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Katia Serra

«La mia vita in fuorigioco»

«La mia vita in fuorigioco»

di pietro razzini

21 Aprile 2023, 03:01

Pietro Razzini

Una serata con la donna delle prime volte, come lei stessa si è definita. Katia Serra, calciatrice, sindacalista, docente universitaria e commentatrice tecnica per la Rai, ha varcato spesso porte apparentemente inaccessibili. In occasione della rassegna «SportivaMente», organizzata per l’undicesimo anno dall’Associazione Dilettantistica Full Monty F.C. Busseto e presentata dalla giornalista Chiara Cacciani, ha proposto al pubblico il suo libro, dal titolo «Una vita in fuorigioco», in cui racconta tanti curiosi aneddoti di una carriera con il pallone tra i piedi (fisicamente e metaforicamente).

«Ho avuto una famiglia che mi ha sostenuto nel sogno di diventare calciatrice, sin da piccola. Soprattutto a quell’ età è importante avere qualcuno che appoggi le proprie inclinazioni. Ricordo che a una partita tra compagni di scuola, fui scelta per prima dal capitano che doveva comporre le squadre. Quel gesto fece capire agli insegnanti che i maschi mi avevano accettato come loro pari».

Tuttavia ci sono evidenti differenze tra calciatori e calciatrici.

«Abbiamo un fisico diverso dagli uomini ma dobbiamo arrivare allo stesso obiettivo: fare gol. Per tutelare la salute di un’atleta bisogna considerare che siamo donne. Credo inoltre che servano degli accorgimenti utili per rendere più spettacolare il nostro sport, alzando l’indotto economico del movimento. Anche se ammetto che le prime ad osteggiare questa mia convinzione, sono le giocatrici stesse».

Come è stata la sua vita da calciatrice?

«Piena di soddisfazioni ma anche di difficoltà. Ho subito tanti infortuni gravi. Li racconto nel libro per far capire l’importanza di sapersi rialzare quando si cade durante il percorso della vita, benchè le cicatrici rimangano. Anche un semplice salto di gioia, come quello fatto alla notizia che sarei partita per Wembley, mi ha ricordato il mio passato».

Wembley, la finale dell’Europeo che ha commentato per la Rai.

«Io e Stefano Bizzotto fummo chiamati all’ultimo momento per sostituire Alberto Rimedio, colpito dal Covid. Era la prima volta al mondo per una donna in un contesto simile. Devo ringraziare la squadra di Mancini: senza quella vittoria chissà quale sarebbe stato il mio destino. Prima del match, ricevetti tanti insulti sui social. Dopo, solo complimenti. E nella prossima estate sarò in Romania per le finali del Campionato Europeo Under 21».

A proposito di finali: come vede la conclusione della stagione per il Parma Calcio femminile?

«Una realtà come quella ducale, piena di entusiasmo, è fondamentale nella massima serie. Le crociate hanno tutte le possibilità per salvarsi. Molto probabilmente sarà una lotta a quattro fino alla fine. La rosa è ampia e di qualità ma credo manchi un difensore centrale di esperienza. Un’atleta che dia sicurezza e solidità al reparto».

A proposito di gialloblù, lei ha scelto una nostra atleta come vincitrice dell’ eBay values award. Perché?

«Michela Cambiaghi ha meritato questo premio e l’opportunità di fare un corso all’Università Bocconi. Con estrema semplicità, ha mostrato l’impegno e le difficoltà di una ragazza che ha percorso contemporaneamente la strada dello studio e dello sport. Spero possa essere un esempio per le giovani, affinché non pensino che il professionismo permetta loro di non impegnarsi per costruire, già durante il periodo di attività, un futuro extra calcio».

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