

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