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Economia verde

Buia: «Parma sia il cuore della Green Valley»

Buia: «Parma sia il cuore della Green Valley»

di Chiara Cacciani

08 Maggio 2023, 03:01

Sin dal primo giorno di «Green Week» l'invito è arrivato da tutte le parti. Non ultimo quello di Filiberto Zovico, presidente di Italypost, tra i promotori del festival dell'economia verde ieri al congedo finale: «Oltre alla Food Valley, Parma si assuma l'impegno di essere anche il cuore della Green Valley italiana: ne ha tutti i titoli, a partire dal numero grandi di B-Corp presenti». A raccogliere definitivamente la sfida c'era il presidente dell'Upi Gabriele Buia: «Questo territorio può e deve assolutamente farlo - è convinto -. Abbiamo lanciato la sfida grandissima di Parma 2030 che racchiuderà tutti questi obbiettivi di sostenibilità: ci teniamo tantissimo. Vogliamo definire con tutti gli attori di questo processo - dalle Amministrazioni comunali agli attori singoli alle associazioni - il percorso che ci poterà al traguardo, e guarda caso coincide col primo grande obbiettivo europeo. Siamo qui a rimboccarci le maniche».

A Palazzo Soragna Buia parla anche nella doppia esperienza di costruttore che ha fatto della rigenerazione urbana bagaglio professionale. Il focus che lo vede tra gli ospiti, quello condotto dal giornalista Dario Di Vico, è infatti quello dell'«Abitare tra sostenibilità e inclusione». Tocca tutti i nervi scoperti - il costo degli immobili per le giovani coppie e per chi ha salari bassi e fermi, il costo delle materie prime per chi costruisce, quello dei mutui, gli studentati che non ci sono, gli affitti che lievitano, la politica «sempre troppo indietro rispetto ai cambiamenti sociali»- , il Pnrr «ingessato» rispetto alle esigenze reali del social housing, ma porta anche la concretezza appassionata delle esperienze possibili. «Quello del disagio abitativo è un tema che ci preoccupa, e a maggior ragione dopo che il Covid ha cambiato la società in poco tempo: con lo smartworking ci sono grosse palazzine di uffici depotenziate, ad esempio - spiega Buia -. Abbiamo più volte sottolineato la necessità di politiche urbane e di ragionare sulle risorse del Pnrr che non sono noccioline. La prima esigenza è potere discutere a tutti i livelli con la Pubblica Amministrazione: la pianificazione è fondamentale: la legge urbanistica è ancora quella del '42, non ce n'è una sulla rigenerazione urbana, ci sono fondi per l'edilizia sociale ma i tempi della burocrazia sono inadeguati». Ecco perché vorrebbe che si aprissero a livello territoriale - Parma compresa, dove il social housing l'ha fatta da pioniere in Italia - tavoli amministrativi in cui le forze delle città sono chiamate a collaborare per utilizzare velocemente i fondi del Pnrr, prima che non siano più disponibili e l'occasione perduta: i privati non possono fare da soli».

Concorda Carlo Cerami, presidente del Cda di Redo, Redo, società benefit milanese impegnata nella creazione di spazi abitativi di qualità ed economicamente sostenibili per le persone. «Siamo partiti da caravella e oggi siamo diventati un transatlantico che si permette di acquisire l'area di Sesto. Come? - domanda e poi risponde - Con investitori che ci danno fiducia, non sono fondi speculativi e un Comune che fa un'operazione semplice: destina diversi metri quadri delle aree da recuperare a alloggi a basso costo. Ossia fare a livello locale quello che non fa la politica nazionale». Tradotto in numeri significa ad esempio «poter affittare a metà dei prezzi di mercato, alla portata di chi studia, di chi inizia a lavorare, o di chi ha un salario basso». Anche qui si torna alla sfida urgente del Pnrr, a quei 25 miliardi a disposizione per battere il disagio abitativo. «Ma sapete quanti possono essere investititi in progettazione pubblico-privata? Uno. Così non funziona».

Il «grosso problema di pianificazione di questo Paese» lo sottolinea una terza professionalità, l'architetto Enrico Frigerio, progettista - tra gli altri - del Crédit Agricole Green Life. «Serve far dialogare pubblico e privato. Milano è stata un'apripista. Noi a Genova, ad esempio, non abbiamo gli studentati e i giovani sono sotto ricatto. Amministrazioni e privati assieme servono oggi». È lui a far annuire le teste in sala nominando le tante possibilità del co-living. «Soluzioni con cucina e soggiorno in comune, servizi per vivere bene e in cui si può offrire un'opportunità a tempo determinati per consulenti aziendali, trasfertisti. Ma il modello vale anche per studenti. O anziani, single o vedovi che siano. Perché no? Servono modelli residenziali differenti che sostituiscano ciò che un tempo poteva dare la famiglia classica».

Chiara Cacciani

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