IL CASO
Quella dell'Ospedale Vecchio è una vicenda lunga quasi vent'anni. Fatta di polemiche, indagini, assoluzioni e ora anche un lodo arbitrale - pronunciato dalla Camera arbitrale Anac - che ha condannato il Comune a pagare 1,5 milioni di euro nei confronti della ditta Pizzarotti.
La notizia è emersa ieri pomeriggio in Municipio durante la seduta della Commissione consiliare «Bilancio e affari finanziari».
Nel corso dei lavori, condotti dal presidente Manuel Marsico, sono intervenuti Marco Bosi e Francesco De Vanna, assessori rispettivamente al Bilancio e ai Lavori pubblici, annunciando che l'Amministrazione comunale presenterà ricorso, dopo aver rievocato brevemente la lunga storia dell'intervento.
Riqualificazione infinita
La riqualificazione del gioiello dell'Oltretorrente, dopo diciotto anni di progetti e interventi portati avanti tra mille difficoltà e fallimenti d'impresa, è ancora in corso. Una vicenda che può sembrare davvero assurda e che la città meriterebbe di vedere finalmente conclusa.
La posizione del Comune
L'assessore Bosi ha spiegato che «le risorse erano già state messe a bilancio nel 2022, ma dato che non era stato ancora notificato l'esito del lodo arbitrale, non si è potuto procedere. Ci stiamo muovendo per tutelare l'ente; faremo ricorso perché siamo convinti di poter avere degli argomenti in grado di portare a un esito diverso rispetto a quanto avvenuto».
L'assessore De Vanna ha invece spiegato che il collegio arbitrale ha condannato il Comune a un risarcimento di 1,5 milioni di euro, basato sul mancato guadagno dell'impresa sull'operazione. Rigettata invece la richiesta di ristoro dei costi sostenuti per le attività progettuali e le ispezioni da parte dell'impresa, quantificati in 383 mila euro.
Le tappe della vicenda
Gli attuali interventi sull'Ospedale Vecchio sono stati portati avanti dal Comune dopo il rifiuto definitivo alla ristrutturazione con il project financing che aveva voluto a suo tempo il sindaco Elvio Ubaldi. Risalgono al 2005 le prime delibere di giunta in cui si prevedeva di far tornare all'antico splendore l'importante struttura dell'Oltretorrente, ma ad oggi l'unica certezza è che servirà ancora tempo per vedere conclusi i lavori. Nel frattempo tutta l'area attorno all'Ospedale Vecchio deve fare i conti con problemi di sicurezza e degrado che penalizzano commercianti e residenti.
Se il Comune avesse proseguito per la strada del project financing oggi, con ogni probabilità, i lavori sarebbero ormai completati e la vivibilità della zona, grazie alla riqualificazione, sarebbe certamente migliore rispetto alla situazione attuale.
Il project financing
L'opzione project financing aveva preso forma ufficialmente nel 2010 con la firma del contratto di concessione e prevedeva la realizzazione di una cittadella della carta e del cinema all'interno dell'Ospedale Vecchio.
L'intervento di riqualificazione riguardava l'intero complesso e prevedeva l'inserimento di funzioni a gestione privata (ristoranti, un hotel, negozi e uno studentato) e il mantenimento di funzioni pubbliche (la biblioteca e l'archivio storico).
Il privato avrebbe gestito la parte privata per un predeterminato periodo, poi tutto sarebbe tornato nella disponibilità dell'Amministrazione comunale. Questo tipo di operazione assicurava una riqualificazione completa dell'Ospedale Vecchio e lavori in tempi ragionevoli (e comunque ben più brevi rispetto a quelli tutt'ora in corso).
L'inchiesta
Nel settembre 2011 si era aperta l'inchiesta della procura sul project financing. Erano finite nel mirino del pm Gerardo Laguardia quattordici persone, tra cui l'imprenditore Paolo Pizzarotti e diversi assessori dell'ex giunta Vignali. Un procedimento penale in cui l'allora sindaco Federico Pizzarotti aveva deciso di costituire il Comune come parte civile, chiedendo un risarcimento di un milione di euro.
Dopo cinque anni trascorsi «sulla graticola», tra polemiche e scambi di accuse, nel 2016 si era arrivati al proscioglimento e all'assoluzioni di tutti gli imputati.
Nove di loro erano stati scagionati dal Gup in sede di udienza preliminare, mentre l'ex vicesindaco Paolo Buzzi, l'ex assessore Giorgio Aiello, il responsabile unico del procedimento Gianpaolo Monteverdi, l'imprenditore Paolo Pizzarotti e Aldo Buttini erano stati invece assolti con formula piena dall'accusa di abuso d'ufficio: era stata la stessa procura, inconclusione di dibattimento, a chiederne l'assoluzione.
I ricorsi al Tar
Da ricordare anche i ricorsi promossi davanti al Tar di Parma da alcune associazioni del territorio, terminati nel 2009 con il rigetto da parte del consiglio di Stato.
L'iter di project financing era stato quindi interrotto durante il primo mandato Pizzarotti, nel 2013, e nel 2014 il Comune aveva comunicato al concessionario l'avvio del procedimento di annullamento della convenzione risalente al 2010.
Lo scontro legale
L'impresa che si era aggiudicata il project financing si era opposta alla decisione del Comune, dando avvio a uno scontro legale, chiedendo il grave inadempimento del Comune di Parma e la condanna al risarcimento del danno.
Il lodo arbitrale avviato nel 2021 si è concluso con il pronunciamento della Camera arbitrale Anac, dichiarato esecutivo con decreto del Tribunale di Roma. Il lunghissimo scontro legale sembrava essersi chiuso definitivamente in arbitrato, con un pagamento di circa 1,5 milioni da parte del Comune all'impresa Pizzarotti, riconosciuto come debito fuori bilancio. Il Comune ha però impugnato il lodo arbitrale di fronte alla Corte d'Appello a Roma.
Luca Molinari
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