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TRUFFA

Si finge corriere e fa sparire 30mila euro di borse griffate: condannato

Si finge corriere e fa sparire 30mila euro di borse griffate: condannato

22 Marzo 2023, 03:01

Era stato tutto così semplice. Gli era bastato far telefonare da qualcuno alla sede del magazzino, dove veniva conservata la merce in attesa di essere spedita, per dire che sarebbe passato un altro autista a ritirare i pacchi. E poi si era presentato lui, con tanto di pettorina Tnt, e aveva caricato sul furgone tutte le scatole: 31 in totale, piene di borse e articoli vari di pelletteria firmati Coccinelle, per un valore di oltre 30mila euro. Merce mai spedita, naturalmente, che aveva fatto sparire. E ieri il finto corriere - 43enne, napoletano -, accusato di truffa e falsità materiale, è stato condannato a 1 anno e 6 mesi, oltre al pagamento di 500 euro di multa. Il pm Marirosa Parlangeli aveva chiesto due mesi in più. Assolto, invece, l'amico a cui, secondo l'accusa, sarebbe stato intestato il furgone utilizzato dal 43enne, la cui targa però aveva una lettera diversa rispetto a quella effettivamente registrata. Prove insufficienti, dunque, secondo il giudice, per arrivare a una condanna, da qui l'assoluzione con il secondo comma dell'articolo 530. Alla società Coccinelle, che si era costituita parte civile, sono stati riconosciuti 31mila euro, ossia la somma corrispondente al valore della merce.

E' il 6 febbraio 2019 quando, un paio d'ore dopo la telefonata al responsabile del magazzino spedizioni, il 43enne si presenta. Mostra anche una carta d'identità: peccato, però, che poi si scoprirà essere intestata a un altro. Ma in quel momento tutto sembra regolare, e la procedura consueta per il ritiro della merce viene rispettata.

Cinque giorni dopo, però, una telefonata dall'ufficio commerciale di Coccinelle fa scattare l'allarme: la merce non era infatti arrivata a destinazione. E purtroppo non si tratta di un ritardo o un disguido, perché una verifica alla Tnt permette subito di appurare che i pacchi non erano stati inseriti sulla loro piattaforma e l'autista (quello del nome stampato sulla carta d'identità) non è un loro dipendente. Ma le immagini delle telecamere, che avevano ripreso il ritiro della merce, hanno poi dato un volto - e un nome - al truffatore.

G.Az.

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