Marco Agnetti
Un malore improvviso l’ha stroncato a 50 anni, mentre, come ogni giorno, era intento a compiere il suo dovere sul posto di lavoro. Sì, perché Marco Agnetti, che tutti a Sorbolo lo conoscevano come «Agno», era così: un grande lavoratore. Marco, infatti, dopo gli studi di ragioneria, aveva iniziato a lavorare come facchino in una cooperativa.
Tutta la comunità di Sorbolo è incredula per la morte prematura di «Agno»: i tantissimi che lo conoscevano e che in questi giorni sono accorsi al rosario e al funerale in suo ricordo, parlano del suo grande spirito di solidarietà, fratellanza e appartenenza, al lavoro e tra gli amici. Marco Agnetti ha frequentato fin da giovane il gruppo che quasi tutti i giorni si ritrovava al bar Pippo, quando dietro al bancone c’era ancora Bruno Corradi. In quel crocevia di diverse compagnie che in quel luogo si univano, aveva il dono di essere un buon amico. Nonostante fosse una persona riservata, che non voleva risultare protagonista, c’era sempre, per tutti. Gli veniva naturale, con gli amici del bar, delle vacanze e delle feste. «Agno» è stato, infatti, fin dalla prima metà degli anni ‘90, uno degli organizzatori della celebre Festa della birra. E poi è nato l’amore con Elisa, la sua compagna, di origini filippine, dal quale 12 anni fa è nato Matteo. Di Marco gli amici ricordano anche la grandissima passione per la squadra calcistica del Brescia. Mentre allora quasi tutti gli amici erano tifosi del Parma, al culmine della sua popolarità, vuoi per il suo amore per il calcio, vuoi per il suo spirito «bastian contrario», ad un certo punto ha infatti iniziato a frequentare lo stadio bresciano per assistere alle partite in casa e, anche, seguire i tifosi nelle trasferte. Al funerale, infatti, una delegazione degli ultras del Brescia hanno raggiunto Sorbolo e hanno donato una maglia con scritto «Agno» sulle spalle a Elisa, Matteo e la mamma Ugana. Inoltre ieri Marco è stato ricordato dai tifosi allo stadio Rigamonti della città lombarda, con uno striscione a lui dedicato ad opera della curva nord. «Ci ha lasciati un nostro fratello da più di un decennio – ha ricordato il coordinatore del Brescia club Fabio Minelli –. Un ragazzo d’oro, senza falsa retorica. Se abbiamo conosciuto una persona così speciale lo dobbiamo a Maurizio Ganz. Fu infatti per l’affetto che aveva per questo calciatore che Marco ha iniziato, prima a simpatizzare e poi a tifare per il nostro Brescia. In casa e in trasferta si integrava perfettamente col nostro gruppo e quando poteva, veniva pure a cene o eventi programmati». Gli amici sorbolesi presto si adopereranno per non lasciare soli nel proprio dolore Elisa e il figlio.
Christian Marchi
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