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In un locale di via Traversetolo

Vanno a mangiare un hamburger: due 14enni rapinati da coetanei

Vanno a mangiare un hamburger: due 14enni rapinati da coetanei

di Luca Pelagatti

28 Maggio 2023, 03:01

A quattordici anni si è ancora dei cuccioli. Ma, è ovvio, si smania per vivere, per sentirsi grandi. E a volte per provare questa emozione basta poco: uscire con un amico, andare a mangiare un panino fuori. E anche se si resta a due passi da casa ci si sente felici.

Proprio quello che stavano provando due ragazzi di Parma, di tredici e quattordici anni che, appunto, venerdì sera sono andati al Burger King di via Traversetolo: volevano solo mangiare, ridere, chiacchierare. Si sono trovati invece spaventati, minacciati, derisi. Quello che fa ancora più male è che la colpa va a giovanissimi quasi loro coetanei.

«Mio nipote era lì con un amico, avevano appena preso un panino e si preparavano a mangiarlo quando sono stati circondati da altri ragazzini», racconta la zia di una delle vittime. «In quel gruppetto c'era anche una ragazza e evidentemente cercavano guai». E lo hanno fatto subito capire: prima li hanno affrontati in piedi, poi si sono seduti intorno per impedire loro di alzarsi, di andarsene. Poi hanno chiarito cosa volevano. «Dateci i soldi che avete in tasca - hanno ringhiato con la freddezza di chi, evidentemente, lo ritiene normale. Di chi, facile immaginarlo, non è la prima volta che si «diverte» così». Le due vittime, spaventate, smarrite non hanno saputo cosa fare se non mettere le mani in tasca e pescare qualche spicciolo. Ed era tutto quello che avevano. «Erano pochi e forse questo li ha irritati. Allora sempre con fare minaccioso, hanno strappato loro dalle mani i panini e glieli hanno mangiati davanti agli occhi». Inutile dirlo: non era fame. Ma una sfida, uno sberleffo. Una provocazione.

Poi, di nuovo, senza fretta e senza ansietà, si sono alzati non prima di avere intimato loro di stare zitti. «Mio nipote li ha seguiti all'esterno e li ha visti andare via a piedi, lentamente, ma poi dopo un po' li ha persi di vista».

Non restava altro da fare che tornare a casa, rifugiarsi tra le mura e i volti amici a raccontare l'accaduto, a cercare un po' di conforto. Anche perché, nel locale, gli adulti non hanno certo dimostrato una grande solidarietà. «Mio nipote è andato dal personale a raccontare tutto: la sola risposta che ha ottenuto è stata una stretta nelle spalle. “Sono cose che capitano, lascia stare”, è stata la replica».

Così i due cuccioli col batticuore e il fiato corto sono tornati a casa, si sono sfogati coi familiari, hanno messo in fila quei pochi minuti da dimenticare e hanno buttato fuori la loro rabbia. Ma lo abbiamo detto: sono ancora piccoli e non si sa se e quanto questa piccola storia di sopraffazione li abbia davvero feriti, quanto ora ci ripenseranno quando saranno seduti a mangiare un panino. Magari temendo che qualcuno arrivi: e li derubi e li umili. Così, come se fosse del tutto normale.

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