APPELLO
«Ulisse Corazza ha dato la vita per la nostra città e per la libertà, si meriterebbe almeno una sepoltura più degna».
La segnalazione arriva da alcuni lettori che, in occasione del centenario delle Barricate e a pochi giorni di distanza dalla commemorazione dei defunti, sottolineano il cattivo stato in cui versa la lapide (situata nel cimitero della Villetta) e l'area circostante in cui sono sepolti Corazza e i suoi familiari più stretti. «Come si vede dall'immagine- sottolineano i lettori nella missiva - il muro attorno alla lapide è sgretolato e la scritta relativa alla moglie di Corazza è in parte illeggibile».
Chi era
Ulisse Corazza (1895-1922) muore il 4 agosto 1922 colpito dai fascisti all’altezza della scuola Filippo Corridoni.
Figlio di Icilio e Adalgisa Capacchi, nasce nel quartiere dell'Oltretorrente da famiglia di umili condizioni. Comincia fin dalla prima giovinezza, nei ritagli lasciati liberi dal lavoro di meccanico, a impegnarsi con entusiasmo e dedizione ai compiti dell'apostolato cristiano, partecipando assiduamente fin dal 1913 all'attività del circolo cattolico Domenico Maria Villa, in piazzale San Giacomo. Appena compiuti gli studi elementari viene messo al lavoro come apprendista meccanico. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, nel 1920 è eletto consigliere comunale per il Partito popolare di don Sturzo.
Con un gruppo di cattolici parmigiani si reca a Cremona, nel «feudo» di Farinacci, per esprimere solidarietà al deputato popolare Guido Miglioli, aggredito dai fascisti per le sue idee di redenzione attraverso la lotta al proletariato rurale.
Appartiene al gruppo di avanguardia cattolica. Il 4 agosto 1922, armato di moschetto partecipa alle Barricate e si presenta agli Arditi del popolo che difendono il tratto fra ponte Caprazucca e ponte Italia contro le colonne fasciste guidate da Balbo: davanti alle scuole nuove viene colpito al capo e al torace e muore dopo poche ore.
Luca Molinari
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