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Lotta alla violenza

L'onda lunga delle donne che chiedono aiuto: oltre 300 a Parma

L'onda lunga delle donne che chiedono aiuto: oltre 300 a Parma

di Giovanna Pavesi

22 Novembre 2022, 03:01

In Emilia-Romagna le donne che, nel 2021, hanno contattato un Centro antiviolenza sono state 4.934, oltre 300 in più rispetto alle 4.614 del 2020.

A dirlo sono i dati elaborati dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, esposti ieri mattina, in Regione Emilia-Romagna, in occasione della presentazione della nuova campagna di comunicazione intitolata «Senza rispetto non c’è gara» che, in occasione del 25 novembre, ha visto impegnati in un video contro la violenza di genere Marco Belinelli e Andrea Dovizioso.

Barbara Lori, assessore regionale alle Pari opportunità, descrivendo le potenzialità della campagna, confida che il loro «messaggio possa arrivare forte a tanti uomini», perché la volontà da parte della Regione è sempre stata quella di «promuovere un’idea per cui non è ammissibile, né concepibile, che le donne possano essere oggetto di violenza»: «Questa è un’emergenza che non può e non deve riguardare solo loro, ma soprattutto gli uomini, visto che abbiamo bisogno di diffondere la cultura del rispetto, a partire dai più giovani».

Le nuove accolte, su tutto il territorio regionale dai Centri antiviolenza, nel 2021 sono state 2.646, le quali hanno dichiarato di aver subito violenza psicologica (per il 90%), fisica (per il 65%), economica (per il 40%) e sessuale (per il 20%).

Il report ha evidenziato che nel 62,10% dei casi l’autore delle violenze è il partner, seguito dall’ex (nel 15,61%), da un familiare (nel 9,60%), da un amico o un conoscente (nel 6,30%), da un estraneo (nell’1,80%) o da altri (nel 4,60%).

Per Cristina Magnani, del Coordinamento dei Centri antiviolenza della regione, la violenza sulle donne «è un fenomeno di una subcultura patriarcale, maschilista e sessista purtroppo ancora molto radicata e trasversale a ogni classe economica e sociale ed è per questo che è importante mettere in campo le migliori strutture e i mezzi per combatterla».

Lori ha voluto ricordare Saman Abbas e Alice Neri (la 32enne trovata senza vita nel Modenese): «Le loro tragedie ci addolorano, ma richiamano tutti all’urgenza di fare squadra per accelerare l’impegno sul fronte della prevenzione». A Parma, dove oltre al Centro antiviolenza, contattato nel 2021 da 328 donne (le nuove accolte sono 155), esistono quattro case rifugio, con 33 posti letto, e un Centro Liberiamoci dalla Violenza dell’Azienda Usl per uomini maltrattanti (in tutta la regione, le strutture sono 11 in totale). Al momento, i maschi in percorso sono 537, di cui 130 sono persone di origine straniera, 310 hanno figli, 43 sono in carcere e 121 sono quelli inviati dai servizi territoriali.

«C’è stato un exploit nei numeri di accesso a questi centri ma non vorrei che questo fosse dovuto al fatto che serve frequentare questo tipo di percorsi per ottenere la sospensione condizionale della pena per i condannati nei reati di genere: mi auguro che, anche qui, la norma sia rivista e perfezionata, perché non può essere sufficiente presentare il certificato di iscrizione, ma deve essere attestata una frequentazione con criteri di serietà – ha puntualizzato Magnani -. È chiaro che nessuno può andare a indagare nella coscienza di un uomo maltrattante se il suo è veramente un ripensamento o una posizione di comodo, ma credo che il legislatore debba porre in essere degli elementi esterni per far sì che una forma di controllo possa esserci».

Giovanna Pavesi

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