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Bruno Paini

A un anno e mezzo dalla morte oggi a Sorbolo i funerali del cantante Don Pini

A un anno e mezzo dalla morte oggi a Sorbolo i funerali del cantante Don Pini

di Mara Varoli

11 Marzo 2023, 03:01

A quasi un anno e mezzo dalla morte oggi ci sarà l'ultimo saluto a Bruno Paini, per tutti Don Pini, il vulcanico cantante parmense del periodo Beat, famoso per le sue performance country e non solo: sempre al fianco dei grandi gruppi dei «Corvi» o dei «Monelli» e degli amici Angelo Ravasini, Jimmy Ferrari e Fulvio Gandolfi, per citarne alcuni.

«Mio papà è tornato a casa - confessa il figlio Domenico - e da oggi potrà riposare in pace con mia mamma Valeria, che lui ha sempre accudito con tanto amore».

Dopo la morte, avvenuta l'11 novembre del 2021, la famiglia di Don Pini ha depositato una denuncia all'autorità giudiziaria al fine di verificare se ci siano state eventuali responsabilità per il decesso. E la salma è stata sequestrata per essere sottoposta a relativi accertamenti autoptici, per cui è rimasta in Necroscopia per tutto questo tempo. Solamente in queste settimane si è potuto dare il via libera per i funerali e stamattina alle 11 si terrà l'ultimo saluto al cimitero di Sorbolo: «La vicenda giudiziaria non è ancora terminata - continua il figlio Domenico -, ma non vedevo l'ora che la salma di mio padre potesse essere dissequestrata. Ogni giorno passavo davanti alla Necroscopia per salutarlo».

Scomparso a 80 anni, Bruno Paini aveva lavorato dapprima in Barilla, poi alla «Sovrana» e alla «Silver», aziende entrambe di Sorbolo, per poi aprire un’officina metalmeccanica con il figlio Domenico. Ma oltre al lavoro e alla famiglia, nel cuore Bruno aveva la musica. Aveva ricevuto persino il «Disco d’Oro» a Modena insieme a Iva Zanicchi, e vantava anche alcune incisioni, come «Stramaledetto Tango». Insieme a tre soci, sempre nella sua Sorbolo, inaugurò la famosa discoteca «Gua-Ran» ( ex «Capinera») che ebbe in console un personaggio, allora deejay, che divenne molto famoso da lì a poco: Vasco Rossi. Un'amore incondizionato per la musica, tant'è che Don Pini non stava mai fermo e nonostante l'età avanzata continuava a provare nuove canzoni per non deludere il suo pubblico. Camminava persino a ritmo e bastava dargli un microfono in mano per vederlo sorridere. In gergo si dice un vero animale da palcoscenico. E Don Pini lo era. Indimenticabili le sue serate alla Corale Verdi: dopo i burattini di Jimmy o la fisarmonica di Corrado Medioli, la presenza di Don Pini sul palco della Pergola non poteva mancare. E il successo dell'evento, sempre per la regia dell'amico fraterno Claudio Mendogni, era assicurato.

Un cantante rimasto ragazzino nell'animo, senza mai invecchiare. Che ora dopo un anno e mezzo dalla sua morte ritornerà nella sua Sorbolo e riabbraccerà per sempre la sua adorata Valeria, con il calore di una famiglia e di tanti amici che ora potranno portargli l'ultimo saluto. Magari sulle note di una canzone, del suo mito Celentano o di quel premiatissimo «Blues del mandriano», di cui era tanto orgoglioso. Così come Don Pini avrebbe voluto. Anche se in una delle tante interviste alla Gazzetta di Parma aveva dichiarato: «Di occasioni ne ho avute tante. Alcune le ho prese, come quando ho vinto il disco d'oro con il Blues del mandriano, altre le ho mollate, come quando Maurizio Vandelli mi voleva con lui. Ma la mia famiglia è sempre stata più importante di qualsiasi Castrocaro. Sono contento così, ma ogni tanto mi viene una gran voglia di blues country».

Mara Varoli

© Riproduzione riservata

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