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IL DIVIETO

Vietate le sigarette all'aperto: Modena fa da apripista, ma Parma è scettica «Provvedimento esagerato»

Vietate le sigarette all'aperto: Modena fa da apripista, ma Parma è scettica «Provvedimento esagerato»

di Chiara Cacciani Andrea Grassi

04 Gennaio 2023, 03:01

A Modena un’ordinanza del Comune annuncia le pulizie di – in realtà, «da» - primavera. Il 21 marzo scatterà il divieto di fumo nelle aree all’aperto «sensibili» per la protezione della salute: i parchi gioco, le aree prossime agli ingressi di uffici pubblici, scuole e università, quelle adiacenti ai servizi per l’infanzia e le fermate dei bus. Cartello in bella vista, multa da 25 a 500 euro.

Posto che non serve sempre inventare ma è lecito anche copiare buone pratiche, le domande sono: il provvedimento è utile e, se sì, potrebbe essere esportato – un esempio a caso - a Parma? Si sente di escluderlo l’assessore alla Sicurezza di cittadini Francesco De Vanna: «Il tema dell'educazione a corretti stili di vita è condivisibile. Ma i dati scientifici ci dicono che l’incidenza del fumo passivo in spazi aperti non è alta e al momento a Parma, rispetto ad altre problematiche, non riceviamo segnalazioni di questo tipo. Oggi sarebbe una battaglia in parte spuntata e in parte ideologica».

Spuntata per l’anello debole di molte ordinanze, pandemia insegna: chi controlla? «Francamente andare a verificare se un genitore fuma mentre il bimbo è sull’altalena diventa complicato – ammette -. Tra l’altro io vedo una buona cultura della fruizione degli spazi pubblici. Un esempio? Davanti all'ingresso del Duc noto un rispetto elevato per i colleghi non fumatori. Se da Ministero o Regione arrivassero inviti a una maggiore attenzione, potremmo varare nuovi divieti, ma ora non è una priorità».

«Bene come misura di rispetto della salute altrui, bene in chiave educativa soprattutto di fronte a bambine e bambini, così come può esserlo non fumare in casa - giudica l'ordinanza Maria Majori, direttrice della Pneumologia ed endoscopia toracica dell’ospedale Maggiore-. Dire che avrà un impatto significativo sull'aria che respiriamo e sull’incidenza delle malattie polmonari, va dimostrato».

Servirebbero dati: quanto il fumo resti nell’aria, quale impatto – e quale interazione - rispetto a tutti gli altri inquinanti ambientali. E ampliare allora il discorso alle aree che escono dall’ordinanza. Il caso più lampante? I locali con tavolini all’aperto, dove oggi i fumatori hanno libero accesso.

«Il fatto che possa risultare problematico vigilare sul rispetto di una norma, non è una ragione sufficiente per non diffondere messaggi di sensibilizzazione. Vedremo come ne sarà data concretezza», è il primo commento di Giuliano Giucastro, responsabile dei Centri Anti-fumo dell'Ausl. Che difende l'utilità, in generale, delle iniziative di prevenzione: «Gli esempi del passato, dal primo divieto nei cinema alla legge Sirchia, hanno portato a un adeguamento dei comportamenti. I provvedimenti sono stati accettati dalla maggioranza della popolazione e si sono dimostrati strategie di salute pubblica: oggi i fumatori sono il 22% della popolazione sopra i 14 anni, fino a metà del secolo scorso il dato era 50-60. L’effetto è evidente». Ecco perché Giucastro rilancia: «La liceità di sigaretta elettronica e tabacco riscaldato negli ambienti chiusi ci fa rischiare il passo indietro. Suggerirei di tenere in considerazione questi aspetti».

Intanto, se Modena vieta il fumo per motivi di salute, Miami lo fa dal 1° gennaio contro i danni ambientali delle cicche in spiagge e parchi. In entrambi i casi ricorre il numero 60: i giorni entro cui pagare la multa a Modena e quelli di carcere come sanzione massima a Miami.

Come reagirebbero i parmigiani se venissero applicati anche in città i divieti di fumo in vigore a Modena? Lo abbiamo chiesto ad alcuni cittadini. «Penso che il divieto di fumo all’aperto sia una cosa un po’ esagerata – esordisce Nicola Ambrosini, che gestisce una tabaccheria in via D’Azeglio -. Sono d’accordo sul divieto nei locali al chiuso, come in tutti i locali pubblici. Infatti, mi ricordo che era terribile andare al ristorante quando si poteva fumare liberamente. Il divieto all’aperto mi sembra però una restrizione esagerata».

Anche Annamaria e Stefania, che lavorano in una tabaccheria, si dicono contrarie ai divieti. «All’aperto per me si può fumare, la norma antifumo la trovo un po’ esagerata» dichiara Annamaria.

«Anche per me è una decisione un po’ esagerata perché fumare all'esterno non danneggia nessuno – aggiunge Stefania -. È già chiaro che non bisogna fumare vicino a donne incinte e bambini. Basterebbe un po' di buonsenso».

«Io personalmente non fumo e sarei assolutamente d’accordo se questi divieti venissero introdotti anche a Parma» replica invece Leonardo Pastori, padre di due bambini. Silvia Cammarasana, al contrario, afferma: «Essendo una fumatrice non sarei completamente d’accordo. Ormai è diventata una cosa abituale e se i giovani vogliono iniziare a fumare iniziano comunque, con o senza divieti».

«All’interno dei parchi pubblici e davanti alle scuole potrebbe essere una buona idea – sostiene Marzia Grassi, proprietaria di un bar in Via D’Azeglio -. Io stessa che fumo, sono favorevole al divieto».

Anche Lorenzo Paini, studente, dichiara che sarebbe favorevole ai divieti, qualora venissero applicati anche nella nostra città: «I motivi per cui sono a favore sono due: il primo è che respirare il fumo passivo ha effetti negativi tanto quanto una sigaretta. Il secondo è che, spesso, i fumatori buttano per terra i mozziconi creando danni anche a zone verdi come i parchi pubblici». Opinioni contrastanti, dunque, anche se al momento il Comune di Parma non ha tra i suoi progetti quello di seguire la strada di Modena.

Chiara Cacciani

Andrea Grassi

© Riproduzione riservata

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