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INCHIESTA

In centro sempre più negozi chiusi: sono 19 solo in via Garibaldi

Sempre più negozi chiusi: commercio in crisi

di Luca Pelagatti

08 Dicembre 2022, 03:01

Gli ingredienti, in teoria, ci sono tutti: le luminarie, l'albero in piazza, le vetrine piene di lusinghe, ché anche in giorni balordi come i nostri almeno alla magia del Natale è doveroso cedere. Insomma, la scena è proprio quella che ti aspetti. Se non per un dettaglio che stride e stona: tra tante luci ci sono molti rettangoli bui, tra le insegne spiccano troppi cartelli. Non sono auguri: portano la scritta «vendesi» o «affittasi».

Che il commercio, dopo la pandemia, stia vivendo un periodo difficilissimo lo sanno tutti. Ma per capire quanto cupi siano i tempi basta passeggiare per il centro dove i negozi chiusi sono ormai legione. Non solo: alla seconda occhiata si nota che su molte vetrine le ragnatele fanno velo come accade quando i mesi di inattività diventano anni.

«Colpa della crisi e delle vendite online - si potrebbe obiettare. - E poi è un problema che riguarda sempre le stesse zone». Forse un tempo ci si poteva consolare così: ora la cappa di mestizia si sta allargando e contagia anche quelli che furono i salotti buoni. La sensazione è che ormai nessuno possa più dirsi al sicuro.

Via Garibaldi

Che la strada che porta verso la Pilotta e il Regio sconti fuga di esercenti e disaffezione dei parmigiani è cosa conclamata. Ma mese dopo mese le rughe sono sempre più evidenti e non basta il belletto delle luminarie a nasconderlo. Dall'incrocio con via Mazzini a quello con viale Fratti sono infatti ben diciannove i negozi sfitti mentre continua ad aumentare il numero di sgangherati minimarket etnici e kebaberie. Ad oggi sono undici ma a sentire chi ci abita è questione di giorni prima che almeno altri due accendano gli spiedi.

«Fino a non molto tempo fa erano concentrati verso il fondo della strada ma adesso stanno invadendo le altre aree. A breve verrà aperto un kebab proprio di fronte al Teatro Regio: per una città che si sogna la verdiana capitale della Food valley pare una beffa», allarga le braccia un vicino. Ma anche questi sono i segni del mondo che cambia, inutile stupirsi. E forse è la parola strolghino che campeggia proprio a fianco, nella insegna vicina, ad apparire esotica.

Via Mazzini

Un tempo era la strada dei grandi magazzini: di grande oggi è rimasto poco. Parliamo di via Mazzini che negli ultimi tempi ha visto scomparire molte insegne storiche. E poco conta che questo sia davvero il cuore del centro. Lungo la strada, dal Ponte di Mezzo in giù ci sono molti negozi sfitti: per la precisione sono otto e tra questi anche alcuni di ampia metratura, con diversi occhi di vetrine. Vederle malinconicamente mimetizzate da fogli di carta fa capire che per una nuova vita occorrerà attendere. E incrociare le dita.

Via Repubblica

Cedere al pessimismo, si sa, non è mai una buona idea. Ecco perché nel nostro piccolo tour è bello sostare in Piazza dove ci si può compiacere di un rinnovato entusiasmo. Alle spalle di Garibaldi, infatti, bar e locali, per qualche anno specie in via di estinzione, stanno riaprendo e rinnovando insegne e panorama. Anche se si capisce presto che il sospiro di sollievo è cosa passeggera. Via Repubblica, persino di fronte ai portici del Grano si annuncia infatti con una vetrina spenta: colpisce pensare che ha accolto intere generazioni di lettori parmigiani in cerca dei libri del cuore. E non è un caso isolato: nel tratto che arriva fino a via XXII Luglio sono cinque in tutto gli esercizi spenti mentre arrivando fino in fondo, a barriera Vittorio Emanuele, si raggiunge quota quattordici.

Nelle laterali, se è possibile, è pure peggio. In via Saffi, arrivati a contare dieci negozi sbarrati si perde il conto: qui ci sono esercizi chiusi da talmente tanto tempo che è scomparsa persino la scritta «affittasi». Ed è difficile distinguere negozi in disuso e ossidati garage.

Non si salva nulla, dunque? In realtà non è così, qualche strada che resiste c'è. Ma parliamo giusto di via Farini e via Cavour dove ancora il contagio dell'«offresi negozio con magazzino» sembra non essere arrivato, dove locali da spritz o shop di grandi catene globali mantengono il loro appeal. Ma pochi passi ancora e la penombra torna ad assediare i marciapiedi. Uno studio di Confcommercio sulla «Demografia d’impresa» racconta che in nove anni in Italia sono scomparsi quasi 85mila negozi e Parma segue la tendenza. Crescono le vetrine spente, aumentano i cartelli affittasi. E si spegne quello che era il volto più piacevole della città. Chissà che nella letterina qualcuno ormai non inizi a chiedere di trovare sotto l'albero le botteghe di un tempo. Perché è vero che gli ingredienti del Natale ci sono quasi tutti. Il rischio è che alla fine manchi però la vita.

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