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SCIENZA

Il fiuto dei cani per scoprire il Parkinson: si cercano volontari per il progetto dell'Università

Il fiuto dei cani per scoprire il Parkinson: si cercano volontari per il progetto dell'Università

di Chiara De Carli

12 Marzo 2023, 03:01

Che i cani abbiano un olfatto straordinario è evidente anche dalle lettura delle pagine di cronaca, che spesso raccontano di campioni a quattro zampe capaci di trovare persone disperse, esplosivi e sostanze stupefacenti. Da anni, si sa anche che i cani riescono a «fiutare» il diabete e alcuni tumori prima ancora che i sintomi siano evidenti, diventando così un prezioso alleato nella diagnosi precoce.

Questa particolare abilità, dovuta alle caratteristiche dell’olfatto canino e sviluppata con un addestramento di altissimo livello, sarà utilizzata ora da un team di ricercatori per capire se per i cani è possibile percepire anche i «precursori» della malattia di Parkinson, individuando molecole specifiche presenti nel sebo delle persone.

Il progetto di ricerca, finanziato dall’Università degli studi di Parma, sarà coordinato dalla neurologa Anna Negrotti, responsabile dell’ambulatorio Parkinson e malattie extrapiramidali dell’Unità operativa di Neurologia diretta dal professor Liborio Parrino, e vedrà la collaborazione dell’Unità operativa ricerca clinica ed epidemiologica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, del Centro di medicina del sonno e del Dipartimento di scienze chimiche, della vita e della sostenibilità dell’Università di Parma, oltre al «team» di cani esperti in detection addestrati da Roberta Bottaro.

«L’idea del progetto nasce da un’intuizione molto particolare - spiega la dottoressa Anna Negrotti -. Un’infermiera scozzese Joy Milne, dotata di un senso dell’olfatto particolarmente sviluppato e non usuale negli umani, aveva riconosciuto nel marito un “profumo” che definiva muschiato dodici anni prima che al coniuge venisse diagnosticata la malattia di Parkinson. Frequentando le riunioni delle associazioni dei malati, si accorgerà che lo stesso odore è una costante e ne parla con il medico che segue il marito. Per testare questa ipotesi, le hanno fatto annusare magliette di soggetti sani e di soggetti affetti da Parkinson. L’infermiera non solo è riuscita a individuare tutte quelle dei soggetti già sintomatici, ma anche quella di una persona che in quel momento apparentemente non era affetta ma che anni dopo avrebbe sviluppato la malattia».

«Negli uomini - prosegue la neurologa - avere un olfatto di questo tipo è decisamente infrequente, ma non lo è nei cani, che già oggi vengono addestrati per individuare alcuni tipi di patologie. L’obiettivo è capire se è possibile utilizzare il loro fiuto per elaborare un metodo di screening rapido e non invasivo per la diagnosi precoce della malattia».

Il progetto verrà presentato giovedì dalle 9,30 nell’aula magna del Palazzo centrale di via Università, con un evento aperto al pubblico e che avrà anche la finalità di cercare persone disponibili a entrare a far parte della ricerca. Per misurare l’accuratezza diagnostica dei cani, è infatti previsto il coinvolgimento di 200 volontari sani e 48 persone già affette dalla malattia, di età compresa tra 51 e 70 anni ai quali verrà richiesta circa un’ora di disponibilità per sottoporsi ai test.

«Gli esami non saranno assolutamente invasivi - spiega la dottoressa Anna Negrotti -. Verrà fatto un colloquio conoscitivo nell’ambulatorio Parkinson dell’ospedale Maggiore di Parma, un breve esame motorio e sarà quindi prelevata una piccola quantità di sebo attraverso l’applicazione sulla schiena di cerotti comunemente utilizzati in dermatologia. I campioni raccolti serviranno ai cani per imparare a distinguere i biomarkers volatili, ossia le molecole prodotte dai tessuti e associate all’odore caratteristico e specifico della malattia».

Chiara De Carli

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