Operaio investito sulla via Emilia
«Noi questa strada la percorriamo ogni giorno per venire al lavoro. E ci sembra giusto poterlo fare in sicurezza sapendo di poter tornare a casa alla sera, alle nostre famiglie. Senza ogni volta rischiare la vita».
Chi parla è un dipendente della Sma Serbatoi di San Prospero che ieri mattina, intorno alle 7, ha visto un collega che camminava al suo fianco colpito in pieno da un'auto di passaggio sulla via Emilia. Dopo l'urto l'uomo è volato sull'asfalto a metri di distanza e ora si trova in condizioni gravissime ricoverato nella zona dei codici rossi del Pronto soccorso. E la prognosi resta riservata.
«È successo per una maledetta distrazione, ma non si può certo parlare di una fatalità: perché è molto tempo che noi chiediamo interventi e messa in sicurezza di quel tratto di strada. Perché già anni fa c'era scappato il morto, ora abbiamo questo altro ferito. Per quanto tempo dovremo andare avanti così?».
In attesa di capire cosa fare, resta solo la cronaca di quanto accaduto ieri mattina. Alle 7, una trentina di dipendenti di questa azienda che ha la sede proprio a fianco, come ogni giorno sono scesi dal bus che dal centro li porta sulla via Emilia, nel tratto compreso tra San Prospero e il Moro. In quel tratto di strada manca l'illuminazione, non c'è un marciapiede e non ci sono neppure strisce pedonali per l'attraversamento.
«È pericoloso e lo segnaliamo da molto tempo. Purtroppo il mio collega, un quarantenne, si deve essere distratto un attimo e ha cercato di attraversare senza rendersi conto della macchina che stava arrivando. Qualcuno ha gridato: ma non c'è stato nulla da fare».
L'urto è stato violentissimo e subito i colleghi, vedendo la persona a terra priva di sensi, hanno lanciato l'allarme. Sul posto sono arrivati ambulanza e automedica e gli agenti della polizia locale. I primi hanno cercato di stabilizzare il ferito, portato poi a sirene spiegate al Maggiore, mentre i secondi si sono occupati dei rilievi e di regolare il traffico.
«Ora possiamo solo pregare per il nostro collega. Ma intanto qualcuno si deve fare carico di un intervento indispensabile in tempi stretti. Dalla fermata del bus alle nostre aziende ci sono circa 400 metri: in quel pezzo di strada serve illuminazione, una segnaletica adeguata e un attraversamento pedonale con un semaforo a chiamata per permettere a tutti noi di passare in sicurezza. E non si dica che il semaforo bloccherebbe il traffico e la circolazione: verrebbe usato solo in un paio di fasce orarie e per pochi secondi. Ma permetterebbe a noi, e tra di noi ci sono anche alcuni disabili, di poter andare e tornare dal lavoro senza avere paura, senza dover ogni giorno costringerci a pensare, “stavolta è andata bene. Ma domani cosa accadrà?”».
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