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IL CASO

Misurina, via gli ultimi pazienti: ecco le ipotesi per il futuro

Misurina, via gli ultimi pazienti: ecco le ipotesi per il futuro

di Chiara Cacciani e Luca Molinari

28 Dicembre 2022, 03:01

La Vigilia di Natale si sono spente le luci in tutte le camere dell'istituto Pio XII di Misurina. Come annunciato a settembre dalla Diocesi, il centro per la cura dell'asma infantile ha dimesso gli ultimi giovanissimi pazienti e chiuso i battenti.

Insostenibili le spese a carico dell'Opera diocesana San Bernardo degli Uberti (la realtà proprietaria della struttura per conto della diocesi), come conferma il presidente Roberto Arduini: «Negli ultimi anni le perdite si aggiravano intorno ai 700mila euro all'anno: era ingiusto e persino immorale continuare così».

Oggi all'interno si lavora ancora, ma per la sicurezza della struttura, a partire dall'impianto d'allarme, e per portare via ciò che lì non può restare: dalle cartelle cliniche ai macchinari e alle attrezzature più delicate. Chi tra i dipendenti e le dipendenti lo vorrà, potrà continuare a lavorare nelle strutture per anziani che l'Opera diocesana ha a Porporano e Trecasali.

Nel frattempo si continua a interrogarsi sul futuro di Misurina: perché l'istituto Pio XII «è» Misurina. Ne ha parlato in questi giorni anche il governatore del Veneto Luca Zaia, in occasione della conferenza stampa di fine anno.

Le parole di Zaia

«L'Istituto Pio XII lo abbiamo nel cuore - ha dichiarato - è una partita su cui continuiamo a lavorare e non c'è, come dice qualcuno, la volontà di voler chiudere una cosa perfetta e che funziona». Ribadendo poi che «lì ci si può fare solo una struttura che eroga cure mediche, lo dice la destinazione urbanistica» e bollando come «dichiarazioni da lazzaroni» quelle che invitano a chiudere il centro per farne un hotel per le Olimpiadi».

«La verità - ha proseguito Zaia - è che noi confermiamo il budget e negli anni lo abbiamo anche aumentato ma se i pazienti non arrivano, la Diocesi di Parma giustamente dice “Dobbiamo trovare soluzioni”. Noi siamo aperti a qualsiasi possibilità per aiutare il vescovo Solmi affinché Misurina non chiuda, ma restando all'interno della destinazione sanitaria». Ha definito quindi «dichiarazioni fantasiose» quelle secondo cui «dovremmo andare a chiudere tutto per fare alberghi per le Olimpiadi». Il vero problema? «Se i pediatri non li mandano, e non accuso i pediatri perché non sono loro che decidono - ha concluso il governatore del Veneto - i pazienti ovviamente non ci sono».

«Più offerta di cure»

«Nulla da eccepire rispetto alle dichiarazioni di Zaia: sono tutte cose vere. Mancano solo di concretezza: qual è la soluzione sostenibile che oggi possiamo proporre?», domanda e si domanda Arduini. «Abbiamo ribadito più volte che il problema dell'Istituto è economico e legato alla carenza di domanda. Ha a che fare soprattutto con la stagionalità delle cure che proponevamo: i bambini salgono a luglio, agosto e negli altri brevi periodi in cui le scuole restano chiuse».

Troppo poco, dunque, per pensare di sopravvivere. «Il futuro che vedo? Occorre uno studio davvero approfondito, in modo tale da capire quali siamo le esigenze del territorio: non ci dimentichiamo qual è il luogo che ospita la struttura - continua Arduini -. E' necessario ragionare su quali possano essere le attività sanitarie residenziali che consentano il pareggio del bilancio». Che tradotto significa «ampliare l'offerta di servizi e cure sanitarie che non abbiano una stagionalità basata su calendario scolastico».

Che la strada maestra sia quella di una «riconversione sanitaria» lo sottolinea anche il vescovo Enrico Solmi: «Si è arrivati alla dolorosa decisione di chiudere il comparto sanitario ma c'è la totale e immediata disponibilità a dialogare, se ci fosse, con qualsiasi realtà volesse assumersene la gestione - spiega - La necessità è quella di ampliare la possibilità terapeutica: la vocazione di Misurina è legata all’asma infantile ma si presta anche ad altre cure. E su questo diventa essenziale il supporto della Regione Veneto ed espresso da Zaia».

L'ipotesi di un «piano B»

Se non si dovessero realizzare gli auspici, l'ultima carta sarebbe - annuncia il vescovo - «far ritornare l'Istituto, sempre in dialogo con le autorità locali e la Regione, alla sua origine di villaggio alpino: un luogo di accoglienza per chi altrimenti non potrebbe fare nessuna vacanza, e aperto a gruppi che fanno esperienze formative ed educative». Destinazione d'uso permettendo. Ma intanto sgombrando il campo dalle illazioni più: «Nessuno ha intenzione di lucrare e di fare della struttura un albergo a 5 stelle: chi l’ha detto, l’ha fatto non conoscendo o in malafede»..

Chiara Cacciani

Luca Molinari

© Riproduzione riservata

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