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Proroga volontaria della pensione

Medici di base, nuove regole: al lavoro fino a 72 anni

Medici di base, nuove regole: al lavoro fino a 72 anni

di Monica Tiezzi

20 Febbraio 2023, 03:01

Se, come appare scontato, la norma sarà definitivamente approvata domani dal Parlamento all'interno del decreto milleproroghe, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta potranno rimanere in servizio, fino al 31 dicembre 2026, fino al compimento dei 72 anni di età, invece di 70, età nella quale oggi scatta l'obbligo di di pensionamento.

Una decisione nata, recita la motivazione, per «far fronte alle esigenze del servizio sanitario e garantire i Lea (Livelli essenziali di assistenza), in assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile», e «a richiesta degli interessati», per libera scelta del professionista. Si tratta di tamponare una situazione complessa, che vede una medicina di base sempre più «povera» di professionisti. Se infatti i 70 anni sono il limite massimo per restare al lavoro, non sono pochi i medici che, maturate le condizioni, decidono di lasciare l'ambulatorio prima.

Solo l'anno scorso, sui 265 medici di base in convenzione con il servizio sanitario a Parma e provincia, hanno lasciato l'incarico in 53, vale a dire il 20%, mentre 18 risultano «provvisori», cioè senza la titolarità dell'incarico. In sette, sempre su 265 professionisti, hanno compiuto o compiranno 70 anni nel 2023. Mentre fra i 61 pediatri di libera scelta di Parma e provincia, nel 2023 in tre compiono 70 anni. Non sono numeri alti, ma se almeno qualcuno di loro decidesse di restare, l'assistenza di base sarebbe salva per qualche migliaio di assistiti.

Come Andrea Manotti, medico di base a Corcagnano e specialista in ematologia, che a maggio compie 70 e che ha già fatto richiesta all'Ausl di poter restare in servizio: «Mi piace il mio lavoro, ho fatto tanti sacrifici per questo ambulatorio, mi sento in forma e i miei pazienti erano tutti dispiaciuti quando ho annunciato che avrei chiuso lo studio - spiega la sia decisione - Credo anche che sia giusto concedere un paio di anni di transizione ai giovani medici. Ne conosco alcuni, che sono venuti come corsisti nel mio ambulatorio: soprattutto dopo il Covid molti di loro sono spaesati, disorientati».

L'età media dei medici di medicina generale è abbastanza alta, e il ricambio generazionale non facile. Sui 247 medici di medicina generale iscritti all’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Parma, 33 nel 2023 compiranno fra i 68 e i 70 anni.

Per il presidente dell'Ordine dei medici ed odontoiatri di Parma, Pierantonio Muzzetto, il problema sta a monte, nella formazione e nell'ingresso nel lavoro dei giovani medici, e posticipare la pensione è solo un palliativo. «Solo con la riorganizzazione dei corsi di specializzazione e formazione per la medicina generale si potrà ottenere l’introduzione di forze nuove che si formeranno all’interno delle strutture deputate (reparti ospedalieri o medicina di gruppo - case della salute) sotto tutela di un tutor formatore, riapplicando quel modus operandi in vigore negli anni 70 e 80 che ha portato a supplire alla carenza di organici, ma allo stesso tempo a formare realmente con esperienza tecnica sul campo e responsabilità connesse», dice Muzzetto.

Per il presidente dell'Ordine dei medici, la soluzione prospettata dell’apertura dei corsi di laurea a un numero crescente di studenti o l'ampliamento di posti nelle scuole di specializzazione «è un primo rimedio, ma che non colma i cinque o tre anni necessari per entrare nel mondo del lavoro. Suona piuttosto come una palliazione di una morte preannunciata del medico, favorita da certe politiche che aprono la strada alla sostituzione del medico con altre figure che dovrebbero averne la funzione, ma non sono formate alla stessa».

Il problema per Muzzetto troverebbe soluzione «facendo fare il medico a chi per questo si è formato, concludendo un percorso di studi che lo ha portato a conseguire la laurea in medicina, anche se proveniente da altre facoltà sanitarie, senza creare un “cyborg” con parti mediche o non mediche».

Monica Tiezzi

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