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Domani

L'arpista e il «bombarolo» nel Medioevo, che spettacolo

L'arpista e il «bombarolo» nel Medioevo, che spettacolo

di Roberto Longoni

15 Giugno 2023, 03:01

Lei evoca la voce degli angeli, lui il colpo di martello di Thor. Lei mette le ali all’immaginazione, lui rende inesorabile la legge di gravità: abbatte, sbriciola (o libera con un vigoroso «colpo di spugna»). Una l’opposto dell’altro. Ma nel passato dei sogni abitato da entrambi l’arpista Carla They e l’esplosivista Danilo Coppe hanno inventato un mondo comune. Lei restando una cosa sola con lo strumento che non si può non amare, per come lo si suona abbracciati; Mister dinamite, invece, creando un testo su Federico II di Svevia da lui tanto ammirato («Mecenate di scienze e arti che rese il Meridione più prospero del Nord: vero Stupor mundi» dice) e uno sui Vichinghi che fanno vela verso il loro aldilà. Con l’attrice Maria Antonietta Centoducati, autrice di una pièce su Matilde di Canossa, Coppe e Carla They porteranno in scena il loro Medioevo alla Caplèra di Medesano alle 21 di domani (dopo un aperitivo di benvenuto alle 20,30).

All'origine dello strano connubio, un colpo di fulmine barocco, nel giugno del 2021. C’è da presentare «Crimini esplosivi», il saggio di Coppe sulla storia bombarola dell’umanità. Gianpaolo Ceci della Caplèra invita pure Carla, che si presenta con l’arpa. Pur essendo tra gli strumenti meno portabili, con la sua cinquantina di chili di fragilità, è difficile che lei se ne separi, grazie al marito Stefano Zanetti, «motore» dei continui traslochi musicali. «E Danilo non mi si inginocchia davanti, estasiato dalla mia esecuzione di Johann Pachebel?». Il Canone in re maggiore è il prologo della liaison artistica: nemmeno troppo imprevedibile, per chi conosca l’eclettismo di Coppe. Comunque, Carla solo una volta si è fatta limitare dal troppo. «Bambina, volevo darmi alla danza classica, ma dissero che avevo le gambe troppo lunghe». Difficile vederlo come un difetto, tuttavia bastò per la fine del sogno.

Ma era scritto nei geni che lei abitasse tra le note. I They, francesi arrivati a Parma al seguito di Maria Luigia, suonano da sempre. Il nonno Mario, trombonista e caporchestra al Regio e all’Arena di Verona (mentre il papà era batterista e timpanista per l’orchestra Arturo Toscanini), di musica viveva. Un altro no la frena, quando rivela di volersi dedicare al corno o all’oboe. «I polmoni me li sono già rovinati io» le risponde il nonno, prima di aggiungere poco dopo un «l’è béla» al «sì, sì» esclamato dalla nipote alla vista dell'arpa al Conservatorio. Fa niente che pure le dita siano «troppo lunghe» (glielo diranno): lei, ad ancora più lunghe falcate, tirerà dritto. Servono nove anni di corso, per imparare a liberare la voce degli angeli dalle 47 corde e dai sette pedali: con l'arpa, ci si deve fidanzare. E Carla lo fa. «Finite le medie, mi iscrissi al Conservatorio. Quanti no alle amiche... Sola in casa, suonavo e piangevo. Ma tornassi indietro rifarei tutto».

Dopo il diploma, una breve vita parallela, da indossatrice per grandi firme della moda (insegnerà anche portamento alle aspiranti modelle). Interpreta spartiti e trame di tessuti («Gli abiti con cui sfilavo - sorride - si vendevano sempre»). A volte fa l’uno e l’altro: a Roma, al Valli di Reggio e al Regio si esibisce nella duplice veste. Al Ridotto del Regio, nel 1995, il primo vero concerto, con un soprano. Da allora, l’unica pausa degna di tale nome sarà per la nascita di Elena (Picci). «Mi sono fermata all’ottavo mese» ricorda. La figlia, miss Parma 2020, ragazza immagine e studentessa di Beni artistici e dello spettacolo, si è formata tra magiche vibrazioni già prima di nascere.

Carla si esibisce nell’amata Francia, nei manieri (in quello di Amboise suona per il gemellaggio tra i castelli della Loira e quelli del Ducato), a Grenoble, in Olanda, in Austria, in Svizzera. Ma le trasferte più insidiose sono dietro casa. «Per “Ermo colle” con Stefano seguii come in processione il trattore che portava l’arpa su per uno sterrato nel Cornigliese. Un’altra volta, mio marito salì sulla seggiovia di Lagdei con l’arpa celtica in braccio. Dovevo esibirmi in riva al lago Santo. Un vento...». Suona anche in strada XXII Luglio, e un passante le fa: «Lei ha reso l’arpa democratica». Complimento indimenticabile. Ora Carla lo confessa: adora anche la dance e l’afro. «Gloria Gaynor, Donna Summer e Barry White portavano l’arpa in concerto». Intanto, con Joe Vinyle, ex dj del Jumbo, sta lavorando a un paio di incisioni.

Più canonici gli impegni con Maria Antonietta Centoducati, attrice e scrittrice: con lei, nel segno di una collaborazione più che ventennale, ha continuato a portare in scena gli spettacoli su Matilde di Canossa e Artemisia Gentileschi, tenendo concerti al palazzo delle Missioni saveriane, allo Yacht club di Como (per il quale è anche direttore artistico), nella bomboniera del teatro Mariani di Sant’Agata Feltria... Con il Parma Opera Ensemble ha suonato nell’adorata San Francesco del Prato. A proposito del patrono d'Italia, in occasione dell'ottavo centenario della fondazione della regola francescana, sempre con Antonietta Centoducati, rappresenterà il Cantico di San Francesco il 2 agosto al convento di Monterosso e il 10 ai chiostri di San Francesco a Ravenna. Ma prima, il 29 giugno, si esibirà in un concerto benefico a Modena, con la cantante Lara Luppi e il violinista Gen Llukaci, per la Romagna alluvionata.

E prima ancora il viaggio nel tempo a Medesano con «Le storie dal Medioevo tra realtà, leggende e musica». Provare non è stato semplice, con Coppe costretto a gestire un’agenda a sua volta esplosiva, tra una perizia sul disastro del Moby Price, l’abbattimento dell’ex Galbani a Langhirano, la consulenza per la messa a punto di un interruttore esplosivo per lo spegnimento delle centrali nucleari giapponesi, il collaudo di una tuta protettiva turca, lo sturamento delle tramogge intasate della Solvay e una frana in Valpolicella da sloggiare con le maniere forti. Solo l'incanto di un'arpa medievale poteva disinnescare questi ritmi, almeno per il tempo di uno spettacolo.

Roberto Longoni

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