Scomparso
Era un uomo dolce in tutti sensi. Primo, perché aveva un carattere eccezionale: solare, generoso e disponibile. E, secondo, perché, con il «dolce» , ha avuto a che fare una vita come maestro pasticcere.
Antonio Coruzzi, noto e stimato pasticcere parmigiano, titolare per tanti anni della pasticceria di via Montebello, è deceduto nei giorni scorsi al 87 anni. Langhiranese, da bambino di trasferì a Torino con la famiglia poiché il padre era dipendente della Fiat. E proprio a Torino, capitale del dolce e del cioccolato, Antonio, frequentò la scuola di pasticceria, diplomandosi, per poi lavorare in alcune premiate pasticcerie torinesi. Ed è proprio, all’ombra della Mole Antonelliana, che affinò l’arte del dolce che, in seguito, portò nella nostra città. Nel 1959 il ritorno nella sua terra d’origine ed il felice matrimonio con Silvana Bisi dalla quale ebbe due figlie. Aprì una pasticceria a Langhirano, proprio nel centro del paese, per poi coronare il suo grande sogno aprendo un esercizio a Parma in Via Montebello, destinato a divenire una famosa pasticceria dove Antonio creava i suoi capolavori. Infatti, era abilissimo nel fare tutti i dolci: dalle torte, alle paste (imbattibili i suoi cannoncini) e il cioccolato che lavorava alla grande con estro e quel tocco classico che aveva imparato dai suoi maestri piemontesi.
Infatti, la sua pasticceria, la volle battezzare proprio «Torinese». Sofferente di cuore, a 44 anni, dovette cedere l’attività in quanto non poteva più seguire un lavoro così pesante. Molti lo ricordano ancora con il suo bianco grembiule alle prese con quegli ingredienti magici in grado di far sbocciare autentici peccati di gola come le sfiziose «violette di Parma» che candiva con cura. Come pure, indimenticabile, il suo monumento dolce: un Teatro Regio in pasta di mandorle del quale fece omaggio a Renata Tebaldi.
Coruzzi era un appassionato lettore, innanzitutto della sua amata Gazzetta di Parma, ma anche di tutte quelle pubblicazioni inerenti l’arte pasticcera. Fu per anni docente della scuola pasticcera dell’Iscom, ricoprì la carica di direttore del Tennis Club President e fu una delle anime organizzative dell’ «Aarc» (Associazione per l’assistenza e la ricerca in Cardiochirurgia), sodalizio fondato nel 1992 da un gruppo di cardio-operati che, dal momento della propria fondazione, ha concretamente sostenuto i reparti cardiologici del nostro Ospedale con la donazione di strumentazioni, al fine di promuovere il potenziamento ed il miglioramento dei servizi e dei presidi diagnostico-terapeutici del centro di Cardiochirurgia. Inoltre i volontari «Aarc», Antonio in primis, non hanno mai fatto mancare la loro solidarietà a quanti stavano vivendo la difficile esperienza di un intervento cardiaco. Era legatissimo alla famiglia: alla moglie Silvana, alle figlie Elena e Daniela, ai nipoti Giada, Sofia, Manuela e Francesco e ai pronipoti Jari, Mattia, Martina, Asia, Naike e Lara.
Il rito funebre si svolgerà domani alle 10 nella chiesa dello Spirito Santo indi al cimitero di Marore.
Lorenzo Sartorio
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