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TEMPESTA PERFETTA

La grande nevicata del 1985: Parma nella morsa del gelo siberiano

La grande nevicata del 1985: Parma nella morsa del gelo siberiano

di Gian Luca Zurlini

16 Gennaio 2023, 03:01

Sono passati 38 anni da quello storico gennaio del 1985. E rievocarlo adesso, che a far parlare sono i record del caldo, sembra paradossale. Ma per chi ha vissuto quei giorni il ricordo è ancora nitido. Ed è il ricordo di qualcosa di epocale e unico. Parliamo di giornate in cui la temperatura arrivò a minime siberiane, con (ed è un dato rimasto agli atti), punte di -27 gradi al Campus universitario e di -18 in città. E quando si ritornò fra i -5 e i - 6 quasi quasi si era contenti perché «finalmente è caldo». In quell'indimenticabile 1985 si realizzò su Parma e sull'Italia, una sorta di «tempesta perfetta». Prima il freddo polare, poi la tormenta e quindi ancora il freddo: la neve caduta fu talmente tanta che gli spartineve non riuscivano più a liberare le strade, tale era l'accumulo ai bordi. E l'immediata gelata fece il resto.

Le strade impraticabili

Due giorni di fila di tormenta di neve e poi altri fiocchi in seguito sotto cui ogni cosa veniva sepolta dal gelo senza precedenti e da un bianco quasi accecante. Risultato pratico: tutte le strade principali ridotte a lastre di ghiaccio con due «binari» che si formavano dove c'era il transito dei mezzi. Tutte le vie secondarie, invece, totalmente impraticabili in quanto impossibile da liberare. Non si riusciva a uscire dai garage nei seminterrati e allo stesso modo erano bloccate da neve alta un metro le auto parcheggiate ai lati delle strade.

Gasolio gelato e batterie «saltate»

Molti automobilisti scoprirono, a loro spese, che il gasolio poteva gelare nei serbatoi, perché aveva la paraffina all'interno. E così si assisteva a improbabili scene di persone che cercavano di «scaldare» l'auto con stufette per cercare di farla ripartire, con scarso successo. Nelle auto, non accessoriate come quelle di oggi, si formava una cortina di ghiaccio persino quando si appannava la parte interna del vetro. E la maggior parte delle batterie andò completamente a terra, con le auto bloccate in attesa di un disgelo che non arrivava. L'unico modo per muoversi era a piedi in un gelo che a mezzogiorno i primi termometri digitali certificavano con una terrificante doppia cifra nel momento più «caldo» della giornata.

Il drammatico «dopo»

Non meno difficile fu il «dopo»: allagamenti ovunque nelle case per i contatori gelati che saltavano improvvisamente e poi, in primavera, il passaggio al giallo come colore dominante: solo gli abeti rossi e magnolie resistettero a quel terribile inverno: siepi, fiori, olivi e piante di ogni tipo cedettero al gelo «azzerando» i giardini. Un inverno che non ha più avuto repliche. E, viene da dire, meno male.

Gian Luca Zurlini

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