RAGAZZA CONDANNATA
Un po' di sesso a pagamento. L'annuncio sul sito Bakeca prometteva incontri con una bella ventenne. E la donna, giovane e bionda, c'era: pronta ad accogliere i clienti, ma altrettanto veloce a dileguarsi lasciando entrare in scena tre sconosciuti. Nessuna proposta hard, perché i nuovi arrivati, coltello in pugno, si facevano consegnare il portafoglio e costringevano il malcapitato a riferire il codice pin del bancomat. Se poi qualcuno si mostrava un po' restio, arrivava la minaccia che faceva cadere ogni resistenza: «Sappiamo chi sei, abbiamo fotografato i tuoi documenti, perciò diremo tutto a tua moglie o ai tuoi parenti se non ci dai i soldi», sibilavano. E così, ogni volta, qualche centinaia di euro veniva spillato. Il gruppo si spostava dal Veneto all'Emilia, e anche a Parma qualcuno era finito nella rete: tre i clienti a cui gli inquirenti sono riusciti a risalire. Concorso in rapina ma anche indebito utilizzo di carta di pagamento: questi i reati contestati alla donna, 29 anni, romena, che ieri è stata condannata a 4 anni e 1 mese, oltre al pagamento di 1,700 euro di multa. Il collegio, presieduto da Alessandro Conti, ha riconosciuto alla ragazza le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Il fidanzato della donna, origini kosovare, è già stato condannato nei mesi scorsi con rito abbreviato, mentre la posizione degli altri due complici - albanesi - è stata stralciata.
E' a Treviso, nel marzo 2018, che si era cominciato a mettere insieme le prime tracce che porteranno a Parma. In questura si era presentato un 38enne che aveva raccontato la sua disavventura di qualche giorno prima: dopo aver letto l'annuncio sul sito Bakeca di una ragazza che riceveva clienti in un appartamento della città, era andato all'appuntamento il pomeriggio stesso. Appena arrivato, però, la donna si era spostata in un'altra stanza ed erano comparsi tre uomini che subito dopo l'avevano costretto a consegnare portafoglio e bancomat. Mentre due lo tenevano d'occhio, il terzo era uscito a fare un prelievo, dopo avergli fatto confessare il codice pin. Prima di lasciarlo andare, poi, avevano fotografato la sua carta d'identità con un telefonino.
E proprio quello smartphone si rivelerà prezioso per le indagini. Qualche giorno dopo, infatti, una pattuglia aveva individuato in un bar a poche decine di metri dall'appartamento un uomo, origini kosovare, in compagnia di due amici albanesi, molto somigliante a quello immortalato dalle telecamere mentre prelevava con il bancomat del cliente. Richiamato qualche giorno dopo in questura per la notifica di alcuni atti, aveva detto sì alla richiesta dei poliziotti di dare un'occhiata al telefonino, che aveva detto di utilizzare insieme alla fidanzata. C'erano sue foto in compagnia della ragazza, la stessa dell'appartamento, e dei due giovani albanesi, ma soprattutto erano state salvate anche alcune immagini di carte d'identità di uomini italiani.
Più che una bizzarria, indizi destinati a diventare prove: c 'era infatti la foto del documento dell'uomo che qualche giorno prima si era presentato a fare denuncia (e che poi aveva riconosciuto la donna, il fidanzato e gli altri due amici), ma anche quelle delle carte d'identità di tre parmigiani. E, convocati in questura, i tre hanno raccontato una storia-fotocopia di quella riferita dal cliente veneto. Tutti e tre, dopo aver letto un annuncio su Bakeca, avevano fissato un appuntamento in un appartamento alla Crocetta. Poi lo stesso film con i medesimi protagonisti. E con l'identico finale: niente sesso, ma soldi e bancomat finiti subito nelle mani del trio.
Georgia Azzali
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