Mimosa d'oro
Una vita straordinaria quella di Chiara Montanari, ingegnere, che si riconosce nell’unica etichetta di «life explorer», prima italiana a capo di una spedizione in Antartide, alla stazione Concordia.
La sua avventura fra i ghiacci la vede impegnata in qualità di Energy Manager. Sono i primi anni del 2000 e la passione è tanta: nel 2009 vi torna come capo spedizione e in una successiva missione come capo tecnico, a 3233 metri sull’altipiano e a 1200 Km dalla costa, con temperature tra i -50 e -80. Con lei 80 persone che popolano la stazione scientifica: ricercatori, tecnici, biologi, climatologi di tutto il mondo vi studiano lo stato dei ghiacci e del pianeta; una comunità da tenere unita nella diversità del lavoro per un obiettivo comune. E’ del 2015 l’ultimo viaggio, a capo della missione scientifica belga presso la base Princess Elisabeth Antartica durante la quale tiene un appassionante diario «Cronache dai Ghiacci, 90 giorni in Antartide» divenuto un libro (Mondadori, 2015), che offre uno spaccato della vita in un ambiente estremo, tracciato con un po’ di ironia e molta professionalità.
Da alcuni anni Montanari focalizza la sua attività sull’impatto che i cambiamenti che stiamo vivendo (Covid, guerra, crisi energetica, emergenza climatica) hanno sugli individui, sul modo di lavorare. Sviluppa l’idea che il mondo contemporaneo stia diventando sempre più simile all’Antartide per complessità, alto rischio e permanente incertezza. «Un ambiente estremo ci propone molteplici sfide e continui ribaltamenti di prospettiva senza lasciare spazio per commettere errori- afferma- Imparare a reagire creativamente alle situazioni impreviste, imparare ad aprire nuove opportunità e soprattutto imparare a farlo in team multiculturali e multidisciplinari è un talento sempre più indispensabile». Ha così sviluppato Antartic mindset insieme al filosofo della scienza Gianluca Bocchi; un approccio metodologico filosofico che si lega al mondo della sostenibilità.
Nasce – prosegue- dall’esperienza personale tra i ghiacci e dalla necessità di trovare uno strumento per gestire le spedizioni di fronte all’inaspettato». Il metodo lo ha utilizzato all’interno di aziende fortemente orientate all’innovazione, dove è importante costituire e organizzare team molto creativi.
Chiara Montanari, «la donna del ghiaccio», ha affrontato anche un’altra sfida: è stata la prima donna a capo di missioni solitamente affidate agli uomini. «E’ vero- conferma – l’essere donna complica un po’ la situazione, ho dovuto in qualche modo entrare in un mondo maschile ma bisogna cambiare gli stereotipi». Lei c’è riuscita con convinzione, da vera esploratrice della vita. Sono solo appunti di un curriculum molto più ampio che passa dalle sfide estreme tra i ghiacci dell’Antartide a quelle della vita contemporanea.
A Chiara Montanari sarà consegnata questo pomeriggio alle 16,30, all’Auditorium Ape Parma Museo il premio «Una mimosa per l’ambiente», giunto alla 31ma edizione; mimosa d’oro che Ada, l’Associazione donne ambientaliste riserva ogni anno a figure femminili che si sono distinte nella ricerca e nella sostenibilità ambientale. Interverranno, accanto alla premiata, Fabrizio Storti Prorettore per la Terza Missione Università di Parma, e Rosalba Lispi, Presidente Ada.
Stefania Provinciali
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