Tribunale
Un'anziana derubata, una madre alla sbarra accusata di furto in concorso con la presunta (da alcuni) figlia presunta ladra, mentre ha fretta di riabbracciare il bambino di due anni portato fuori dall'aula: il tutto condito dal pianto a squarciagola del bambino e dalle esternazioni a voce più che alta dell'imputata.
Doveva essere una direttissima, e direttissima è stata, ma il superlativo non è limitato al processo celebrato ieri a carico di una 35enne nomade accusata del borseggio (con relativo prelievo al bancomat) ai danni di una vedova 84enne in zona Montanara. Furto scoperto prima ancora che la vittima se ne accorgesse dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di pattuglia in abiti civili insospettiti dalla vista dell'utilitaria con le due nomadi a bordo, non proprio volti nuovi per loro.
Erano le 10,30 dell'altro ieri, e i militari, dando retta al loro fiuto, hanno deciso di seguire l'auto, fino a che non si è fermata nei pressi di una banca in via Langhirano. Qui, indossata una mascherina sul volto e alzato in testa il cappuccio della felpa, la ragazza è scesa per effettuare un prelievo. Operazione compiuta continuando a sbirciare un biglietto in mano. È a questo punto che un carabiniere è intervenuto, sorprendendo la ragazza con 500 euro appena ritirate, mentre l'altro bloccava la 35enne rimasta sull'auto. La donna è stata trovata ancora in possesso di una borsetta con una carta d'identità e di una tessera sanitaria intestate a una donna del 1938.
Sono stati gli stessi militari a raccontarlo poco dopo alla vittima, scoprendo che molto probabilmente la pensionata era stata derubata al rientro a casa: lei era al portone, con le sporte della spesa, e qualcuno le ha pescato il portafogli dalla borsetta. La signora avrebbe raccontato di aver incontrato in quei frangenti un'adolescente, riconoscendo poi la più giovane delle due nomadi: quella che, secondo le accuse, avrebbe effettuato il prelievo, dopo aver scoperto che un numero di telefono di cinque cifre dopo lo 0521 in realtà era il pin.
A questo punto, la 35enne è stata tratta in arresto (per lei sono stati disposti i domiciliari), mentre la 15enne (per la quale procederà il Tribunale dei minori di Bologna) è stata indagata. Ieri mattina, appunto, la direttissima, per la convalida dell'arresto. All'udienza, la donna si è presentata con due avvocati di fiducia, uno del foro di Parma e l'altro di Ferrara. Ad annunciarla, una lista di nove alias, alla maggior parte dei quali corrispondeva la Liguria come regione di nascita, con varianti di nomi, date e città.
La donna ha sostenuto la propria assoluta estraneità ai fatti, raccontando di aver solo dato un passaggio alla quindicenne trovata per strada. Il sospetto che ci sia un legame di sangue tra le due qualcuno ce l'ha, mentre non ce ne sono riguardo alla parentela stretta tra la donna e il bambino che inondava di lacrime e grida il Tribunale. Qualcuno ha anche provato a suggerire al padre che quello non fosse il contesto più indicato per tenere un bimbo. Ma le grida (anche della madre sempre più innervosita dalla separazione forzata) sono proseguite, fino a quando il giudice, accolta la richiesta dei termini a difesa degli avvocati, non ha stabilito che la donna torni ai domiciliari in attesa del processo.
rob.lon.
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