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Cause civili, a Parma servono 576 giorni. Il presidente Massa: «Abbattere l'arretrato penalizza»

Cause civili, a Parma servono 576 giorni. Il presidente Massa: «Abbattere l'arretrato penalizza»

di Luca Molinari

14 Giugno 2023, 03:01

I freddi numeri statistici non sempre rispecchiano fedelmente la realtà. O meglio, si prestano a più interpretazioni, soprattutto se sono la media di molteplici indicatori.

I dati

I dati sui tempi delle cause civili in Italia - pubblicati dal Sole 24 Ore - forniscono una panoramica in cui, a livello nazionale, emerge una riduzione dei tempi medi dei processi, seppur con molti distinguo.

Parma è uno dei tribunali controcorrente, ossia che ha allungato i tempi medi delle cause civili: 576 giorni contro i 532 di media nazionale, con un incremento del 17,5 per cento nel quadriennio 2019-2022. In realtà, molto dipende dal metodo di calcolo, come sottolinea il presidente del tribunale Pio Massa. «Il dato statistico su cui si basa la classifica - spiega - è un semplice indice della durata media dei processi, che va però interpretato attentamente, perché penalizza chi, come noi a Parma, lavora per recuperare l'arretrato».

Il percorso

Il percorso concordato dall'Italia con il Pnrr, mira a ridurre i tempi dei processi civili nei tre gradi di giudizio del 40 per cento entro giugno 2026 rispetto ai valori del 2019, oltre a tagliare l'arretrato più vecchio.

Il caso Parmalat

Parma è una delle realtà che più di altre deve fare i conti con il peso di un grande arretrato, nato ai tempi del caso Parmalat, «quando tutte le risorse - ricorda il presidente del tribunale - vennero dedicate a quel processo, bloccando l'ordinario». «Dal 2016 in avanti - precisa Massa - il dato relativo alla riduzione dei procedimenti pendenti è sempre stato positivo. Ogni anno si riducono i procedimenti più vecchi in modo sensibile».

I procedimenti pendenti

A parlare sono i dati: i procedimenti pendenti a fine 2016 erano 6.700, nel 2019 invece 5.529 e nel 2022 invece 4.617. Significativo anche il calo dei procedimenti più vecchi, ossia quelli ultratriennali. Si è infatti passati dal 1.510 del 2019 ai 1.101 del 2022. «Il trend - rimarca Massa - è quello di una riduzione significativa dei procedimenti pendenti, ma questo lavoro ha come effetto, a livello statistico, un allungamento della durata media dei processi. Se infatti mi occupo di una causa iniziata dieci anni fa, risulta che ho impiegato un decennio per definirla. Se invece mi occupo solo di processi iniziati nel 2021 o nel 2022, risulta che sono molto più veloce».

Le forze a disposizione

Il Tribunale di Parma deve fare anche i conti con una carenza di organico che va avanti da lungo tempo. «Mancano 3-4 giudici per completare l'organico - precisa Massa - e poi dobbiamo fare i conti con un forte turnover del personale. Parma è una sede meno appetibile di altre e per avere la certezza che arrivi qualcuno puntiamo sui giovani. Alcuni però, dopo qualche anno, si spostano, magari avvicinandosi a casa propria. Quando c'è un cambio, non sempre avviene in modo immediato e così, questi spazi morti si riflettono anche sulla durata di una causa. Quando subentra un altro giudice si perdono in media 6-7 mesi. Bisogna però dire che la situazione, nel complesso, è molto migliorata rispetto al passato».

Aumenti di organico

Negli ultimi anni «abbiamo avuto due aumenti di organici consecutivi - spiega ancora Massa - e ora l'organico è composto da 29 magistrati (27 giudici, un presidente di sezione e un presidente del tribunale), ma le partenze e gli arrivi non mancano. A settembre se ne andranno tre giudici e a gennaio arriveranno due magistrati di nuova nomina e un nuovo giudice. I posti vacanti rimarranno comunque tre».

L'Ufficio per il processo

Significativo anche l'apporto del cosiddetto «Ufficio per il processo», ossia lo staff di supporto al giudice. «Sono figure utili - commenta il presidente del tribunale - ma avendo carenze di personale amministrativo, usano gran parte del proprio tempo a sopperire alle mancanze delle cancellerie. Abbiamo chiesto una stabilizzazione di queste figure perché sono contratti a tempo e anche in questo caso c'è un forte ricambio».

Anche la complessità delle norme non aiuta. «Stiamo operando con due riforme del processo civile e penale - osserva -, ci si deve quindi abituare al nuovo sistema e, dovendo imparare le nuove procedure, ci vuole tempo per sedimentare le prassi e renderle efficaci. Avere una legislazione chiara e stabile è un grande vantaggio, ma da tempo manca chiarezza nelle nuove normative».

I giudici onorari

«I giudici onorari - afferma infine Massa - si occupano del contenzioso minore, ma stanno diminuendo costantemente. Alcuni terminano la loro carriera perché anziani, altri invece si stancano di guadagnare una cifra piuttosto bassa e cercano altro. Il risultato è che non c'è ricambio».

Luca Molinari

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