VIOLENZA SESSUALE
Ha lottato con quel segreto. Quando era poco più che una bambina le carezze le erano sembrate gesti amorevoli. Quando poi le mani del padre erano scivolate oltre, aveva cominciato ad avere paura. Timore e disgusto. A 13 anni aveva capito tutto: si sentiva sporca e impaurita dopo quei massaggi. Le quattro volte in cui lui si era spinto fino a toccarle le parti intime le fanno pulsare ancora le tempie. Ma solo quando è diventata maggiorenne, Lisa (la chiameremo così) ha confessato alla madre il perché dei suoi silenzi. Il perché del suo atteggiamento sempre più distaccato verso il padre. Che la mamma ha subito allontanato da casa, concedendogli di vedere gli altri figli solo in sua presenza. Accusato di violenza sessuale aggravata, l'uomo - 50enne, artigiano, di origine lombarda - ha deciso di patteggiare: 1 anno e 9 mesi, la pena concordata con il pubblico ministero a cui il gup ha dato il via libera. Il giudice ha tenuto conto anche del risarcimento offerto alla ragazza e ha sospeso la pena, a patto che il padre segua specifici percorsi di recupero della durata di almeno un anno.
Sono passati meno di tre anni da quando Lisa ha perso e ritrovato una parte di sé. Aveva faticato a lungo prima di liberarsi di quei ricordi che si trascinava dietro fin dalle elementari. Ne aveva parlato per primo con uno psicologo: lo specialista con cui si è liberata del senso di vergogna e impotenza. Aveva raccontato di quando lui, nonostante lei gli dicesse «lasciami stare», le passava le mani sul corpo. «Un massaggino», le diceva. Ma con il tempo quegli sfioramenti erano diventati sempre più invasivi.
Fastidio, repulsione, paura: doveva imparare a governare tutto ciò, Lisa. Mai una parola con la madre. Un autocontrollo che la stava distruggendo. Ma dopo gli incontri con lo psicologo, quello scrigno di dolore si era aperto. Lacrime e sollievo, con quel fardello trascinato via dalle parole della confessione. Così, nel dicembre del 2020, si era poi aperta anche con la mamma. Pochi dettagli, perché i ricordi continuavano a fare male, ma sufficienti per capire cosa avesse vissuto la figlia fin da quando era bambina.
Un mondo che se ne era andato in pezzi dopo quasi vent'anni di convivenza. «Non mi ero mai accorta di nulla. Assolutamente. Altrimenti sarei intervenuta prima, allontanandolo, come ho fatto subito quando ho saputo», aveva spiegato ai carabinieri. Poi si era anche preoccupata per il resto della famiglia, scoprendo che una volta il compagno avrebbe massaggiato un'altra figlia, tentando di avvicinarsi alle parti intime, ma la bambina si era subito allontanata.
Dopo essere uscito di casa, l'uomo aveva inviato vari messaggi alla compagna in cui sostanzialmente aveva ammesso le molestie. Qualche tempo dopo, però, le sue parole si erano fatte sempre più aggressive, quasi a voler delegittimare il racconto della figlia, tanto che la donna aveva poi bloccato i suoi messaggi.
Sopraffatta dal dolore. E sconfitta. «Non avrei mai immaginato che potesse molestare le figlie», aveva ripetuto più volte ai carabinieri. E anche lei aveva avuto bisogno di uno psicologo. Per tentare di capire. Per non essere annientata dai sensi di colpa.
Georgia Azzali
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