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Il libro

Bernini racconta il «sistema»: «Così venne graziato il Pd»

Bernini racconta il «sistema»: «Così venne graziato il Pd»

di Michele Ceparano

23 Aprile 2023, 03:01

Quel «sistema» che ha impedito di indagare sul Pd in Emilia-Romagna lo svelerà nel suo secondo e - spera - ultimo libro sull'argomento. Giovanni Paolo Bernini lo presenterà, infatti, dal mese prossimo in luoghi non casuali: Roma, Reggio Emilia, Cutro e Parma. Bernini, ex presidente del consiglio comunale di Parma, ex assessore e personaggio di spicco di Forza Italia, viene coinvolto nel 2015 in «Aemilia», la maxi inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, viene assolto. Ora dà alle stampe «Colpo al sistema-'ndrangheta, Pd e il pm prestato alla politica».

«Non è un romanzo da leggere in spiaggia - mette subito le mani avanti -, ma è il frutto di un lungo, faticoso, complicato ma anche entusiasmante percorso di ricerca della verità su una vicenda giudiziaria, “Aemilia”, in cui fui coinvolto e che già dal 2019 aveva in sé tali e tante lacune che mi hanno imposto questa ricerca. Nel mio libro c'è veramente tutto: il sistema interpretato dal magistrato Marco Mescolini ora è “nudo” e attendo giustizia. Un magistrato - prosegue il politico parmigiano -, che non si è neppure sognato, prima di far partire il “tritacarne”, di farmi un interrogatorio e approfondire. Il suo obiettivo era, infatti, quello di infangare gli avversari politici, nascondere le prove a carico del Pd nazionale e locale così da confondere l'opinione pubblica e fare carriera a discapito di magistrati più competenti. Apparire l'eroe dell'antimafia e ritirare il premio di nomina a procuratore capo. Tutto questo è nel mio libro».

Dopo la pubblicazione de «Il sistema» di Palamara e Sallusti, dove c'è il riferimento a Reggio Emilia, in questo libro «racconto il mio incontro con lo stesso Palamara che mi dice chi faceva le pressioni per avere Mescolini alla procura della Repubblica». Mentre sta finendo il processo «Aemilia», prosegue Bernini, «Mescolini, giurò davanti alle sue quattro sostitute procuratrici di Reggio, che poi lo denunciarono, di non conoscere Palamara. Ed è emblematico che il Csm per la prima volta in Italia abbia allontanato sine die dall'intera regione dove lavorava, un procuratore capo per incompatibilità ambientale dovuta alle collusioni con un partito politico, il Pd, e con Palamara».

Ma perché il Pd avrebbe voluto Mescolini a Reggio e non altri? «Il Pd aveva in Mescolini un suo “soldato” che l'aveva salvaguardato - risponde - ed era perciò il perfetto capo della procura reggiana dove tra l'altro erano esplosi casi come “Angeli e demoni” di Bibbiano o l'inchiesta su dirigenti comunali come Anna Messina che venne piazzata a Parma a fare la segretaria generale del Comune dal sindaco di Reggio Luca Vecchi. La cui moglie Maria Sergio, cutrese e lontana parente di Nicolino Grande Aracri, fu nominata da Graziano Delrio, quando era sindaco di Reggio, dirigente all'Urbanistica». Mescolini era dunque «il perfetto magistrato che poteva garantire l'impunità al Pd. Ma il Csm lo ha mandato a Firenze». Bernini della vicenda ha parlato anche a «Quarta Repubblica», su Rete4, e il senatore Gasparri ha presentato un'interrogazione al ministro Nordio. Infine, racconta che «il mio impegno non sarebbe stato sufficiente se non ci fossero state persone come il magistrato antimafia Roberto Pennisi, quello che ha al suo attivo il più alto numero di ergastoli ai mafiosi. Mi hanno confermato nella certezza che la magistratura ha in sé gli anticorpi per combattere la malagiustizia politicizzata. E la relazione di Pennisi, in cui ci sono nomi e cognomi di chi nel Pd andava sottoposto a provvedimenti e indagini, uscirà nel mio libro e spero approderà in Parlamento».

Michele Ceparano

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