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Intervista

Arianna Scommegna: «Nei panni di una prof mi scontro con Ambra Angiolini»

Arianna Scommegna: «Nei panni di una prof mi scontro con Ambra Angiolini»

di Claudia Olimpia Rossi

14 Aprile 2023, 03:01

«Una classe di prima media… quindici banchi disposti su un declivio»: al Magnani di Fidenza stasera alle 21 suona la campanella dello spettacolo «Il Nodo», con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna in scena, per la regia di Serena Sinigaglia, ad affrontare l’intricato tema del bullismo (info: biglietteria 345 9374728).

Adattamento del testo di Johnna Adams, autrice americana, trasforma un rito ordinario come il colloquio genitore/insegnante in un confronto da tragedia greca, per calarsi nella fenditura di questa crisi sociale alla ricerca delle cause.

Arianna Scommegna, intensa attrice di teatro (Premio Ubu 2014, Premio Hystrio 2011, Premio Nazionale della Critica 2010) e cinema («Tolo Tolo», «Il colore nascosto delle cose», «Fai bei sogni»), veste i panni della docente.

Com’è entrata nel personaggio?

«Questo ruolo dell’insegnante mi ha permesso di andare in profondità in un mondo che conoscevo quasi esclusivamente dalla parte opposta. Come madre di un ragazzo di vent’anni, mi sono resa conto che la scuola vive una situazione di difficoltà. Non solo gli studenti, ma molti insegnanti si ritrovano in una posizione di solitudine. Manca il dialogo, la comunione d’intenti tra famiglia e scuola. I figli, in questo modo, rimangono soli, disorientati. Lo scontro è utile quando riconosci un’autorevolezza, altrimenti resta una critica sterile. Le chat dei genitori sono una cosa da cui scappare. Sono diventati tuttologi e cercano di difendere il loro territorio, mettendosi quasi davanti ai figli, come fossero loro i protagonisti. La tecnologia poi corre in maniera velocissima anche rispetto all’apprendimento organico di questi nuovi mezzi, ponendo problematiche, come il cyberbullismo, cui non è facile rispondere con l’adeguata tempestività».

Ho letto che lei adora la metropolitana perché le permette di «osservare gli esseri umani nella loro meravigliosa varietà». E’ questo il suo approccio come attrice?

«Esattamente. Con il teatro cerco di mettermi sempre a servizio del personaggio, di riuscire a renderlo umano, a dargli dignità. Il ruolo della professoressa ne “Il Nodo” è molto scomodo, perché si confronta con una madre, che in Italia è un tema intoccabile. L’equilibrio è delicato. In America, da cui proviene il testo, la concezione è già diversa. Io cerco di lasciare più sfumature possibili. Lo spettacolo non è contro la scuola: fa emergere il conflitto. Il pubblico si coinvolge molto: sta poi a lui raccontarsi e osare le risposte agli interrogativi emergenti».

Mi racconta il suo sodalizio con la regista Serena Sinigaglia?

«Beh, lavoro con Serena da quando sono nata artisticamente. Diplomate insieme all’Accademia Paolo Grassi, siamo insieme da trent’anni. Abbiamo costituito la Compagnia Atir Teatro Ringhiera. Anche adesso che lei è condirettrice con Lella Costa del Teatro Carcano di Milano, si continuano a pensare progetti insieme. Cerchiamo soprattutto di coinvolgere la comunità. Dopo la pandemia abbiamo tutti bisogno di rieducarci alla presenza, ma da sempre per noi il teatro è un mezzo di coinvolgimento sociale, un ambiente di formazione e di crescita».

Come vive la professione di attrice tra cinema e teatro?

«Sono due mondi con la stessa matrice, ma a teatro l’attore in scena diventa la telecamera dello spettacolo: il suo sguardo e il suo punto di vista portano il pubblico nel qui ed ora».

Prossimi progetti artistici?

«Porteremo in scena in molti teatri italiani “Le supplici” di Euripide. Inoltre riprenderà la tournée di “Misery”, spettacolo prodotto anche dal Teatro Due di Parma».

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