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PROTESTA

Pasti sempre più cari: occupata la mensa universitaria

Pasti sempre più cari: occupata la mensa universitaria

di Chiara Cacciani

20 Aprile 2023, 03:01

Doveva durare un giorno, ne sono passati due (notti comprese) e l’occupazione della mensa universitaria di vicolo Grossardi «durerà - dicono studenti e studentesse - finché non riusciremo a avere un confronto con la dirigente di Er.go». Ossia l’agenzia che fa capo alla Regione e si occupa di mense e alloggi universitari.

La definiscono una protesta pacifica e «alternativa» quella che hanno attuato da martedì - a chi aveva bisogno di usufruire del servizio hanno offerto gratuitamente pizze e altri tipi di asporto -, nata quando nelle mense universitarie a cucina Camst hanno visto un aumento consistente del costo dei pasti. «Da un giorno all’altro - spiegano - è lievitato da 5 fino a 6,50 euro: una somma insostenibile. Successivamente è stato perfino aggiunto il coperto: 70 centesimi che hanno fatto salire il prezzo a 7,20 euro».

Ma se dopo un primo confronto con la direttrice di Er.Go Patrizia Mondin, hanno avuto la garanzia che almeno il coperto sarebbe stato eliminato - «ci è stato detto che si è trattato di “un’incomprensione” - manca all'appello ancora la questione degli aumenti generali per il pasto. «Chiediamo intanto il ritorno alle tariffe precedenti: massimo 5,80 euro. Ma l'obbiettivo finale è che il pasto completo non superi i 5 euro e sia gratuito per i borsisti. Al momento solo l'Università ha tentato di mediare», risponde uno degli organizzatori dell'occupazione. A guidare l’iniziativa sono appartenenti alle rappresentanze di Ecologia politica, Udu e circolo Arci Post, ma ci tengono a presentarsi sotto la sigla unitaria di «“Studenti della mensa occupata” perché lo stiamo facendo per tutta la comunità di universitari». E aspettano che la prossima mossa sia quella di Er.go.

«Avranno presto una risposta» assicura la direttrice Patrizia Mondin, raggiunta telefonicamente («Sono via per motivi di lavoro, ecco perché un incontro immediato non è possibile»). «Abbiamo dovuto aggiornare i prezzi secondo l'indice Istat, come da norme: non potevamo fare diversamente - continua -. Ma stiamo cercando soluzioni per contemperare le esigenze di sostenibilità economica della mensa e quelle dei ragazzi, attenuando l’effetto degli aumenti. Ci stiamo lavorando alacremente, anche con l’Università».

Il discorso portato avanti dagli occupanti è in realtà più ampio: «La mensa ha solo fatto traboccare il vaso: quale diritto allo studio può esistere, ad esempio, senza alloggi sufficienti? C'è bisogno di riportare al centro dell’attenzione le esigenze degli universitari, che non sono una categoria privilegiata ma una delle parti più deboli della società. Tanti di noi si trovano a dover fare i conti con tasse universitarie che pesano sui conti di chi, fuorisede e/o impossibilitato a sostenere spese anche minime, si trova costretto a indebitarsi e rallentare il percorso di studi. Per non citare l'eventualità sempre più diffusa di dover restituire migliaia di euro di borse di studio in caso di mancato rispetto dei requisiti di merito».

Detto questo, «esprimiamo la piena solidarietà al personale dipendente di Camst e ci scusiamo se abbiamo arrecato loro disagi».

Chiara Cacciani

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