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La Gazza Ladra

Memo, Iva e il (troppo) politicamente corretto

Memo, Iva e il (troppo) politicamente corretto

30 Ottobre 2022, 03:01

Un ponte lungo, questo che ci porta, per chi volesse ancora considerarla «festività» fino al 4 novembre, giornata delle Forze Armate, preceduta da Ognissanti e dalla giornata dedicata alla memoria dei defunti. Basteranno questi giorni, per chi volesse viverli in relax pressoché totale a renderci un po’ meno rissosi, un po’ meno sboccati (senti chi parla...), un po’ meno figli del politicamente scorretto, o del suo esatto contrario?

S’infiammano le polemiche, mentre qualcuno va ad accendere un cero e a sperare che, almeno da lassù, qualcuno ci indichi la strada giusta, su ciò che sentiamo o vediamo, nella «moderna tv», quella dove gli ottantenni sono i veri protagonisti. Scordiamoci per sempre i nonnetti in poltrona con la pipa in bocca o le vecchine timorate che sgranano il rosario e, sia fatta la volontà dell’ormone, ed esplode la polemica sul «Memo Remigi gate», preceduto, di pochi giorni dal «Zanicchi talk».

Iva, in gara a Ballando con le Stelle, prima serata di RaiUno, sbotta contro Selvaggia Lucarelli, che le ha appena dato un voto tondo, la Zero, dandole della «Tro*a», salvo poi scusarsi in ogni dove, avendo ricevuto decine di inviti dai salotti tv dove di questo si discuteva, manco fosse l’aumento dell’inflazione o se è possibile stabilire un tetto al prezzo del gas. Si sa, Iva è fumantina e non ha mai nascosto che la compostezza da «oxfordiana tutta d’un pezzo» non le appartiene proprio, e se può e quando può, invita le coetanee a «darci dentro», nel senso che, cito testualmente, «perché mai dovrei smettere di fare l’amore? Sono nonna, ma sono donna, semmai è l’uomo che non risponde alle aspettative».

Non parrebbe appartenere alla categoria dei sedati col testosterone al minimo l’ottantaquattrenne Memo Remigi: è pomeriggio, siamo su RaiUno, in diretta, saluti ai presenti in studio, Memo sorride, mentre una manina gli scivola sulle rotondità sul posteriore di Jessica Morlacchi, che, prontamente, gliela sposta dalla «curva» inviandogli, come risposta uno sguardo che definire torvo è un eufemismo.

Apriti cielo, o meglio «apriti social!!!», fioccano come fosse neve artificiale, i commenti irati: «che vergogna, non si molesta una donna, che potrebbe essere la nipote» o «ma ai famosi tutto è permesso?» o ancora «Date del bromuro a chi ne ha bisogno», con sotto sotto, nemmeno tanto nascosto, un giudizio moralistico, una condanna senza appello per chi si macchia di «reati» così gravi. Se Iva, nonostante i carboni ardenti sui quali cammina da sempre, resta lì dov’è a cucinarsi il comune senso del linguaggio poco raffinato, Memo sloggia dal programma della Bortone, licenziato in tronco dalla Rai, che definisce intollerabile la molestia subita dalla malcapitata e un insulto verso tutte le donne. A nulla serviranno le spiegazioni date in Internet dall’arzillo Memo, che si è discolpato dicendo «cercavo di sistemarle l’alimentatore del microfono perché le stava cadendo e, dopo averlo fatto, le ho dato una pacchetta sul sedere, come per dirle “ora è tutto ok”. Ma vi pare che mi metto a palpeggiare una cantante solo per il gusto di farlo? Non sono questo tipo di persona». Niente da fare: la ghigliottina è caduta, via la testa, il boia ha fatto il suo lavoro, senza offrire al «libidinoso» almeno la possibilità di difendersi o di dare una sua versione dei fatti, la frittata è fatta e semmai, tolta dal fuoco, è meglio buttarla piuttosto che accertarsi della «qualità» delle uova sbattute... Ma oggi funziona così, la paura di non essere corretti spinge alla moderazione comunque e ovunque, sia mai che una parola di troppo risulti inopportuna o che un gesto possa essere marchiato dalla peggiore delle intenzioni, come dire, «fino a prova contraria» non ha più senso nemmeno pensarlo. Bacchettoni o meno, volgari o puritani, cominciamo tutti ad avere terrore del giudizio altrui, abbiamo (o crediamo di avere...) gli occhi, le orecchie altrui, perennemente rivolte verso di noi... Sarà una società migliore quella del «non fare troppo, statti zitto che va sempre bene». Sarà, ma, a casa mia, piuttosto che il beige color tinta tortora esangue in tutte le stanze, qualche tocco di colore acceso, fino ad ora, non ha tolto la vista a nessuno. Buona domenica.

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