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DISAGIO

Giovani fragili e problematici in aumento: 1 su 10 ha disturbi neuropsichiatrici

Giovani fragili e problematici in aumento: 1 su 10 ha disturbi neuropsichiatrici

di Pierluigi Dallapina

17 Gennaio 2023, 03:01

Disturbi legati all'autismo (allo spettro autistico, per la precisione), ai comportamenti alimentari e disturbi psicopatologici: negli ultimi dieci anni l'aumento di questi problemi nella fascia d'età che va dagli 0 ai 18 anni è vertiginoso, con punte, in alcuni casi, superiori al 200%. Ma non è finita, perché esistono altri disturbi, tipo quelli dell'apprendimento e dell'attenzione, che nello stesso lasso di tempo sono cresciuti di oltre l'80%. Della serie: bambini e giovani sono sempre più fragili, più problematici. «Uno su dieci presenta una patologia neuropsichiatrica». Antonella Squarcia, direttrice della Neuropsichiatria infantile dell'Ausl lancia l'allarme e lo fa da Betania, la comunità di recupero presieduta da don Luigi Valentini che ieri ha ospitato il convegno «Comportamenti a rischio in una comunità educante».

I più piccoli e gli adolescenti sono sempre più sull'orlo di una crisi di nervi perché, forse, anche le famiglie e la società nel suo complesso non godono di ottima salute. Eppure la scienza sa già indicare i possibili rimedi. Si tratta di metterli in pratica. «Per educare un fanciullo serve un villaggio», recita un proverbio africano. «È importante agire nelle prima fasi di vita del bambino, già a partire dalla gravidanza. Nei primi sei anni di vita bisogna ridurre il più possibile traumi, abusi, violenze e trascuratezza, perché producono molti danni nelle persone in crescita» avverte Pietro Pellegrini, sub commissario alla Sanità dell'Ausl.

Il boom dei disturbi
I giovani di Parma e provincia stanno male. Ovvio, non tutti, ma quelli in crisi sono sempre di più. Lo dicono i dati: +240,8% dei disturbi dello spettro autistico tra il 2011 e il 2021, +222,6% dei disturbi del comportamento alimentare e +112% dei disturbi psicopatologici. E ancora: +89% dei disturbi specifici dell'apprendimento, +82% dei disturbi delle funzioni «attentive» e +53% dei disturbi legati al linguaggio. In crescita (+37%) anche i disturbi del comportamento. Il quadro è preoccupante, perché è tracciato da chi, per mestiere, non è certo abituato ad abbandonarsi a facili allarmismi.

«Negli ultimi dieci anni - continua Squarcia - c'è stato un incremento enorme dell'utenza, passato dal 6 al 10% della popolazione target». Un termine, popolazione target, usato per indicare quelle 71.411 persone sparse in tutta la provincia che hanno tra gli 0 e i 17 anni.

«Sono cambiati i pazienti che accedono al servizio. Ora hanno criticità maggiori e il picco dei disturbi riguarda la fascia tra i 6 e i 10 anni». I più a rischio sono i figli degli immigrati. «Negli ultimi due anni l'accesso degli stranieri al nostro servizio è aumentato del 20%. Sembra che l'essere straniero sia uno svantaggio».

Dalla diagnosi alla cura. «Forse è il momento di ripensare i paradigmi che accompagnano i nostri bimbi nella crescita. Le sofferenze possono derivare dalla nostra modalità di vita. Non possiamo permetterci una società in cui i problemi neuropsichiatrici aumentano al ritmo di oggi».

Dollari risparmiati
Prevenire è meglio che curare. Lo slogan di una vecchia pubblicità di un dentifricio, nella sua semplicità e immediatezza, resta attuale e valido anche nei contesti scientifici. «Esistono studi che dimostrano - ricorda Pellegrini - che investire un dollaro a favore dei bambini in età evolutiva ne fa risparmiare 17 quando saranno in età adulta». Insomma, la prevenzione conviene.

«Investire nella prevenzione rappresenta un'enorme risorsa per la comunità», sottolinea Gilberto Gerra, dell'unità Prevenzione, innovazione e ricerca dell'Ausl. «Bisogna andare oltre la prevenzione delle singole situazioni di rischio. Serve un'azione condivisa da parte di tutta la comunità educante». Gli adulti, dovrebbero essere i primi a dare esempi positivi. E poi bisogna ridurre le disuguaglianze, perché, ricorda sempre Gerra, l'abbandono scolastico «aumenta dal 30 al 50% la vulnerabilità dei ragazzi alle sostanze».

Molto citati, ma poco coinvolti, anzi, troppo spesso guardati con diffidenza, i giovani devono tornare ad essere protagonisti della società in cui vivono. «È importante coinvolgere gli adolescenti nella progettazione della loro comunità». E per riuscirci, conclude Gerra, «noi adulti dovremmo imparare ad ascoltare prima di dare ordini».

Pierluigi Dallapina

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