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PREGHIERA

«Non dimenticare quelle 70 bare». Il monito lanciato alla veglia per le vittime del naufragio di Cutro

«Non dimenticare quelle 70 bare». Il monito lanciato alla veglia per le vittime del naufragio di Cutro

di Luca Molinari

06 Marzo 2023, 03:01

Il momento più toccante della veglia è stata la processione silenziosa verso l'altare, durante la quale sono stati posati a terra settanta lumini ai piedi della croce, tanti quanti i migranti morti nel naufragio di Cutro.

La preghiera ospitata ieri pomeriggio nel santuario San Guido Maria Conforti della casa madre dei saveriani, è stata ricca di silenzi, testimonianze e spunti di riflessione che hanno toccato il cuore dei tantissimi presenti, appartenenti a svariati credo religiosi.

La veglia si è aperta - dopo una breve introduzione - con la lettura di un passo dell'Eneide da parte di una donna di fede musulmana. «In pochi qui alle vostre spiagge arrivammo a nuoto. Che razza di uomini è mai questa? - è stato letto - Quale patria permette un comportamento così barbaro? Ci negano l'asilo della sabbia, ci fanno la guerra, ci vietano di soggiornare sulla riva. Se non avete né il rispetto degli uomini né delle loro armi, sappiate che gli dei ricordano ciò che è sacro e ciò che è sacrilego».

Bruno Scaltriti (Comunità di Sant'Egidio) ha quindi proposto una breve riflessione, dopo la lettura del brano degli Atti degli Apostoli in cui si racconta del naufragio compiuto da San Paolo a Malta. «Dentro quella barca in cui sono morte settanta persone - ha affermato, ricordando il naufragio di Cutro - forse è morta anche un po' della nostra umanità. Oggi (ieri ndr) siamo qui per chiedere perdono, perché in quella barca spezzata sia un monito, un evento da non ripetere e da non dimenticare». «Abbiamo negli occhi - ha proseguito - quelle bare, quei morti, tra cui un bambino di nemmeno un anno. Tanti si chiedono: ma dove era Dio? Possiamo rispondere che Dio è su quelle barche assieme a quei bambini che annegano, quei settanta sono figli di Dio e forse Dio stesso è morto con loro. Preghiamo allora perchè la forza dell'amore non venga meno. Preghiamo con fede e insistenza che tutti possano mettersi in salvo a terra».

E' seguita la lettura di un salmo, intervallata dal canto «Kyrie eleison» (Signore pietà) e da alcune riflessioni sul naufragio. «Nessuno - è stato letto dai presenti - lascia di sua spontanea volontà gli affetti, la casa, la terra. Lo fa solo perché costretto da un sistema intrinsecamente violento. Che colonizza, che sfrutta, impoverisce vaste regioni del mondo. Per tutto questo, per le nostre responsabilità, Ti chiediamo perdono». «Quanto avvenuto a Cutro - è stato sottolineato - è un grido fortissimo che bussa al cuore di Dio e scende in Terra, chiedendoci di riconoscere le nostre omissioni e mancanze».

Le parole di un giovane siriano giunto a Parma grazie ai corridoi umanitari hanno anticipato una videotestimonianza sulla Siria, le preghiere di intercessione e il Padre Nostro, seguito dal canto finale «Su ali d'aquila».

Tante le realtà aderenti alla preghiera, tra cui la Caritas, la Casa della Pace, il Centro missionario diocesano, il Ciac, il Consiglio delle chiese cristiane, la famiglia saveriana, il forum interreligioso “4 ottobre”, il gruppo Mission, Migrantes, il segretariato Attività ecumeniche, la consulta diocesana Gpa, l'associazione Viandanti e la Comunità di Sant'Egidio.

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