Uccisi nel 1994
Ilaria Alpi è morta con addosso un paio di braghe di tela arancioni, ai piedi le Birkenstock. Dei sandali. Così la sua divisa. Giornalista per il Tg3, nella Somalia lacerata d'inizio anni Novanta (da noi scoppiava Tangentopoli), si sentiva comunque a casa; il taccuino la sua unica arma. Ilaria non era un'inviata da albergo, da conferenze stampa; non le bastava reggere un microfono; voleva capire, stare in strada, tra la gente. In strada ha trovato la morte, freddata il 20 marzo 1994, insieme al cineoperatore Miran Hrovatin. Aveva 32 anni, in maggio ne avrebbe compiuti 33: ai nostri occhi resterà per l'eternità la ragazza bionda dal piglio deciso e curioso, la gomma da masticare tra i denti.
L'espressività di quel viso - un ciuffo di capelli che si ribella alla coda, lo sguardo, protetto dagli occhiali da sole, rivolto a Miran - ci viene restituito ora, ancora vivo, dalla bella locandina che racconta la giornata «Parma per Ilaria e Miran», in calendario lunedì, nella ricorrenza dei 29 anni della duplice morte su cui ancora non è stata fatta luce. Forse un'inchiesta sul traffico di armi e il rischio di rivelazioni compromettenti furono fatali. Forse.
In attesa di giustizia
L'indagine giudiziaria, tuttora aperta nonostante tre richieste di archiviazione, non ha mai dipanato la fitta rete di misteri, di omesse o alterate verità sui fatti di Mogadiscio. Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, diceva Bertolt Brecht. Già. Invece tutti i giorni non la Storia con «S» maiuscola, ma la cronachetta, quella meschina che si nasconde dietro le mani vigliacche di sicari e assassini mascherati, ci consegna un eroe da piangere. Sta a noi far continuare a vivere quell'eroe, toglierlo dal cono d'ombra. Per questo è lodevole l'iniziativa del Comune di Parma, attraverso l'Assessorato alla Cultura e la Biblioteca «Ilaria Alpi», con Articolo 21 e Ordine dei Giornalisti dell'Emilia Romagna. Il giorno dopo, dalle 10.30, Ilaria Alpi sarà ricordata a Fidenza dalla Direzione didattica «Ilaria Alpi» nel cortile della scuola De Amicis, con l’inaugurazione di un'opera realizzata da Alessandra Chicarella. Parma, il Parmense non a caso: di Compiano era originario papà Giorgio, che poi aveva trovato la sua via a Roma, stimato urologo. Qui vivono i cugini di Ilaria, Umberto Alpi e Maria Ginevra Giovanardi.
La battaglia dei genitori
Mariangela Gritta Grainer, all'epoca deputata Pds, ricorda con esattezza la prima volta che incontrò Giorgio e Luciana Alpi: 22 febbraio 1995, audizione alla Commissione d'inchiesta bicamerale sulla politica di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. «Due persone di fortissima, grandissima dignità, con il cuore insanguinato ma un inalterato senso del civismo - ricorda Grainer - Rimasi zitta. Pochi osarono parlare». La sera, arrivata a casa, li chiamò al telefono: «Rispose Giorgio, con il garbo che gli era proprio. Prenotò una cena, cui si presentò con una borsina di tela, all'interno le fotocopie di ciò che rimaneva della loro unica figlia». Giorgio Alpi morirà nel luglio del 2010, Luciana nel giugno di otto anni dopo: fino all'ultimo giorno hanno lottato per ottenere verità e giustizia. Oggi Mariangela Gritta Grainer è presidente dell'Associazione Noinonarchiviamo.
All'ombra del banano
Perché le nostre coscienze non archivino, lunedì mattina, a Ilaria e Miran verrà dedicata una panchina, nel Chiostro del banano, all'interno della Biblioteca Alpi. Un banano carico d'anni, pianta esotica che ha messo radici a Parma, per ricordare una giornalista con le radici di Parma che consumava le suole su strade esotiche. “Tout se tient”, alla fine. La panchina per Ilaria e Miran è stata decorata dagli studenti del Liceo Toschi con gioiosa sensibilità: nessuno è mai davvero morto finché c'è chi lo ricorda. Il taglio del nastro avverrà alle 9.30. Ci saranno il vicesindaco Lorenzo Lavagetto, l'assessora alle Biblioteche Caterina Bonetti, il direttore della Gazzetta di Parma Claudio Rinaldi, i cugini di Ilaria, il fondatore di Articolo 21 Giuseppe Giulietti, da sempre al fianco della famiglia Alpi, Mariangela Gritta Grainer, Francesco Cavalli, ideatore dello storico premio «Ilaria Alpi».
Mestiere, «ministerium»
La giornalista Rai ha lasciato la sua impronta nel «mestiere», inteso nel senso etimologico di «ministerium», di servizio, funzione. Di questo si parlerà, dalle 10.30, al Palazzo del Governatore, nell'incontro «Ilaria Alpi e il giornalismo d’inchiesta» con Matteo Naccari, presidente Associazione Stampa Emilia Romagna, Silvestro Ramunno, presidente Ordine dell'Emilia Romagna, l'inviata Rai Lucia Goracci, Loris Mazzetti, storico collaboratore di Enzo Biagi, Daniele Macheda, segretario Usigrai, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Vittorio di Trapani, oltre che Mariangela Gritta Grainer e Giuseppe Giulietti. Parteciperanno gli studenti dei Licei Romagnosi, Bertolucci, Marconi perché a Ilaria e Miran sarebbe piaciuto così: tra la gente, meglio se la gente del domani.
Mara Pedrabissi
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