CORNIGLIO
Quegli occhi elettronici avrebbero dovuto mettere a fuoco il passaggio dei lupi. Foto trappole piazzate dai carabinieri sulla strada che da Cancelli porta a Lagoni, ma che in trappola hanno fatto finire chi si era «divertito» a far sparire due segnali di sentieri. Il primo indicava la strada verso il rifugio Mariotti e il lago Santo, il secondo quella per il ponte del Prolo e Bosco di Corniglio. Il ladro di cartelli? Gregorio Guidi, 59 anni, gestore del rifugio Lagoni, accusato di furto aggravato, che ieri è stato condannato a 4 mesi, 10 giorni e 150 euro di multa dal giudice Alessandro Conti. Il pm Laila Papotti aveva chiesto 1 anno. La pena è stata sospesa, così come è stata stabilita la non menzione sul certificato penale. Guidi dovrà poi versare 2.000 euro di risarcimento danni al Cai, l'ente che si occupa anche della posa e della cura dei cartelli all'interno del Parco dell'Appennino tosco-emiliano e che si era costituito parte civile al processo, assistito dall'avvocato Paolo Moretti.
Non una novità, purtroppo, i danneggiamenti e i furti dei cartelli con l'indicazione dei sentieri. Nel novembre del 2020, infatti, l'allora presidente della sezione di Parma del Cai, Gian Luca Giovanardi, aveva presentato una querela contro ignoti. Un atto dovuto, certo, considerando anche - come ha sottolineato l'avvocato Moretti durante la discussione - che «70 soci del Cai solo nel 2021 hanno dedicato oltre 350 giornate alla posa di cartelli per i sentieri». Ma forse poche erano le speranze che si potesse dare un volto almeno a uno dei «rapitori» di quelle insegne. E, invece, il colpo di scena c'è stato.
Otto mesi dopo i carabinieri della stazione Parco Bosco di Corniglio hanno piazzato due foto trappole all'imbocco dei sentieri delle Carbonaie e di quello Roccabiasca-Ponte del Prolo per tenere sotto controllo i movimenti della fauna selvatica. Trascorsa una ventina di giorni, l'8 luglio 2021, due militari sono ripassati di nuovo per controllare la memoria e la carica delle batterie dei due dispositivi. E, una volta rientrati in caserma, hanno passato in rassegna le immagini scattate dalle foto trappole. Pensavano (speravano) di vedere un lupo o qualche altro animale, invece si sono ritrovati davanti il volto di una persona. Faccia conosciuta, perché si trattava del gestore del rifugio Lagoni: lui che, tra le 8,20 e le 8,31 di quella stessa mattina, toglieva i due segnali, caricandone uno in auto.
Il movente del furto? «Guidi ha voluto eliminare cartelli relativi a sentieri che deviavano rispetto al suo esercizio. E questo non è una ragazzata. L'intenzione era quella di convogliare più persone possibili al suo rifugio», ha spiegato l'avvocato Moretti. La stessa ipotesi fatta dagli investigatori, come emerge negli atti acquisiti al processo.
Guidi non si è presentato ieri in aula. E il suo difensore Sandro Milani, nulla ha rilevato sulla sua responsabilità («Non ne devo discutere, ci sono le immagini delle foto trappole»), ma ha posto l'accento sulla richiesta di una pena minima e soprattutto sul risarcimento: «Ha tolto solo due cartelli: la richiesta della parte civile di 10mila euro è totalmente infondata», ha precisato.
Ma quel blitz gli è comunque costato caro: 2mila euro da versare a uno dei suoi concorrenti.
Georgia Azzali
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