L'intervista
«Ma davvero Parma si è qualificata per i play-off? Mi creda, non poteva darmi notizia più bella». Ljubomir Travica accoglie con una certa emozione la nostra telefonata, a conferma di un legame con la nostra città che non si è mai spezzato. Il tecnico serbo, oggi 68enne e reduce dal quarto titolo nazionale di fila vinto con l’Espérance in Tunisia, è stato l’ultimo a sedersi sulla panchina di una squadra di Parma che ha disputato i play-off di un campionato di serie A maschile di pallavolo. Altra epoca, altri giocatori, potrebbe obiettare qualcuno. Un ragionamento che non fa una piega. Ma gli spareggi promozione centrati domenica scorsa con pieno merito dalla Wimore, in serie A3, ci riportano romanticamente alla stagione 2001-2002 quando in A1 tra le pretendenti allo scudetto figurava la Maxicono. Non più certamente quel «collettivo meraviglioso» che un decennio prima aveva incantato il mondo intero, ma comunque una formazione di tutto rispetto che concluse la regular season al terzo posto, arrendendosi in semifinale alla Sisley Treviso. «Mi sta facendo tornare alla mente un profluvio di ricordi, bellissimi» sospira “Ljubo”.
Bene, allora cominciamo a sfogliare l’album.
«Partirei proprio dalla semifinale con la Sisley Treviso, una squadra davvero forte: riuscimmo ad espugnare il loro palazzetto al tie break, in gara 2. Peccato non aver dato seguito a quell’impresa nelle sfide successive. Ma cosa vuole: eravamo un gruppo giovane, poco abituato a reggere le pressioni di una serie che valeva la finale scudetto. Però in Coppa Italia, quell’anno, fummo capaci di eliminare Modena: una gran bella soddisfazione».
La sua Maxicono aveva interpreti di valore, che si sarebbero ben presto affermati sulla scena pallavolistica.
«Certamente. È il caso di Valerio Vermiglio e di Luca Tencati, giocatori di prospettiva che disputarono un buon campionato. Nel roster potevo contare anche sui russi Dineikin e Choulepov, oltre che sul nostro grandissimo capitano Andrea Aiello. Ma sarebbe ingeneroso limitarsi a questi cinque nomi, perché credo che i meriti di quella Maxicono vadano equamente distribuiti fra tutti i componenti della squadra e dello staff».
Il suo vice era Andrea Codeluppi, ora proprio alla Wimore. Che ricordo ha del suo assistente?
«Andrea è una persona eccezionale, sotto tutti i punti di vista: un uomo generoso e un grandissimo lavoratore. Uno di quelli che agiscono in operoso silenzio, lontano dalla luce dei riflettori ma curando dettagli che si rivelano preziosissimi. Qualità che ho apprezzato, al punto da volerlo con me anche qualche anno dopo a Piacenza. Gli faccio un grosso in bocca al lupo per questi spareggi: spero per la Wimore che questo possa essere solo l’inizio di un bellissimo ciclo».
Sa che a Parma è riesploso l’amore per la pallavolo? Nelle ultime partite si sono contate oltre 1.500 presenze al Palaraschi.
«Un dato che non mi sorprende affatto, perché so benissimo quanto profondo sia il legame tra i parmigiani e la nostra disciplina. Pensare a Parma senza una squadra di pallavolo ai massimi livelli sembra un’eresia: parliamo di quella che, insieme a Modena, è stata la capitale del volley. A Parma si è vinto tutto e da qui sono passati i giocatori più forti al mondo».
Travica, dopo quel campionato la società si sciolse: sente di aver lasciato un conto in sospeso, relativamente ad un progetto che poteva diventare vincente?
«Fu un momento doloroso, per tutti. E per me in maniera particolare perché credevo che quel gruppo, con un anno di esperienza in più sulle spalle e qualche altro innesto, avrebbe potuto puntare in alto. Andai in Grecia, all’Olympiakos, vincendo il campionato al primo tentativo. Ma ottenere lo stesso risultato in Italia, e con la Maxicono Parma, sarebbe stata tutta un'altra cosa...».
Da queste parole, mi sembra evidente come Parma abbia sempre un posto speciale nel suo cuore.
«L’ho vissuta da allenatore, questa città. Ma sarei potuto arrivare anche molto prima, da giocatore».
Ah, questa proprio mi mancava. Me la racconta?
«Coppa dei Campioni 1982/83: ai quarti di finale il mio Mladost Zagabria affronta la Santal. Passa Parma al termine di due confronti tiratissimi, decisi entrambe le volte al quinto set. L’allora direttore generale della Santal, Roberto Ghiretti, inizia a corteggiarmi: il club voleva portarmi a tutti i costi, a Parma. Ricordo che a Salso, dopo un amichevole tra Italia e Jugoslavia, venne a parlarmi persino Kim Ho-chul. Ma dissi di no: avevo già dato la mia parola alla Panini Modena. E per me, una stretta di mano vale ben più di una firma su un contratto».
Vittorio Rotolo
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