Intervista al nuovo comandante
La legge è uguale per tutti. Ma non tutti gli uomini che si occupano di legge sono uguali. Ciascuno ha il proprio atteggiamento, il proprio stile. Assolutamente particolare.
«Ecco, se dovessi definire il mio approccio partirei dalla mia propensione ad osservare, a raccogliere dati ed informazioni. E solo poi, con le idee più chiare, intervenire con intensità». Enrico Usai viene dalla Digos e in qualche modo si nota, si vede. Per diversi anni, qui a Parma, ha diretto l'ufficio della questura che più di ogni altro fa della attività di investigazione discreta la propria forza. Quell'impostazione che deriva dall'esperienza l'ha fatta propria. E lo dimostra parlando di sé e soprattutto di quello che lo attende.
Quarant'anni, origini sarde e una laurea presa in Piemonte, questo vice questore aggiunto della polizia di Stato prestato alla polizia locale ha assunto l'incarico di comandante del corpo municipale da poche ore, prendendo il posto di Michele Cassano, tornato a Bari. E anche se, ovviamente, sta vivendo una fase di doveroso ambientamento dimostra di avere le idee chiare.
«Porterò il mio modo di operare nel nuovo incarico, adattandomi alle mutate circostanze ma, soprattutto, cercando di trasferire ai cittadini un forte segnale di presenza, di vicinanza».
E questa, forse è la sfida più grande in una città che, da tempo, vive un certo smarrimento, che fatica a riconoscersi. «Ecco perché credo molto nella figura dell'agente di comunità, dell'operatore in divisa che gira tra le strade e la gente e che con la gente dialoga. Perché questo contatto rassicura il cittadino, lo conforta ma nello stesso tempo permette di cogliere le esigenze e le emergenze che ci attendono».
Un'attività che, però, richiede risorse e uomini. E la pianta organica ridotta da tempo è una zavorra della polizia locale. «Ci sono ora buoni segnali: entro quest'anno il corpo assumerà venti nuovi agenti che saranno una cinquantina entro il 2024». Una iniezione di nuovo entusiasmo per un lavoro grande da svolgere che Usai suddivide su ambiti diversi: «Uno dei campi su cui ci dovremo sicuramente concentrare riguarda la sfida ambientale: il compito del corpo, in questo settore, è fondamentale per evitare che la scorretta gestione dei rifiuti crei aree degradate. Nello stesso modo fondamentale è il lavoro da fare sul commercio: dobbiamo impedire che esercenti poco rispettosi creino problemi alle aree dove operano. E in questo senso vigilare sulla distribuzione dell'alcol è prioritario».
Sì, perché Usai lo ribadisce, comportamenti sguaiati, maleducati, incivili non devono essere consentiti: «Il rispetto delle regole è fondamentale: anche se in assenza di atti penalmente perseguibili, occorre intervenire prima che si formino sacche o contesti di vero degrado. Dopo, può essere tardi». Un'osservazione tempestiva che il comandante vuole destinare anche al tema, purtroppo molto attuale, delle cosiddette, baby gang. «Il termine è sbagliato, non sono gang quanto piuttosto raggruppamenti di ragazzi non seguiti che vanno controllati. Anche e soprattutto per il loro bene, oltre che per evitare che certi loro comportamenti creino disturbo e allarme».
Ma per fare tutto questo, ribadisce Usai, non serve «fingersi altri. Ma soltanto essere se stessi. Ecco, io credo che la vera strategia da seguire preveda che la polizia locale esprima con convinzione le proprie capacità, i propri compiti istituzionali facendo emergere le capacità specifiche del corpo, quelli che da sempre sono di assoluta pertinenza. Credo che quello che ci viene richiesto è svolgere al meglio possibile l'ampia serie di compiti a cui siamo chiamati. Tutto questo garantendo il rapporto diretto con i cittadini, esprimendo compiutamente il concetto di polizia di prossimità».
Molti dettagli, molti aspetti operativi, fa capire Usai, in questa fase sono ancora da definire, da elaborare. Ma la linea, grosso modo, è segnata. «Non dobbiamo emulare o sovrapporci ad altri: piuttosto svolgere bene il nostro lavoro di ogni giorno».
Qualcuno ha scritto che l'onore consiste nel recitare fino in fondo la propria parte. E questo, è ovvio, vale anche per gli uomini che si occupano di legge.
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