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CINEMA

Astra, ospite Valeria Bruni Tedeschi

Astra, ospite Valeria Bruni Tedeschi

di Giovanna Pavesi

27 Novembre 2022, 03:01

«La gioventù è straordinaria: è un momento in cui il battito del cuore è accelerato, in cui ci sono i grandi slanci e i grandi desideri. Sono anni cruciali, angoscianti e gioiosi». Quel luogo straordinario dell’anima, che è la giovinezza, Valeria Bruni Tedeschi, nel suo ultimo film da regista, «Forever young – Les Amandiers», lo ha descritto così: come uno spazio di bellezza e di incanto, in cui la vita va in profondità pur rimanendo leggera.

L’idea del film, che racconta, nella Francia del 1986, gli studenti della Scuola di teatro «Les Amandiers», che lei ha frequentato, gliel’ha «regalata un amico», a cui sarà sempre riconoscente: «Mi sono resa conto che quello è stato un periodo e un terreno di giochi, di ricordi, di invenzione, di fantasia potentissimo e, di colpo, mi sono detta: abbiamo davanti a noi un’autostrada di felicità, non solo nella scrittura della sceneggiatura, ma anche nel casting, che è durato sette mesi, nel corso dei quali ho incontrato decine e decine di giovani meravigliosi e pieni di passione». Abituata a ripercorrere la sua biografia con intervalli di tempo più ravvicinati, la regista, ieri sera, al Parma Film Festival, al pubblico del cinema Astra, ha ricordato i dettagli di quel periodo di gioia. «È un lavoro che diventa completamente un’elaborazione – ha detto Bruni Tedeschi, rispondendo alle domande di Filiberto Molossi e di Benedetta Bragadini, critici cinematografici e promotori della kermesse, sulla costruzione delle diverse personalità del film -. A volte gli attori hanno improvvisato, mentre in altre circostanze mi hanno dato delle idee. A loro non ho mai chiesto di imitare o di riprodurre i personaggi: all’attrice che fa il personaggio ispirato a me non ho mai chiesto di essere come me. Ciò che viene fatta è, piuttosto, un’evocazione». Brillanti e appassionati, i talenti della scuola raccontati da Bruni Tedeschi esplorano l’esistenza con la spensieratezza tipica dei vent’anni. «Con Valeria si lavora bene, soprattutto se ci si approccia al lavoro di produttore con il sentimento con cui io cerco di farlo, che è quello di mettere gli artisti nella condizione migliore di esprimersi, questo mi gratifica molto. Se uno lo fa così, incontrarla è un dono», ha detto Angelo Barbagallo, che ha prodotto la pellicola. «Federico Fellini, sulla macchina da presa, aveva questa frase: non dimenticare che questa è una commedia - ha concluso la regista -. Il fatto che la vita lo sia non toglie la possibilità di raccontare il dolore e la complessità dell’animo umano in modo profondo. Però cerchiamo sempre di afferrare la commedia, appena ci è possibile».

Giovanna Pavesi

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